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Candreva e la Lazio, storia d’amore (in)finita: il racconto di una favola senza lieto fine

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Un addio scontato, una storia ai titoli di coda, un matrimonio che sta volgendo al termine. Tra Antonio Candreva e la Lazio, sarà quasi sicuramente divorzio a fine stagione. I tifosi che domenica andranno allo stadio non saluteranno soltanto Klose, ma con molta probabilità anche il nazionale azzurro. Arrivato in punta di piedi e tra il malcontento generale, si è conquistato la fiducia e il rispetto dei tifosi a suon di buone prestazioni sul campo.
La sua presunta fede giallorossa e il mancato arrivo di Honda, non hanno riempito di gioia la gente laziale che, nel giro di qualche ora, ha dovuto abbandonare l’idea di vedere il giapponese con l’aquila al petto, al cospetto di un giovane in prestito dal Cesena.
È il 1° Febbraio 2012, all’Olimpico si gioca Lazio-Milan. Corre il minuto 88 quando Reja decise di sostituire Hernanes e di far entrare il nuovo arrivato.
Fischi assordanti di tutto lo stadio che si ripeteranno per altre partite, fino al giorno di Lazio-Napoli, quando dopo nove giri di lancette, il mondo in un battito di ciglia sembra capovolgersi: Antonio Candreva abbraccia i suoi nuovi tifosi. Da quella notte come per magia, l’astio si è trasformato in amore.

GLI INIZI– «Quella curva è talmente bella che farebbe cambiare fede a chiunque» – così parlò Candreva della stupenda Curva Nord. Quel gol al Napoli ha cambiato la sua storia in biancoceleste trasformandolo da contestato a uomo simbolo. La sua definitiva consacrazione arriva l’anno dopo con Petkovic, quando guida la squadra alla conquista della Coppa Italia e per larghi tratti nelle prime posizioni delle Serie A; per non parlare del vergognoso quarto di finale di Europa League contro il Fenerbache.
Piano piano la sua considerazione all’interno della Lazio è cresciuta, fino a portarlo a diventare un simbolo del club. E’ diventato negli anni un insostituibile della Nazionale, con cui ha disputato una Confederations Cup e un Mondiale da assoluto protagonista. Quasi sicuramente rientrerà nell’undici titolare anche nell’Europeo in Francia: Conte stravede così tanto per lui, che dopo non esser riuscito a portarlo alla Juve, lo vorrebbe con se al Chelsea.

NUMERI – Quando vanti 45 gol e altrettanti assist in 191 presenze, non puoi esser considerato uno dei tanti. Antonio Candreva ha determinato negli ultimi 5 anni, una rete ogni due messa a segno dalla Lazio. Nessuno nel calcio è insostituibile, ma la cessione del numero 87, non può passare come una delle tante. Questi numeri non sono facili da sostituire, neanche se difronte ci sono 30 milioni.
Troppe volte è finito sotto i riflettori per comportamenti irritanti in mezzo al campo, basti pensare alle punizioni calciate in porta da 30 metri o al continuo intestardirsi nelle azioni personali, ma il più delle volte se non avesse provato questo tipo di soluzioni, non si sarebbe mai calciato verso il portiere avversario. Nell’ultimo anno è stato molto spesso oggetto di critiche, come se quello che facesse non fosse mai abbastanza, un po’ come avvenne Zarate dopo il primo anno da fenomeno. Resta comunque incontrovertibile il fatto che da 4 anni anni va in doppia cifra, riuscendo ad essere il centrocampista più costante in 116 anni di storia. Numeri importanti, che da domenica prossima, potrebbero non essere più aggiornati.

UN RAPPORTO ORMAI COMPROMESSO – Inutile negarlo che la storia della fascia da capitano abbia allontanato Candreva dalla società. In sede di rinnovo, nel settembre del 2014, di comune accordo si era deciso che lui sarebbe stato il nuovo leader della squadra, dopo aver più volte dichiarato di voler diventare una bandiera. Qualcuno però non ha rispettato i patti, consegnando le chiavi dello spogliatoio a Biglia, soltanto con l’intento di convincerlo a restare.
Inevitabilmente, l’esterno romano, si è sentito poco considerato per questa scelta, ma ha comunque deciso di continuare il suo percorso alla Lazio, cosa che in pochi avrebbero fatto. Adesso le strade sembrano doversi inevitabilmente dividere, ma attenzione a considerare questa cessione di poco conto.
E’ ovvio che per fare grandi acquisti bisogna cedere, così come successe quando venne “sacrificato” Hernanes. Rivoluzionare però in pochi mesi l’intera rosa, rinunciando a due calciatori importanti come Biglia e Candreva, non vuol dire riuscire a rinforzarsi adeguatamente, a meno che, in sede di mercato, non venga fatto tutto in maniera perfetta.
Candreva è con un piede e mezzo fuori da Formello. Tra chi vorrebbe una sua cessione e chi una sua permanenza, il suo addio appare inevitabile. Purtroppo è così, anche le storie più belle, prima o poi finiscono. Non necessariamente con un lieto fine.

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