2013

Bollini: “I ragazzi vanno elogiati per la crescita. Se mi arrivasse la chiamata di una prima squadra…”

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Intervistato dai microfoni di Radio Radio, il tecnico della Lazio Primavera, Alberto Bollini, ha fatto il punto sulla situazione biancoceleste, a cominciare dalla sfida contro il Chievo. Quest’anno è diverso dagli altri. Sono cambiati gli scenari: noi e il Milan siamo le uniche nelle prime quattro, Roma e Napoli non ci sono e l’Inter campione in carica è stata eliminata ai play-off. Noi siamo più giovani: i ragazzi vanno elogiati per la grande crescita. Abbiamo recuperato 7 punti, evitando i play off.

Successivamente, Bollini esprime la sua opinione riguardo il match di stasera contro il Chievo. “Hanno una fisicità superiore per la categoria. La squadra è stata rafforzata, mentre la loro prima punta ha già collezionato due presenze in A. La scuola calcio del Chievo può contare sempre su grandi blasoni: noi potremmo partire favoriti, ma i gialloblù hanno i numeri dalla loro. Battere una squadra come la Juve è molto importante. Noi però ci rendiamo conto della nostra forza: pensiamo a noi stessi, non agli altri.”

Già, anche perché sono i giovani della Lazio quelli che devono suscitare timore. “Le promozioni di Onazi e Rozzi in prima squadra hanno impreziosito il nostro livello. Ci sono anche altri ragazzi pronti per il grande calcio, ma i tempi vengono dettati da persone competenti. Il debutto di Crecco contro la Juventus ne è la dimostrazione. Non conta solo la crescita calcistica, ma anche quella fuori dal campo. Perché gli allenatori delle giovanili non vanno in prima squadra? Con i giovani si riesce ad esprimere il calcio migliore. Ma se mi fosse arrivata un’offerta non mi sarei di certo tirato indietro. Nel calcio di oggi prevale l’abilità all’altezza. Fisicità e abilita sono due aspetti fondamentali, ma come lo sono l’educazione e la disponibilità. I centimetri sono importanti, ma senza carattere non si va da nessuna parte.

Bollini conclude sottolineando le differenza con la squadra del 2001: “Era una gruppo diverso, più maturo anagraficamente e più imponente dal punto di vista fisica. La tattica non era così esasperata, mentre una profonda differenza è stata segnata dalla comunicazione. I ragazzi hanno scaltrezza motoria e tecnica importante: quell’anno vincemmo lo scudetto, ma in Serie A ci arrivarono solo Domizzi e Berrettoni. Per questi ragazzi prevedo un futuro roseo.

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