2015
Caos Lazio, Biglia nuovo capitano: scoppia il caso Candreva
ROMA – Che l’assegnazione della fascia di capitano contenesse in sé qualche pericoloso effetto collaterale era facilmente prevedibile, quasi scontato. Come se su di essa ci fosse ben in evidenza la firma di Eris.
Per chi non lo sapesse, si tratta di colei che nella mitologia greca era considerata la dea della discordia, quella che, per vendicarsi del mancato invito ricevuto, durante il banchetto in onore del matrimonio di Peleo e Teti lanciò sulla tavola imbandita il pomo con su scritto “alla più bella”. In quell’occasione Zeus, il re degli dei, con abile mossa delegò a Paride, principe di Troia, la scelta tra Era, Afrodite e Atena, rispettivamente la regina dell’Olimpo e le dee della bellezza e della guerra. Il giovane troiano scelse Afrodite, che in cambio gli aveva promesso l’amore di Elena, la donna più bella della terra. Una decisione che scatenò le ire delle altre due contendenti e che poi portò allo scoppio della celebre guerra di Troia raccontata nell’Iliade di Omero.
“AL CAPITANO” – Ecco, una situazione analoga è accaduta ieri. Non in Grecia ma in Germania, precisamente nello spogliatoio della Lazio, poco prima dell’ultimo test amichevole stagionale con il Mainz. Si è palesata ancora una volta la solita Eris, che ha lanciato un altro pomo, questa volta con una scritta diversa: “al capitano”. Il frutto lo ha raccolto Pioli, il tecnico biancoceleste. Che non ha assunto il comportamento pilatesco di Zeus, ma si è preso la responsabilità. Anche in questo caso, erano tre i “concorrenti” per aggiudicarsi l’ambito simbolo: da una parte Radu, il legittimo proprietario se si fosse seguito il criterio dell’anzianità in voga negli ultimi anni; dall’altra Candreva, quello che i tifosi avrebbero voluto quasi all’unanimità, per rivedere dopo tanto tempo un romano con la fascia al braccio; infine Lucas Biglia, il capitano ideale secondo la società, per personalità, carisma e spessore a livello internazionale. Tre alternative di livello, insomma, che hanno reso la scelta ancora più difficile. Fatto sta, che l’allenatore ha seguito l’ultima via, e quella mela l’ha offerta al centrocampista argentino. E il pomo, anche in questo caso, si è rivelato della discordia. Già, perché come fecero Era e Atena durante il banchetto, anche Candreva e Radu non hanno preso benissimo la decisione. Inevitabile la delusione del romeno, che a quel ruolo ci aveva già fatto la bocca avendolo ricoperto simbolicamente nel ritiro dopo l’addio di Mauri. L’ha presa ancor peggio Candreva, che avrebbe accettato serenamente la conferma di Radu, ma che ha gradito un po’ meno la scelta arbitraria di Biglia.
LA DISCORDIA – Non che qualcuno gliela avesse promessa, questo effettivamente non è mai accaduto. Ma quella fascia per lui era comunque un sogno, che avrebbe coronato la sua volontà di diventare a tutti gli effetti una bandiera della Lazio. E soprattutto, a un tipo emotivo come lui, avrebbe permesso di sentirsi coccolato, sia dal club che dalla società. Di essere considerato un leader a tutti gli effetti, maturo al punto giusto per rappresentare la Lazio in Italia e in Europa. Ecco perché l’investitura di Biglia, dal suo punto di vista, è stata colta come una bocciatura a livello caratteriale. Come se club e tecnico non lo reputassero pronto per un ruolo del genere. Ed è sempre per questo motivo, e per orgoglio, che ha rifiutato anche la carica di vice che invece gli aveva riservato Pioli: “Se non ho le carte in regola per essere il capitano, come è possibile che io le abbia per sostituirlo quando non c’è?”, in sintesi il suo pensiero. A spiegare lo stato d’animo, invece, ci aveva pensato direttamente il suo agente: “Antonio è rimasto molto male per la scelta di Pioli”. Non si tratta di una rottura vera e propria, nonostante già si inizi a parlare di mercato e delle sirene in arrivo da Madrid e Londra, ma la crepa all’interno dello spogliatoio al momento è abbastanza profonda. Dal primo pomo ne scaturì una guerra di dieci anni, che venne risolta solo da un guizzo d’ingegno di Ulisse (o meglio Odisseo, visto che si parla di mitologia greca) e il suo celebre cavallo di legno. Questa volta probabilmente servirà molto meno, basterà un chiarimento all’interno dello spogliatoio. Ma una cosa è certa: Eris e la sua mela hanno colpito ancora una volta.
Repubblica.it