2014

Decadenza Lotito, l’avv.Gentile: “La norma sull’incompatibilità va rivista”

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Dopo la sentenza di (parziale) condanna per “omessa alienazione di partecipazioni” della società, emessa dalla Quinta Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione lo scorso 4 luglio e depositata in Cancelleria il 30 dicembre, Claudio Lotito rischia la decadenza dalle cariche sportive. Come scrive Il Tempo, la vicenda in questione è relativa all’accusa di manipolazione del mercato (aggiotaggio), ostacolo all’esercizio delle funzioni dell’autorità pubblica e omessa alienazione di partecipazioni avanzata dalla Procura di Milano contro Claudio Lotito e Roberto Mezzaroma (zio della moglie del presidente biancoceleste) nella compravendita dei titoli della Lazio risalente al 2005. Condannato in primo e secondo grado, Lotito è stato prosciolto in Cassazione dalle prime due accuse per intervenuta prescrizione, mentre la nuova determinazione della pena per l’omessa alienazione delle partecipazioni – punita dall’articolo 173 del Testo unico della finanza (Tuf) – è stata rinviata alla Corte d’Appello. In caso di condanna penale, le norme della Federcalcio prevedono che “Non possono assumere la carica di dirigente di società, e se già in carica decadono – si legge nell’articolo 22 delle Noif – coloro che siano stati condannati con sentenza passata in giudicato per i delitti previsti dalle seguenti leggi“, tra le quali è nominato anche il Tuf. Dunque, Lotito dovrebbe lasciare la presidenza della Lazio e il posto da consigliere federale? La questione è aperta, e l’avvocato Gentile, difensore di Lotito, mette in discussione lo stesso articolo 22 delle Noif sulle incompatibilità delle cariche dirigenziali (“I dirigenti di società, ove intervenga una situazione di incompatibilità, sono tenuti a darne immediata comunicazione alla Lega e al Comitato Regionale competente”): “La norma va rivista, perché così formulata è troppo ampia“. L’unica certezza del momento è che Lotito rischia di perdere la poltrona.

 

 

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