2014

Caso Tavecchio, Ulivieri: “È preoccupante chi c’è dietro la sua candidatura”

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Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione degli allenatori, esprime la sua opinione in merito al caso Tavecchio. Il Fatto Quotidiano ha precedentemente pubblicato le intercettazioni che hanno evidenziato i rapporti tra Tavecchio, Moggi e Carraro e ha dichiarato: “Per una questione di correttezza istituzionale, preferisco non commentare: sono il presidente dell’associazione degli allenatori e il senso di responsabilità mi consiglia il silenzio, visto che la giustizia sportiva non ha ritenuto che quelle conversazioni avessero rilevanza giuridica. Anche se dal punto di vista etico… Beh, quello è un altro discorso”.

 

Non pensa siano una conferma del mondo da cui proviene Tavecchio e degli interessi che rappresenta nel calcio?

Questo è vero. Lo sapevamo già e l’ho già detto: non è solo e non è tanto Carlo Tavecchio il problema. È più preoccupante il fatto che la sua candidatura sia venuta fuori da un gruppo di persone che ha una certa storia e una certa visione della politica e del calcio. Io, nei suoi confronti, ho parlato di inadeguatezza. Dal punto di vista manageriale, magari Tavecchio sarà pure adeguato, come rivendica. Ma dal punto di vista sportivo sicuramente non lo è.

 

 

Lui continua a sottolineare i suoi successi da presidente della Lega dilettanti.

Ma, vede, una cosa è fare il presidente di una Lega, che sia quella di A, di B o dei Dilettanti. Un’altra è fare il presidente federale. Anche Lotito, che è il suo promotore, si vanta dei suoi successi. Forse con la Lazio avrà fatto bene, per l’amor di Dio, può essere. Ma se io diventassi presidente di un centro di riposo per gli anziani, non vedo perché poi il mio metodo debba funzionare anche in Figc. Su Tavecchio, il problema formale dell’incandidabilità evidentemente non è stato ritenuto decisivo da chi doveva valutarlo, ma rimane il fatto che il suo programma è sbagliato. C’è bisogno d’altro.

 

 

Esiste una regola, Ulivieri, che dovrebbe valere per tutti i tesserati della federazione: qualunque associato si renda protagonista di frasi razziste deve essere deferito dalla procura. Perché con Tavecchio non è successo?

Bisogna aspettare. Ci sono dei tempi da rispettare: sono sicuro che la procura valuterà quelle dichiarazioni. Anzi ne ho la certezza, è un atto dovuto. Io stesso sono stato deferito, dopo un anno, per aver dato del razzista niente meno che a Blatter, quando lui disse, riferito a Calciopoli, che “certe cose possono succedere solo in un paese africano”. Lo trovai razzista e offensivo per l’Africa, naturalmente. Arrivò il deferimento e pure una piccola condanna. Tavecchio si giustifica così: dice di venire da un’epoca in cui gli ‘operatori ecologici’ venivano ancora chiamati ‘spazzini’. Io non ne faccio una questione personale. Non penso che lui sia un razzista, anche se la sua frase profuma proprio di razzismo: io dico che è inadeguato.

 

 

Sarà inadeguato, ma potrebbe avere ancora i numeri per essere eletto, anche se oggi dai suoi sostenitori si è sfilato pure l’Empoli. Credete ancora, realisticamente, di riuscire a sconfiggerlo?

Bisogna vedere quello che succede anche nelle altre leghe, oltre alla serie A. Ci sono tanti presidenti che cominciano a fare una riflessione sull’opportunità di andare avanti con lui. Credo che anche se riuscisse a farsi eleggere, poi governare il calcio nelle condizioni che si sono create sarebbe davvero difficile. Noi possiamo percorrere una sola strada: se cercassimo accordi, inciucetti, mezze cose, la gente non ci capirebbe e sarebbe una figura ridicola da parte di tutto il movimento. Altra cosa sarebbe trovare 5 punti concreti sui quali mettersi attorno a un tavolo.

 

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