2015
Corapi su Candreva: “Sta da Dio!” E su Anderson aggiunge: “Il gol contro la Cina ha mosso la leva dell’autostima”
Ai microfoni di RadioSei, il mental coach Sandro Corapi si racconta, analizzando il suo lavoro e chi ne ha beneficiato:“Ho iniziato poco prima di Lazio-Bologna, anche se la collaborazione è partita prima visto il rapporto di stima e amicizia con Tare. Ai tempi di Ballardini e Reja i primi contatti, con Firmani e poi altri ragazzi. Poi a fine aprile 2013 ho ricevuto una telefonata di Tare, il giorno dopo chiacchierata di due ore con Petkovic, avevamo molte cose in comune nella gestione delle risorse umane e da lì a due ore ero in area tecnica in qualità di osservatore. Il giorno dopo intervengo come team coaching con la squadra e così via. Bologna, Inter, Samp e la finale storica. All’epoca il lavoro era stato di gruppo ma anche individuale con tutti i calciatori. Bisogna entrare in profondità perché ogni atleta ha un’esigenza diversa. È importante conoscere le modalità con le quali un atleta affronta le sfide quotidianamente”.
Una figura particolare quella del mental coach. Ma cosa fa di preciso?
“Il Mental coach mette un atleta nelle condizioni di rendere al meglio il suo talento. Il Mental coach allena la mente per far sì che un atleta esprima al meglio il suo potenziale. Il Mental coach lavora sugli obiettivi, attraverso strategie che coinvolgono la psiche, la mente, la gestione delle emozioni. Le sue attività sono di gruppo in primis per capire la struttura operativa delle cose con dinamiche a livello illustrativo sull’importanza di atteggiamento è approccio mentale, la gestione delle emozioni e dello stress, che può dividersi in eustress (quello positivo) e nell distress, che brucia energie mentali ma anche dei muscoli. Faccio un esempio, quando una squadra sta perdendo 2-0 a pochi minuti dalla fine del primo tempo, è in fase di distress mentre quella che conduce è in fase di eustress. Se la squadra in svantaggio segna un gol a due minuti dalla fine del primo tempo la squadra che era in eustress va in distress, e generalmente la squadra che termina il primo tempo sotto di 2-1 riesce comunque a ribaltare il risultato tanto è forte la carica che ti porta l’eustress”.
Che lavoro ha fatto in quella Lazio in calo?
“Lavoro di gruppo e individuale. La squadra era in crisi, erano calati. Ci fu un ritiro. Plauso all’intelligenza della dirigenza della Lazio perché tante volte si pensa di uscirne con le risorse interne. Tare è stato lungimirante, molto intelligente nel cercare di supportare su richiesta di Petkovic e di farsi aiutare in quel momento storico.”
Tra gli aneddoti c’è anche un filmato motivazionale giusto?
“Il filmato motivazionale con le foto dei parenti è stata una bella idea, ma questa è stata la parte finale, l’Intera esperienza è stata stupenda. È stato veramente un lavoro intenso ed entusiasmante. La sera prima di ogni partita stampavamo insieme a Jesse (Fioranelli, ndr) delle frasi motivazionali che lasciavamo poi nelle loro camere. Le sceglievo a seconda di quella che era la sfida da affrontare.”
Qual è il segreto?
“Ogni persona, anche la più diffidente, ha obiettivi che vuole realizzare. Il segreto sta nell’identificare il vero obiettivo, perché ogni persona li ha, ma spesso non sa come raggiungerli. Spesso come obiettivo le persone hanno quello di essere felice, avere tanti soldi, essere il migliore in campo. Ma questi non sono obiettivi precisi. Queste sono aspirazioni. L’obiettivo deve essere smart e ben delineato, solo così si può perseguire”.
Come era quel video, ce lo racconta?
“Abbiamo filmato le famiglie dei calciatori, il messaggio che hanno dato è stato impacchettato insieme a prestazioni migliori della squadra e qualche minuto prima che la squadra partisse per l’Olimpico è stato mostrato. Un video ad alto carico motivazionale. I ragazzi non si aspettavano i figli, le mogli che li incitavano a vincere. Li si sono viste le lacrime dei calciatori e lo spirito di guerrieri.”
Tecniche?
“Mind Body Coaching, un metodo che non esiste al mondo, idee mia e di Riccardo Bianchini con studi accuratissimi. Che ha già dato dimostrazione del suo grande valore, basti guardare Balzaretti dopo due mesi di trattamento con questa cura, aveva dato l’addio al calcio e ora è in prima squadra. Anche Hernanes si è sottoposto a questa terapia e non ha più avuto un infortunio.”
Da quando è rinata la collaborazione con Hernanes?
“Già da gennaio lo seguiamo, anche quando era in panchina. In ogni allenamento si allenava come se giocasse una finale di Champions con risultati straordinari e a quel punto Mancini non poteva non farlo giocare. È stato un caso, ci siamo sentiti in occasione di Inter-Napoli. Negli ultimi mesi ha cambiato marcia. Pure troppo? Sì, ma per lui la capriola è un automatismo. Per lui è questo, “io non ho esultato, io esulto correndo urlando, non volevo mancare di rispetto perché altrimenti non lo avrei mai fatto”. Il calcio è automatismo, ma anche la vita!”
Come sta Candreva?
“Da Dio, certo che può fare tre partite di seguito. Bisogna avere fede per intraprendere un percorso così. Vedo tanti allenatori che dicono, bisogna lavorare sul testa, ok, ma come? Se un calciatore ha un trauma fisico va dallo staff medico, ma se ha un trauma mentale dove va?”
Felipe Anderson come si è sbloccato?
“Il gol che ha fatto in Nazionale in Cina, ha trovato una condizione ideale che ha mosso la leva dell’autostima. In queste situazioni deve intervenire un professionista. Nei paesi anglosassoni la figura del coach è super presente. I più grandi allenatori hanno fatto dei corsi. Mourinho si è formato, ha preso le basi. Questo fa la differenza, mister Pioli è una persona estremamente valida. Complimenti a lui per quello che fa a livello di gruppo e per quello che fa a livello individuale. Vedere gli atleti felici nel raggiungimento dei loro obiettivi appaga sempre”