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Signori: «Io trattato come Enzo Tortora, ecco perchè»
Beppe Signori, in un’intervista a Libero, si è sfogato per gli ultimi dieci anni passati agli arresti domiciliari: il paragone con Tortora
Intervistato da Libero, Beppe Signori è tornato a parlare del suo calvario giudiziario lungo dieci anni. Le sue parole:
PARAGONE CON TORTORA – «Hai ragione, Tortora subì l’onta del carcere, io degli arresti domiciliari. La sua Odissea durò 5 anni, la mia il doppio: 360 mesi durante i quali non ho vissuto e ho visto in faccia la morte, nel 2019, a causa di un’embolia polmonare».
PROCESSO – «Sono stato additato per anni come il boss di un’organizzazione internazionale che operava nel mondo delle scommesse. Vi rendete conto? E tutto perché un innocente bigliettino con il risultato di Atalanta-Piacenza, non scritto da me per combinare la partita, è stato scovato dagli inquirenti in casa mia. Nella vicenda di Tortora trovarono il suo nome sul taccuino di un pentito e fu considerata una prova contro di lui. Il parallelismo è pazzesco».
INNOCENZA – «Tra i 134 imputati dell’inchiesta, il sottoscritto è stato l’unico a non essere mai stato interrogato dal giudice, non ho mai capito il motivo. E nelle 80.000 intercettazioni dell’inchiesta il cognome Signori non appare. Ero innocente fino al midollo ma non per chi mi accusava».