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Cucchi: «Contento per le manifestazioni d’affetto. E su Chinaglia…»
Riccardo Cucchi è tornato a parlare del suo addio alla Rai e della sua fede biancoceleste
Riccardo Cucchi: un nome che rimanda ai cuori di tutti gli sportivi italiani emozioni indimenticabili. Per i tifosi della Lazio, l’emozione più grande è legata al 14 maggio del 2000, quando la voce di Cucchi ha raccontato su Tutto il Calcio Minuto per Minuto il più romanzesco scudetto del calcio italiano. Dopo la sua ultima radiocronaca, Inter-Empoli, Cucchi ha confermato la sua fede laziale, celata con discrezione e professionalità per tutta la durata della sua carriera. Nel giorno del suo addio ai microfoni di Radio Uno, Riccardo Cucchi è intervenuto sugli 88.100 di Elle Radio nella trasmissione Laziali On Air per parlare di questo emozionante momento: «Sono felicissimo delle tantissime manifestazioni d’affetto che sto ricevendo in queste ore, sono un riconoscimento anche al valore della radio in relazione ad un calcio romantico. Devo dire che lo striscione che ieri i tifosi dell’Inter mi hanno dedicato mi ha emozionato moltissimo».
Da tifoso laziale e non da professionista, come hai vissuto quel 14 maggio del 2000 a Perugia? «Io ho amato tutti gli scudetti che ho raccontato, perché per un radiocronista ogni scudetto raccontato dal vivo è una gioia. Da bambino però andai a vedere la Lazio per la prima volta con mio padre e non l’ho più lasciata: ero allo stadio Olimpico il 12 maggio del 1974 a vedere Giorgio Chinaglia calciare il rigore dello scudetto e pensai, ascoltando alla radiolina la cronaca di Enrico Ameri di quel giorno: chissà se in futuro sarò io a raccontare uno scudetto della Lazio. E’ accaduto e quel giorno all’Olimpico c’era la mia voce dagli altoparlanti ascoltata da mio figlio Francesco, a sua volta grande tifoso della Lazio, che era allo stadio».
Qual è stato il giocatore della Lazio che hai amato di più? «E’ sin troppo facile dirlo, ho amato Giorgio Chinaglia in maniera assoluta e irrazionale. Avevo anche un poster di Vincenzo D’Amico in camera, ma sono sempre stato innamorato della maglia. Ogni volta che vedo la maglia della Lazio entrare in campo ho vissuto sempre un’emozione, ma ho sempre fatto di tutto per non far trasparire questa passione. Anzi, forse un pizzico di critica severa in più lì’ho sempre esercitata nei confronti della Lazio. L’unico presidente che si è lamentato di me in Rai è stato… Calleri. Chiamò e disse: perchè mandate i romanisti a fare le radiocronache della Lazio?».
Nelle tue tante radiocronache, c’è un gol della Lazio che ti ha dato un’emozione particolare? «Sono in difficoltà a fare una gerarchia di quello che ho raccontato. Io ricordo che tutti i primi campi, una volta è accaduto anche per un Carpi-Atalanta, li ho vissuti con emozione nel mio mestiere radiocronista. Ricordo però in maniera emozionante i quattro gol di Simone Inzaghi contro il Marsiglia in Champions League: l’ho salutato a Pescara la settimana scorsa ricordandogli che sono riuscito a raccontare a diciassette anni di distanza anche i quattro gol di Marco Parolo».