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Coronavirus, Borrelli: «Se riparte il virus le misure si inaspriranno»
Il capo della Protezione Civile ha detto cosa potrebbe accadere se il Coronavirus tornasse a manifestarsi prepotentemente
La più grande paura di questa fase 2, è che, con l’allentamento delle misure restrittive, il Coronavirus possa ripresentarsi in maniera prepotente.
Angelo Borelli, capo della Protezione Civile, ha spiegato in Commissione Affari Costituzionali alla Camera quali provvedimenti sarebbero presi in tal caso: «C’è in corso un attento monitoraggio. Ed è previsto un inasprimento delle misure di contenimento in caso di fenomeni che dovessero rimarcare la ripartenza del virus. Con i giusti comportamenti, tutti ci auguriamo che vengano limitate al massimo e annullate. Il Comitato tecnico scientifico (Cts) finché sarà operativo fornirà il contributo della scienza al decisore politico, dando tutto il supporto possibile. Ad oggi sono state costituite diverse task force: una prima di 500 medici, una seconda di cui fanno parte 500 infermieri e una terza di 1.500 operatori socio-sanitari».
TAMPONI – «Su tamponi e test non posso dare elementi, attengono al contenimento del virus. La carenza di tamponi è stata evidenziata verso fine marzo, ora non c’è più. La politica sui tamponi? Ci sono i criteri indicati fin dall’ inizio dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e la circolare del 3 aprile del ministero della Salute, che ha la responsabilità della prevenzione. I tamponi vanno fatti con priorità a sanitari, pazienti ospedalizzati e a coloro i quali hanno sintomi».
MASCHERINE – «Su 52 contratti per la fornitura di 354 milioni di mascherine, il Dipartimento della Protezione Civile ne ha annullati 13 per un totale di 37 milioni di dispositivi», sottolineando che fin dall’inizio dell’emergenza sono state riscontrare «notevoli difficoltà» per reperire i dispositivi. Da un lato, affermato Borrelli, «è mancata una produzione nazionale», dall’altro, «la situazione dell’epidemia nel mondo ha bloccato la possibilità per i paesi maggiormente produttori (India, Turchia, Cina in un primo momento, Russia, Romania) di esportare tali prodotti. A questo va aggiunta «l’improvvisa chiusura del traffico aereo internazionale» dopo la dichiarazione dell’Oms di pandemia, «tanto che il Governo ha impiegato i velivoli dell’Aeronautica militare».