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Corapi (mental coach): «Lazio, le scarse motivazioni sono solo degli alibi. Su Candreva dico…»

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“Le responsabilità bisogna sempre ricercarla in chi dirige e conduce un gruppo. Poi ognuno deve assumersi la responsabilità in base al ruolo che ricopre, ma come succede in una qualsiasi azienda, se qualcosa non funziona la responsabilità è del capo. Nel mondo dello sport la dinamica è la stessa: il tecnico ha responsabilità nei confronti della squadra, la società ha responsabilità del tecnico, della squadra e della società stessa”. Queste le parole dell’ex mental coach biancoceleste Sandro Corapi, che sulla Lazio aggiunge: “Le scarse motivazioni per me sono solo degli alibi, perché la stessa squadra l’anno precedente ha fatto delle prestazioni che hanno meravigliato il mondo calcistico italiano e non solo. Stessa squadra, stessi giocatori: quindi nella peggiore delle ipotesi avrebbero dovuto ripetere la stagione precedente. Gli alibi non vanno cercati qua, ma altrove. La tifoseria è agguerrita ed esigente. Talmente attaccata ai colori che vorrebbe la sua squadra primeggiare sempre. Questo mette una forte pressione, che poi si riversa sulla squadra. Ma la piazza romana non è differente da quella genovese, torinese o milanese. Sta nella professionalità dei calciatori tenere botta”. Infine un commento su Candreva, uno dei giocatori che Corapi segue quotidianamente: “Visto come era iniziata, la sua stagione è terminata in modo positivo, perché per il terzo anno consecutivo è andato in doppia cifra in una condizione di squadra e ambientale che non ha favorito le migliori prestazioni. Mentre l’altro anno ci sono stati Felipe Anderson, Klose, Mauri e Parolo in doppia cifra, quest’anno nessun altro ha superato i 10 gol oltre a Candreva. È chiaro che la prestazione ne ha risentito, ma perché nella Lazio non ha espresso il 100% del suo potenziale e in Nazionale sì? L’atleta è sempre lo stesso. Se un atleta è scarso lo è ovunque. Candreva è stato forte con la Lazio, fortissimo in Nazionale. Evidentemente in azzurro le condizioni ambientali erano diverse. I giudizi negativi li ha vissuti puntando sempre sui risultati, puntando a fare gol. La fascia di capitano? Chiaro che nella fase iniziale ci sia rimasto male, ma poi l’ha assorbita bene puntando a dare il meglio di sé e mettersi al servizio dei compagni, con i quali non ha avuto nessun tipo di problema”.

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