Cataldi: «Sento di poter essere un punto di riferimento. Romero giocherà ad alti livelli» - Lazio News 24
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Cataldi: «Sento di poter essere un punto di riferimento. Romero giocherà ad alti livelli»

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Danilo Cataldi ha parlato ai microfoni di Lazio Style Summer: ecco le dichiarazioni del centrocampista della Lazio

Danilo Cataldi si è raccontato ai microfoni di Lazio Style Summer. Le dichiarazioni del centrocampista biancoceleste.

TITOLARE E PUNTO DI RIFERIMENTO – «E tutto relativo, per me essere titolare non vuol dire giocare tutte le partite ma essere un calciatore importante che può dare una mano dentro e fuori dal campo. Personalmente sento di avere l’età giusta per diventare una persona importante, un riferimento, all’interno dello spogliatoio».

LA FOTO DELL’ULTIMA STAGIONE – «Ne dico una brutta: solitamente collego immagini a cose negative per migliorare, come ad esempio il derby perso nel girone di ritorno. Mi dà la voglia di fare qualcosa in più e di diverso per cambiare, una motivazione in più per non ripetere gli errori fatti e trasformare un evento negativo in positivo. Se devo invece scegliere un momento bello, dico il derby di andata, che abbiamo vinto forse con un’idea tattica diversa del mister. Mi sono piaciute però anche le ultime partite del campionato, dove abbiamo vinto spesso dominando».

IDOLO DA BAMBINO – «Non ho avuto un riferimento preciso, vedevo, come ora, tantissime partite. Quando ero piccolo, la Lazio era una delle squadre più forti al mondo. Mi piaceva tanto vedere Zidane per la sua eleganza, era bello vederlo giocare. Cito poi Veron: incarnava il momento di quella Lazio, con i numerosi aneddoti che narravano di una squadra con diversi gruppetti fuori ma unita in campo. Juan è stato uno dei più rappresentativi di quegli anni».

PRIMA VOLTA ALLO STADIO – «Non mi vorrei sbagliare, però andai a vedere il derby dello scudetto, quello del marzo del 2000, deciso proprio da Veron. Non ricordo se fu la prima volta in assoluto, ma sicuramente ero allo stadio quel giorno».

PARTITA PERFETTA – «Ne ho molte, c’è ad esempio la mia prima da titolare con la Lazio in campionato contro il Milan, che coincideva con il ritorno della maglia bandiera e dove vincemmo 3-1. Fu una delle giornate più belle. Però ovviamente il gol nel derby vinto 3-0 non si batte, è quella la gara più bella in assoluto».

NUMERO 32 – «Ormai non lo cambio più. A Crotone presi il 28, senza un motivo in particolare, che mi portò bene. Tornato alla Lazio, questo numero però era occupato. Così il fisioterapista Papola mi suggerì di prendere il 32. C’è tipo una setta con questo numero, lui essendo molto amico di Brocchi, che lo aveva indossato, mi disse di sceglierlo e da lì non l’ho più lasciato».

CROTONE – «Ho pianto come un bambino, è una cosa che ti segna. Dal giorno dopo però le cose sono andate meglio, anche perché quello era un gruppo giovane dove mi sono subito integrato».

GENOA E BENEVENTO – «Fu dura lasciare la Lazio, però poi penso che se non avessi fatto queste esperienze poi non sarei cresciuto. A Genova fu difficile, mentre a Benevento fu un’avventura formativa. Partimmo malissimo, ma nella sfortuna di tutto questo incontrai De Zerbi: il mister mi ha cambiato la mentalità. Quindi alla fine fu un’esperienza formativa».

SCOMMESSA PROSSIMA STAGIONE – «Luka Romero: è un ragazzo con la testa sulle spalle, arriverà ad alti livelli. Spero per lui che quest’anno possa giocare tanto. Al di là del calciatore, è un bravo ragazzo, giovane ma grande di testa. Ha già la cultura del lavoro».

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