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Caso Cucchi, chiusa l’inchiesta bis: per i pm è omicidio preintenzionale

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Torna a sperare la famiglia di Cucchi: per i pm il giovane è morto a seguito del pestaggio subito dopo l’arresto

Si sono chiuse oggi le indagini dell’inchiesta «bis» sul decesso di Stefano Cucchi (22 ottobre del 2009), riaperta nel 2014 dai pubblici ministeri Giuseppe Pignatone (procuratore capo) e Giovanni Musarò. L’accusa è quella di omicidio preterintenzionale, che allontana il rischio prescrizione che incombeva su questo nuovo filone. Come si legge sul portale Lultimaribattuta.it, sono Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco i nomi dei carabinieri che hanno infierito sul corpo del giovane ragazzo. I tre inizialmente erano stati indagati solamente per lesioni aggravate, ma come si legge sul capo di imputazione: «Ai tre militari dell’Arma è contestato di aver provocato la morte di Stefano con schiaffi, calci e pugni, provocando con «una rovinosa caduta con impatto al suolo della regione sacrale» lesioni guaribili in almeno 180 giorni e in parte esiti permanenti, che poi hanno portato alla morte di Cucchi». Sono inoltre accusati di calunnia il maresciallo Roberto Mandolini, allora comandante della stazione dei carabinieri di via Appia che nella notte tra il 15 e il 16 ottobre procedette all’arresto e i carabinieri, Vincenzo Nicolardi e ancora Francesco Tedesco (Mandolini e Tedesco sono anche accusati di aver falsificato il verbale di arresto). A questo punto si può partire con un nuovo processo, la sentenza è una piccola vittoria per la sorella Ilaria e tutta la famiglia del ragazzo.

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