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Cairo, risponde al comitato dei giornalisti: la replica
Cairo, il patron del Torino ha risposto al comitato dei giornalisti de La Gazzetta dello Sport che ieri lo aveva attaccato in un comunicato
Urbano Cairo, editore Rcs e presidente del Torino, ha risposto al comunicato sindacale scritto dal Comitato di Redazione della Gazzetta dello Sport.
1) L’Editore è il primo a volere la riapertura del campionato di serie A, proprio perché consapevole, più di ogni altro, dell’importanza che avrebbe per i contenuti della Gazzetta dello Sport e, quindi, per le sue vendite. Riapertura che deve però avvenire nel rispetto della sicurezza e della tutela della salute, capisaldi irrinunciabili in una pandemia che ha fatto migliaia di vittime. È avvilente che non sia apprezzata l’attenzione alla salute dei cittadini quando è ovvio che l’interesse editoriale sarebbe quello di ricominciare a giocare.
2) L’emergenza coronavirus ha per la prima volta nella storia azzerato il calendario dello sport mondiale. Proprio partendo da questo dato oggettivo è stato chiesto alla redazione semplicemente di adeguare le presenze domenicali alla situazione e alla conseguente diminuzione di pagine: non si può essere 110 giornalisti per far uscire un quotidiano in cui sono sufficienti la metà delle presenze, le stesse magari che si registrano al sabato. La difesa del privilegio di accumulare presenze la domenica liberamente, solo perché pagate quasi il triplo, nonostante il lavoro non ci sia, appare incomprensibile e grave. Anche per rispetto di quelle persone che hanno visto azzerare le loro attività e i loro redditi.
3) Per i notturni alla redazione è stato chiesto di applicare nient’altro che il contratto nazionale di lavoro, senza togliere un euro da quanto previsto dalla lettera contrattuale. È eticamente discutibile che venga sostenuta dal comitato di redazione l’assegnazione a pioggia, cioè per tutti, dell’indennità notturna. Anche a chi non ne ha diritto avendo terminato di lavorare il pomeriggio. Non è così che si difende la Gazzetta dello Sport, nel rispetto della sua storia e dei suoi lettori.