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Crudeli sulla Lazio: “E’ una squadra costruita bene: ha un organico di valore ed un ottimo allenatore”. E su Mihajlovic…

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 Tiziano Crudeli, noto giornalista di fede rossonera, è intervenuto ai microfoni dei “I Laziali Sono Qua”, trasmissione radiofonica in onda dalle 10 alle 13 dal lunedì al sabato sugli 88.100 FM di Elleradio.

 

Sulla differenza tra il grande Milan del passato e quello di oggi: “Purtroppo non si vive di glorie andate, bisogna capire i tempi. E’ facile salire sul carro dei vincitori quando si vince, ma la squadra va seguita e sostenuta sempre, pur criticandola. Abbiamo passato tempi bui negli ultimi anni, ora la società è tornata a spendere per attirare qualche investitore straniero. Forse si può risalire, ma si parte dalle macerie di un organico non competitivo come dimostrato dalla posizione in classifica nella scorsa stagione. La strada è ancora lunga. Finora ho visto un bel Milan solo nel secondo tempo contro il Chievo. La squadra va testata contro squadre più importanti, a partire dalla gara contro la Lazio”.

 

Su Sinisa Mihajlovic “L’ho conosciuto bene avendo passato con lui una settimana in Sardegna prima dell’inizio del campionato. In quelle serate mi ha parlato del suo modo di essere, mi ha detto che lui è maturato attraverso due guerre e che ha una corazza che gli fa superare tutto. Mi ha svelato che se avesse conosciuto uno alla Mihajlovic da giovane, non avrebbe fatto tante sciocchezze. Ha assicurato che non si fa condizionare dalla società in nessun modo. Mi piace perché è diretto, dice le cose come stanno, anche se nell’ultimo periodo ha corretto il tiro. E’ un po’ più diplomatico anche quando le prestazioni della squadra non sono esaltanti. Ha assimilato la filosofia rossonera. Se in una squadra come il Milan parti subito col bastone senza la carota, aumenti i problemi dello spogliatoio. Molti allenatori in passato hanno fallito perché non hanno saputo gestire il gruppo”.

 

Sulla Lazio “Non lo dico per piaggeria, la Lazio mi piace. Mi lascia un po’ perplesso il suo rendimento. Ha fatto 15 gol e ne ha subiti altrettanti. E’ una squadra con un potenziale offensivo enorme, ma spesso si sbilancia e prende tanti gol. Ha un organico di valore ed un ottimo allenatore. Mi piace molto Felipe Anderson, un calciatore con potenzialità entusiasmanti. Ha pagato l’assenza di Djordjevic anche se Matri qualcosa l’ha combinata. In casa è un’ottima squadra con 5 vittorie su 5, ma c’è l’altra faccia della medaglia, in trasferta ha vinto solo una gara. Da milanista temo molto questa Lazio, perché ha tutte le caratteristiche per mettere in difficoltà il Milan. Gli esterni offensivi possono fare davvero male e poi in avanti c’è Klose, che se gira è un terminale temibile. Sarà un test importante per il Milan contro un’ottima squadra da cui però mi aspettavo di più. Ad esempio non credevo perdesse l’ultima gara con l’Atalanta, l’aveva in pugno. Ha degli alti e bassi sconcertanti e sta pagando tantissimo queste pause. Da rossonero spero che ciò accada anche domenica”.

 

Sulle lacune del Milan “Penso che il Milan possa soffrire a centrocampo e in difesa. Alex e Romagnoli sono ottimi difensori, ma se lasciati soli e non coperti adeguatamente dal centrocampo, soprattutto nelle ripartenze, accusano dei grossi problemi. Romagnoli sta crescendo ed è bravissimo nell’anticipo, soprattutto nell’impostazione e nelle ripartenze. E’ molto forte tecnicamente, ma paga lo scotto dei suoi 20 anni. Alex è macchinoso, è bravo nel gioco aereo, ma va in difficoltà negli spazi. I terzini sono bravi, ma lasciano tanti spazi agli avversari. Il centrocampo deve trovare il giusto equilibrio perché nell’aiutare la difesa rischia poi di non riuscire ad impostare. Non è un caso che il Milan ha preso 15 gol, sono troppi per una squadra che vuole essere competitiva.

 

 Sulle sue esultanze sfrenate “Sono romagnolo, sono un passionale e non so controllarmi. Quando esulto non penso alle conseguenze. Io ne ho vissute tante, soprattutto i successi a livello internazionale. Ricordo dei rigori che hanno consentito al Milan di eliminare squadre, come anche la Juve, che mi hanno dato gioie infinite. Poi i successi a livello internazionale, soprattutto quelli in trasferta. Sono sempre fiero quando vince una squadra italiana, in questo senso sono molto nazionalista. Ciò non mi impedisce però di essere critico quando ce n’è bisogno”.

 

 Sulla sua più grande pazzia per il Milan e sul rapporto col nemico/amico Elio Corno “La più grande pazzia? Da giovane ero un importante dipendente della Polaroid, tanto che vinsi un viaggio come miglior venditore negli Stati Uniti. Diedi le dimissioni per dedicarmi al calcio come collaboratore. Fu un’incoscienza, ma quella scelta mi ha dato tante soddisfazioni e anche a livello economico non ci ho perso tanto. Elio Corno? E’ come un fratello. Abbiamo un’accesa rivalità sportiva, ma è un grande giornalista. Ha uno spiccato senso delle provocazioni che in diretta mi fanno imbestialire, ma poi a fine trasmissione ci abbracciamo. Io non concepisco l’odio, lo sfottò ci sta, ma quando mi insultano pesantemente ci rimango male”.

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