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Come finì la Lazio più bella

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Marco Lodoli, scrittore e giornalista romano, si è cimentato su Repubblica nel racconto della mitica Lazio dello Scudetto 73/74. Una squadra definita «bella e sciagurata», composta da calciatori che si odiavano fra loro durante la settimana, ma che la domenica durante i novanta minuti erano capaci di fare gruppo. Quell’unione che solo il Maestro, Tommaso Maestrelli, era capace di trovare, e la cui morte di cancro (proprio oggi ricorre il 40° anniversario), insieme alla tragedia di Re Cecconi, pose fine a quella squadra speciale. Queste le parole di Lodoli: «Tra il 2 dicembre 1976 e il 18 gennaio 1977 si è definito per sempre il complesso sentimento della lazialità, la morte di Tommaso Maestrelli e quella di Luciano Re Cecconi hanno dato al tifo biancazzurro l’impronta della sofferenza e del pessimismo, il senso di appartenenza a una fazione sportiva segnata dalla sfortuna, e nobile proprio per questo. L’aquila laziale volteggia anche sulla tragica fine di Paparelli e Sandri, di Nando Viola e Frustalupi, su una storia fatta di molte pagine scure e qualche pagina luminosa. Di sicuro il capitolo più bello, quasi leggendario, è lo scudetto conquistato nel ’74: se lo scorso anno tutti hanno applaudito l’incredibile primato del Leicester di Ranieri, squadretta che contro ogni pronostico ha vinto il campionato inglese, allora bisogna riconoscere che l’avventura della Lazio di Maestrelli fu ancora più strabiliante. Era una squadra di matti, un gruppo incandescente di calciatori che provenivano dalla serie B o addirittura dalla serie C, eppure si dimostrarono i più forti e si cucirono lo scudetto sulla maglia. Era la Lazio di Chinaglia è il grido di battaglia, di “capolinea” Wilson, di Garlaschelli, il Garrincha del lago di Como, di Re Cecconi angelo biondo, di Nanni e Martini polmoni inesauribili, di Oddi “der Tufello” e di Frustalupi con il riporto da impiegato del catasto, di D’Amico “er regazzino”. Si dice sempre che per fare una squadra vincente servono campioni, spogliatoio unito, seria preparazione atletica, organizzazione societaria impeccabile: ebbene, quella Lazio era esattamente il contrario».

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