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Bari, tre Procure indagano sul club di Paparesta. Intercettato anche Lotito

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Il futuro del Bari non sarà segnato soltanto dal cambio della guardia fra Cosmo Giancaspro e Gianluca Paparesta. Ci sono tre inchieste di tre Procure diverse – Milano, Bari e (si scopre ora) anche Roma – che, comunque andranno a finire le cose, racconteranno la vera storia sulla vendita all’asta della società, le ultime due stagioni e anche su questo inglorioso finale.

La prima indagine è quella aperta dalla procura di Milano sugli affari della Infront: racconta, fra le altre cose, dell’interessamento dei vertici della società che commercializza i diritti televisivi per la Lega di A e di B all’acquisizione del Bari calcio al momento del suo fallimento e dei soldi versati nelle tasche di Paparesta in sede di asta (come anticipo per sponsorizzazioni, diritti eccetera). Soldi che hanno prima permesso all’ex arbitro di acquistare la società. E poi di mandarla avanti in questi anni, nella speranza della mai arrivata promozione in serie A.

L’indagine documenta inoltre, grazie a tonnellate di intercettazioni, l’interessamento di altri personaggi, che sulla carta non avrebbero dovuto avere qualcun ruolo, nella trattativa. Su tutti, il presidente della Lazio e della Salernitana, Claudio Lotito, il cui interessamento si può ben sintetizzare con una battuta dello stesso Lotito, al telefono con il numero uno di Infront, Marco Bogarelli, intercettata dai militari della guardia di finanza di Milano: “Siccome pe’ 500 mila euro poi le cose si siste… noi stiamo parlando di milioni d’euro… ca…” (…) “faje fa’ sto mandato di 500mila euro così se lo toglie dal ca…”.

La seconda indagine è invece della Procura di Bari. Condotta dal sostituto procuratore Giuseppe Dentamaro, mira a capire cosa sta succedendo nella ricapitalizzazione. Se le rimostranze del socio di minoranza Giancaspro sono legittime. Se il presidente ha rispettato le dichiarazioni ufficiali sulla ricapitalizzazione e gli impegni presi con il consiglio di amministrazione.

I militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza sono stati nella sede del Bari in due occasioni. La prima, a fine maggio, quando fu ascoltato come persona informato dei fatti proprio il presidente Paparesta. La seconda nei giorni scorsi, quando le Fiamme gialle hanno acquisito nuovi documenti per ricostruire le modalità con cui sta avvenendo la ricapitalizzazione della società. Sullo sfondo c’è però, appunto, la terza inchiesta. Quella romana condotta dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, che da mesi sta lavorando proprio su Infront. Un’inchiesta al momento top secret e che mirerebbe, appunto, a capire i rapporti della società e di alcuni alti dirigenti del mondo del calcio con i club. Tra cui proprio il Bari di Paparesta.

E’ stato accertato che 5,8 dei 7 milioni di euro serviti per acquistare la squadra all’asta fallimentare da Paparesta siano arrivati da Infront e Mp Silva, i due advisor dei diritti televisivi. La prima fattura emessa dal Bari fu a favore di Media Partners (per 2.5 milioni) e le altre due (2 milioni 135mila  la prima, un milione 220mila la seconda) nei confronti di Infront: complessivamente sono dunque arrivati 5 milioni 885mila euro come anticipazione per i diritti televisivi e di immagine. Un ulteriore bonifico da 470mila euro è arrivato poi a maggio scorso sempre da Infront a Paparesta, motivo per cui il presidente è finito sotto inchiesta. Ma l’ex arbitro si è sempre difeso: “Nessuna irregolarità. Quei soldi erano lo sponsor per la seconda maglia”.

 

FONTE: La Repubblica

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