Castroman: «La Lazio mi emoziona ancora, su Romero e l'infortunio di Immobile...»
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Castroman: «La Lazio mi emoziona ancora, su Romero e l’infortunio di Immobile…»

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Lucas Martin Castroman, indimenticato calciatore della Lazio, ha rilasciato una lunga intervista a Radiosei: le sue parole

Martin Castroman, ex centrocampista della Lazio, ha parlato a Radiosei. Le sue dichiarazioni:

LAZIO – «La Lazio è stata un pezzo della mia vita, mi fa piacere parlare con voi. Dopo 21 anni è incredibile risentire la cronaca del mio gol. Quando stavo in panchina guardavo Zoff e pensavo nella mia testa di mettermi perché non potevamo perdere la partita. Quel derby per me è stato meraviglioso, quel pareggio è stato come una vittoria, non solo in campo ma anche fuori: mi ha fatto rimanere nel cuore dei tifosi laziali. Alcuni miei amici argentini sono venuti a Roma e quando pronunciavano il mio nome avevano reazioni contrastanti da tassisti laziali o romanisti. La grandezza di quel gol sta anche in queste reazioni».

LAZIO ATTUALE – «Cerco di guardare la Lazio attuale e di non fare paragoni con il passato. Tutti i giocatori sono diversi, poi Luka Romero mi somiglia fisicamente, non ora (ride, ndr) ma al Castroman dell’epoca. Vedere la Lazio, dopo quella di Simone Inzaghi, giocare con la palla al piede e passare dalla difesa all’attacco con il possesso è bellissimo. Questa credo sia l’arma in più di Sarri. Poi Milinkovic, Luis Alberto e Immobile fanno la differenza, come nei miei anni Veron, Crespo, Nedved».

ROMERO – «Luka Romero finché deve giocare tante partite e dimostrare le sue qualità. Giocare una partita e una no è difficile, ma questo non significa che sto dicendo qualcosa contro Sarri. La Lazio l’ha preso da ragazzino, ha tanto tempo davanti, deve dimostrare tutto come ha già fatto intravedere quando è entrato. Ogni ingresso è stato molto positivo, ora deve continuare sempre di più a dimostrare. Per me in assoluto è meglio giocare, ma questo non significa che debba andare in un’altra squadra. Io ho sempre preferito giocare e per questo sono andato via dalla Lazio».

RICORDI – «In ogni pausa delle nazionali rimanevamo in 4 o 5 giocatori, avevamo in rosa anche dei capitani delle nazionali. In quel momento era difficile giocare, ma mi bastava una mezz’ora per dimostrare a Zoff di essere al livello di Poborsky. Anche il mister aveva trovato l’equilibrio giusto tra me e Karel. Certo poi che uno voglia sempre giocare, i minuti servono soprattutto ora che il calcio è più fisico e meno tecnico».

ARGENTINA – «L’Argentina è un paese diviso oggi a causa della gestione dei governi. Nonostante le difficoltà, la ricchezza ci sta perché non manca il lavoro. Siccome però l’inflazione è alta spesos i soldi non bastano per vivere e quindi se i giocatori hanno l’opportunità di andare in Europa la coglie al volo».

CALCIATORI GIOVANI – «I giocatori della Primavera nel 2000 arrivavano con le macchine che in Argentina non le hanno quelli della prima squadra. Pensavo che non avessero fame e per noi era una passeggiata giocare contro di loro. Questo aspetto però è anche molto personale: ancora succede questo e in assoluto nel calcio la fame fa la differenza».

INFORTUNIO IMMOBILE – «Immobile si è fatto male perché purtroppo noi calciatori abbiamo questi incidenti e quando veniamo da un infortunio sulla gamba sinistra c’è il rischio di infortunare l’altra perché si va in protezione. Qui non ci sono più altri Aimar o Riquelme, adesso i giocatori crescono direttamente in Europa perché vengono prelevati da giovanissimi».

SPALLETTI – «Spalletti è una bellissima persona, nonostante sia ststao dall’altra parte nella Capitale (si riferisce alla Roma). Con lui ho avuto da subito un rapporto bellissimo: stavo andando via dalla Lazio, sapevo che mi voleva a Udine, l’ho chiamato e mi ha dato quella confidenza che il giocatore deve avere dal suo mister. Lavora tantissimo sulla testa, sta dietro a ogni giocatore e se fai bene e lo ascolti ottiene risultati come quest’anno».

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