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Ballotta: «La Lazio può LOTTARE tranquillamente per un posto in Europa, ma tutto dipenderà da…» – ESCLUSIVA
Marco Ballotta, ex calciatore biancoceleste, ha parlato in esclusiva a Lazionews24 dei principali temi in casa Lazio e non solo
La stagione ufficiale è ormai imminente e la nuova Lazio di Baroni, alla luce anche di un’ottima pre-season, è pronta a scendere in campo per una nuova annata che deve essere di riscatto e ciò avverrà senza uno dei leader, ovvero Immobile approdato in Turchia. Ma che ruolo avrà la squadra di Baroni in questa serie A? A questo quesito e non solo ha risposto in esclusiva a Lazionews24 l’ex portiere biancoceleste Marco Ballotta
La tua è stata una carriera ricca di grandi soddisfazioni e successi, e hai visto cambiare il calcio in varie sfaccettature, e a tal proposito come è cambiato il modo di giocare e pensare calcio, e in particolare il ruolo del portiere, e se secondo te si è evoluto in meglio o in peggio rispetto a quando hai iniziato tu a giocare
«E’ difficile poter dare un giudizio su come sia cambiato se in meglio o in peggio il ruolo del portiere, certo è che le metodologie di lavoro rispetto a quando giocavo io sono molto diverse e se giocassi in questo calcio attuale per il mio modo di stare in campo, sarei andato a nozze perchè mi sarebbe piaciuto tantissimo visto che il portiere oggi gioca molto con i piedi e inizia anche l’azione offensiva molte volte. Giocare dal basso porta anche dei rischi e errori maggiori, ma il portiere qualora dovessero accadere deve essere bravissimo e freddo a rimediare e ripartire alla grande»
Tu sei stato per ben due volte alla Lazio, quale è stata la tua prima reazione quando venisti a sapere che i biancocelesti erano interessati a te? Non hai avuto il timore di non riuscire a gestire la pressione di una piazza importante come quella romana?
«Quando ricevetti la prima chiamata della Lazio ero alla Reggiana e avevo 33 anni, ed era l’anno in cui la squadra emiliana poi retrocedette. La mia reazione fu di grandissima gioia perchè a quel tempo la squadra biancoceleste era allenata da Dino Zoff, il quale era il mio idolo da bambino, ed essere allenato da lui sarebbe stato un onore per me, e andare a Roma significava anche che il mio percorso stava andando bene in maniera globale infatti io dico sempre che è meglio prendere un giocatore che fa un ottimo percorso in maniera globale, anziché un annata buona e basta. Pressione? Beh direi proprio di no anche perchè arrivai a giocare nella capitale in un età tale che avevo un ottimo bagaglio di esperienza che mi consentiva di gestire la situazione»
Chi era il calciatore avversario che da portiere ti ha creato più preoccupazioni?
«Beh senza dubbio Batistuta, il quale era un giocatore fortissimo che ogni volta che ci giocavo contro mi segnava e in un evento che si è svolto ad Empoli glie ne parlai dicendogli, che era l’attaccante che mi ha creato più preoccupazioni, ma c’è da dire anche che non lo ha fatto solo con me ma con tutti essendo lui un grandissimo campione e fenomeno»
Qual è il ricordo indelebile che porti nel tuo cuore delle tue esperienze nella capitale biancoceleste? Che consiglio daresti ad un giovane portiere che vuole intraprendere questo percorso?
«Ci sono parecchie situazioni da ricordare, per esempio i derby a cui ho partecipato, oppure lo scudetto vinto nel 2000 ai danni della Juventus, aver avuto l’onore di giocare in Champions a Madrid che è stata per me una grandissima soddisfazione. Il consiglio? Un calciatore giovane deve dare sempre il massimo del suo impegno perchè non si sa che carriera uno potrà fare, la cosa primaria è avere la massima concentrazione in ciò che si fa, impegnarsi e avere la passione di giocare a calcio che è fondamentale»
Che sensazione si prova ad essere ancora oggi riconosciuto come uno dei portieri più longevi del calcio italiano e della serie A?
«E’ una grandissima soddisfazione costruita in tanti anni di carriera in cui ho veramente dato tutto me stesso per riuscire a fare in modo che tutto questo avvenisse, ho avuto sempre la fiducia delle società anche perchè è fondamentale specialmente a 43 anni sentirsi parte importante di un progetto di un club, e per me è stato cosi e ne sono contento»
Ti è mai capitato mentre guardavi una partita di vedere un portiere, e pensare di rimetterti i guantoni e tornare in porta? Se dovessi designare un tuo erede della serie A attuale che pensi possa somigliarti per tecnica e tenacia chi sceglieresti?
«Fino a qualche anno fa si, anche perchè anche a 50 anni io mi divertivo tantissimo a stare in campo ma anche adesso visto che poi fisicamente sto molto bene, però ora come ora anche per questione di età non lo farei anche perchè adesso mi piace giocare più in avanti in campo e in porta non mi diverto più come un tempo e se capita che devo starci, è perchè magari nella squadra in cui gioco manca qualcuno e allora lo faccio. Erede? A me piace molto Di Gregorio perchè è un giocatore che fa le cose semplici, ma allo stesso tempo è un calciatore concreto non so se definire lui il mio erede, ma sa fare bene il ruolo e mi piace tantissimo e alla Juve farà davvero bene»
A far scalpore in questa sessione di calciomercato è stato l’addio di Immobile, secondo te a chi bisogna attribuire la colpa della cessione del giocatore partenopeo? Se fossi stato un suo compagno di squadra avresti consigliato a Ciro di restare oppure avresti accettato la sua decisione?
«Il calciatore arriva ad un certo punto della sua carriera che deve fare il punto della situazione, e fare delle scelte anche importanti e Immobile l’ha fatta. Ciro ha deciso di lasciare la Lazio per il semplice fatto che lui voleva continuare a sentirsi importante in un progetto, e con la maglia biancoceleste non lo era più visto che giocava poco e lui è un calciatore che deve giocare sempre e ha bisogno di segnare non è un elemento che puoi inserire gli ultimi minuti alla Altafini. Se non ci sono le condizioni puoi dare i consigli che vuoi e puoi dirgli anche di restare ma se lui è voluto andar via è stato giusto cosi, per affrontare magari anche nuove sfide e secondo me lui ancora può far bene e in Turchia lo sta già dimostrando, perchè se sai segnare non lo dimentichi cosi di punto in bianco, e se fosse andato all’Inter sarebbe stato anche li una riserva come a Roma»
Nella rosa attuale della Lazio, chi è secondo te colui che tatticamente e come approccio mentale somigli di più ad Immobile, e che consenta a Baroni di poter sopperire al suo addio? Al posto di Ciro tu saresti rimasto in Italia in caso di cessione o anche tu avresti optato per l’estero?
«I giocatori attuali hanno caratteristiche differenti da Immobile, quindi è difficile poter dire chi possa somigliare a Ciro certo è che il mercato non è ancora chiuso quindi magari può arrivare l’elemento giusto che possa far caso a Baroni sicuramente. Io avrei scelto la soluzione più giusta e avrei tutte le dettagliate valutazioni per il mio futuro, c’è da dire anche che l’esperienza di giocare in un campionato estero è molto stimolante e rispetto a quando giocavo io in cui il calciomercato si basava solo in Italia ora è molto più aperto e i giocatori sono seguiti da tutti ed è più facile fare un esperienza di questo tipo»
Nel giudicare l’arrivo alla Lazio di Baroni, si sta parlando molto spesso su come inciderà nel gioco e nella manovra offensiva della squadra, cosa cambia nella testa di un portiere la notizia del arrivo di un nuovo tecnico visto che è un ruolo delicato insieme alla difesa?
«Assolutamente nulla, perchè un portiere ma come tutti i giocatori devono seguire le idee tattiche di un allenatore e l’estremo difensore e un mister devono avere un ottimo dialogo per farsi che la squadra poi si possa muovere in campo molto bene, il portiere poi è un ruolo molto delicato perchè devi gestire al meglio la difesa e giostrarla nella maniera più giusta e idonea possibile»
Chi sarà secondo te tra Provedel e Mandas il portiere che farà la differenza quest anno nella Lazio ed è più adatto per le idee di Baroni, visto che è una stagione cruciale considerando il cambio in panchina?
«Il titolare senza dubbio quest’anno sarà Provedel ma anche Mandas da quando è arrivato alla Lazio ha saputo dimostrare di poter fare delle cose importanti, e si ritaglierà visto i molti impegni che ci saranno uno spazio importante nello scacchiere di Baroni, perchè è fondamentale nel calcio di oggi avere due portieri dello stesso livello nella rosa che possano permettere ad un tecnico di poter scegliere»
A pochi giorni dall’inizio del campionato è ancora l’Inter la più forte oppure sei del parere che le altre si stanno avvicinando alla squadra di Inzaghi? Che ruolo potrà avere la Lazio?
«L’Inter è la squadra più forte perchè ha operato velocemente in questo calciomercato rinforzando ulteriormente la squadra che era già forte, ha speso poco e bene ed è la squadra da battere, sono curioso di vedere il Napoli che con Conte sarà una vera spina nel fianco della squadra di Inzaghi. La Juventus è un cantiere aperto, ha cambiato anche lei allenatore e non so se riuscirà a lottare per il vertice ma per la zona Champions la vedo assolutamente favorita, stessa cosa anche per il Milan di Fonseca. La Lazio? Dipende da come inizia la stagione, e se parte forte può lottare benissimo per un posto in Europa con Baroni che è un tecnico di livello che farà molto bene»
L’Italia di Spalletti ha fallito sotto tutti i punti di vista la spedizione in Germania, ma qual è stato secondo te l’errore principale che attribuisci ai giocatori e quale al CT? Che giudizio ti senti di poter dare sulle prestazioni di Donnarumma in Germania, e se dovessi fare una critica sul giocatore cosa diresti?
«Non mi è piaciuto per niente l’atteggiamento che ha avuto la squadra in campo, non c’era la voglia di voler lottare l’uno per l’altro e di essere uniti. Spalletti invece non è riuscito a trasmettere quel qualcosa in più ai calciatori ma la squadra di per se non era stata costruita bene per niente. Donnarumma? Non mi sento di dargli nessuna critica perchè non ci sono cose negative che lui ha fatto durante l’europeo forse magari l’unica cosa che potrei dirgli, sono alcuni errori che fa dipesi magari dalla esuberanza e dalla foga, ma resta comunque un calciatore che sarà il perno dell’Italia per 10 anni, ed è un ragazzo che non si fa condizionare da chi lo giudica»
Si ringrazia Marco Ballotta per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista.