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Caso Zarate, la Lazio fa ricorso al Tribunale Federale Svizzero

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La Lazio ha depositato ricorso presso il Tribunale Federale Svizzero avverso la sentenza del Tas (Tribunale Arbitrale Sportivo) di Losanna che lo scorso 8 ottobre aveva accolto il ricorso di Mauro Zarate contro la pronuncia del 2 luglio 2015 nella quale la Camera di Risoluzione delle Controversie della Fifa aveva condannato il giocatore argentino ed in solido il club Velez Sarsfield al pagamento, quale risarcimento danni, di € 5,26 milioni più interessi; la vicenda è quella del 2013, quando il 4 agosto l’attuale calciatore della Fiorentina aveva ottenuto un transfer provvisorio dalla Fifa per accasarsi al Velez dopo essersi liberato unilateralmente dalla Lazio sfruttando l’articolo 14 del regolamento sui trasferimenti che consente di risolvere il contratto per giusta causa. Come vi avevamo annunciato lo scorso 18 ottobre  il club, rappresentato da un legale elevetico, non condivideva le motivazioni addotte dal Tas per giustificare la pronuncia. “Il nostro ricorso verte sulla violazione delle norme di diritto relative al risarcimento del danno – ci dice in esclusiva l’avvocato Gian Michele Gentile Il dispositivo in sostanza diceva che la Lazio avrebbe avuto sì diritto ad un risarcimento danni per il modo con cui Zarate si era liberato, ma contestualmente affermava una cosa assolutamente non condivisibile. In bilancio Zarate per la Lazio era un costo da ammortizzare limitatamente all’ultimo anno di contratto 2013-2014, una cifra di circa 4 milioni che la Lazio, visto quanto risparmiato non avendo pagato al giocatore l’ultimo anno di stipendio perché trasferitosi al Velez e, aggiunta a tale somma quanto non versato agli agenti come commissioni (da contratto spalmate per tutta la durata del giocatore orza in forza alla Fiorentina, ndr), il club capitolino fondamentalmente non avrebbe più ragioni per chiedere un risarcimento – riferisce ancora il legale capitolino – In questo passaggio che il Tas ha fatto suo c’è lo snodo fondamentale: si può sostenere che il valore di mercato di un giocatore corrisponda a quanto resta da ammortizzare del costo del suo cartellino?”. Per la Lazio ovviamente no, anche perché, spiega ancora Gentile, “la società per sostituire Zarate ha dovuto prendere un altro calciatore investendo altri soldi”. La Lazio quindi baserà il suo appello proprio su questa forzatura delle norme nonché su questa interpretazione contabile decisamente discutibile utilizzata per stabilire il congruo valore di un giocatore ancora sul mercato. Giova ricordare in tale sede come il collegio adito agisca solo come giudice di legittimità, una sorta di Cassazione che in passato ha accolto pochissimi ricorsi avverso il Tas. Parallelamente al versante sportivo, prosegue quello penale che vede il ds della Lazio, Igli Tare, e il segretario generale, Armando Calveri, rinviati a giudizio dal Gup Patrone nel luglio scorso. La prima udienza del processo davanti al giudice monocratico si terrà il 19 ottobre 2017, i due dirigenti biancocelesti – difesi dall’avvocato Nicola Capizzoli – sono accusati di falsa testimonianza. “Siamo assolutamente tranquilli anche su questo versante – spiega ancora l’avvocato del club – il rinvio a giudizio serve a verificare la veridicità delle accuse a carico degli imputati. Una foto o un breve video di tre secondi possono dimostrare che Zarate si allenasse davvero? Noi porteremo i nostri testimoni cercando di comprendere bene quanto sostenuto dalla controparte che ha prodotto le testimonianze di Cavanda e Diakite”. Zarate infatti si era rivolto alla giustizia civile, sezione Lavoro, ramo da cui è derivata questa fattispecie penale che ha condotto alla richiesta di rinvio a giudizio. La Procura di Roma, nella persona del pm Carla Canaia, ha infatti chiesto il rinvio a giudizio dei due dirigenti per quanto reso nella deposizione davanti al giudice del lavoro nell’udienza del 6 novembre 2014. «Perché affermavano falsamente – si legge nel capo di imputazione – che Mauro Zarate dopo il mese di marzo 2013 e fino all’inizio del mese di giugno 2013 non si era presentato nel centro sportivo di Formello e non aveva più partecipato agli allenamenti previsti». La pronuncia di Canaia si basa su quanto prodotto dall’argentino alla Procura per dimostrare come lui in realtà tra marzo e giugno 2013 fosse a Formello allenandosi regolarmente e professionalmente. Lo staff legale di Maurito ha presentato sia le testimonianze di due ex compagni di squadra, Diakite e Cavanda – che all’epoca si allenavano in orari differenti rispetto al resto della prima squadra allenata da Vladimir Petkovic – sia foto scattate di nascosto e brevi video girati nel corso degli allenamenti, frames con un quotidiano in mano per indicare una data e una location per dimostrare che Zarate c’era. La Lazio, rappresentata dall’avvocato Gian Michele Gentile, sostiene le tesi che il calciatore ad aprile e giugno non fosse presente con continuità nel quartier generale laziale, portando a sostegno di questa tesi sia le testimonianze di tesserati come Mauri e Petkovic, sia il certificato medico prodotto dallo stesso calciatore nel quale si attestava la necessità di un periodo di riposo dovuto allo stress subìto a causa della vicenda.

 

 

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