2015
Delio Rossi innamorato della Lazio: “Questa squadra ti ruba gli occhi. Anderson ha mangiato pane duro, ha avuto carattere”
Una lazio che assomiglia a quella del campionato 2006/2007, per gioco, per spirito e per risultati, una Lazio che assomiglia a quella di Delio Rossi che, in quegli anni riuscì a portare la Lazio fino al terzo posto, garantendo i preliminari di Champions League. L’ex tecnico biancoceleste ancora oggi segue la Lazio e in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport da una sua considerazione sul percorso della Lazio di Pioli e dei suoi obiettivi futuri:
Rossi, in corsa per la Champions, disse che i giocatori della Lazio dovevano mettere i tappi nelle orecchie come Ulisse per non ascoltare il canto delle sirene. Ora Pioli come dovrà gestire l’euforia della piazza?
«Come ha fatto sinora. Sono partiti da una situazione ambientale difficile, l’anno scorso ricordo la contestazione, gli striscioni “Lotito vattene”, lo stadio deserto. Quando mi chiedevano come si poteva risanare, rispondevo: in un solo modo, allestendo una squadra di livello. I risultati aiutano ad appianare. A Formello sono andati oltre le aspettative, perché passare in sei mesi da quella situazione a questa è tanto. Dovevano dimostrare. Ma la palla è ancora in gioco, ora devono continuare e raggiungere un obiettivo importantissimo come la Champions. Conosciamo Roma. Se arrivi secondo davanti alla Roma avrebbe ancora più valore, non solo perché salteresti i preliminari. Cosa fare? Restare svegli e continuare a lavorare per far sognare gli altri».
Come spiegare l’Olimpico dal deserto alla festa?
«Io me lo spiego come i 65 mila alla manifestazione “Di padre in figlio”. Erano andati a vedere il nulla, solo per applaudire giocatori che hanno fatto la storia della Lazio. L’amore per la Lazio non è mai venuto meno. Era sopito. Basta poco per portare la gente allo stadio, bisogna andare in campo e onorare la maglia, quello che i tifosi laziali reclamano».
Cosa pensa della Lazio di Pioli?
«Mi piace molto. In passato erano stati raggiunti certi risultati, ma era una squadra istant team, idonea per il momento. Questa ha ancora margini di miglioramento. E’ futuribile. Dentro ci sono giocatori che possono fare la storia della Lazio. Onore e merito a chi ha messo in piedi questo gruppo. Grande lavoro di Pioli, ci sono le basi per iniziare un ciclo come forse non ci sono mai state in passato».
La strategia fa i risultati, ha sempre detto Rossi.
«Vero. Di questo sono convinto. Se uno lavora, se uno crede in quello che fa, i risultati arrivano. Non è stato facile risorgere per la Lazio. In un ambiente in cui tutti remano dalla stessa parte si può. La diffidenza si allontana con il gioco e con i risultati».
Lotito ha indovinato ogni mossa.
«Ha indovinato le scelte con Tare, facendo tesoro di quello che mancava negli anni scorsi. I difensori centrali hanno colmato lacune evidenziate in passato. Hanno trovato un regista e soprattutto quel giocatore che non avevano e che può far saltare il banco, perché crea la superiorità numerica, decisiva nel calcio moderno. Parlo di Felipe, peraltro molto giovane. Quelli del suo livello di solito hanno già 25 anni. Mi colpisce il fatto che lui si sia affermato al contrario. Non ha fatto subito la differenza. Ha mangiato del pane duro, è stato fuori, si portava dietro una valutazione alta. Ha vissuto l’altra faccia della medaglia. E ha dimostrato carattere».
Dove potrà arrivare? Sorpreso del suo rinnovo?
«Ha ancora delle pause, dipende dal suo modo di giocare, dall’età. Andando avanti, l’asticella si alzerà, avrà più consapevolezza. Il prossimo step: diventare un giocatore-squadra. La società ha fatto benissimo a rivedere subito il suo contratto. Felipe qui può crescere ancora e ha mostrato intelligenza. Alcuni ragazzi fanno sei mesi bene e pensano a monetizzare. Stare qui un altro anno o due gli farà bene. Sta giocando nella Lazio, non in una squadretta. Quando avrà le spalle più larghe troverà un top club e andrà a competere con altri Felipe. Qui non ce ne sono tanti. Quando si troverà nel Bayern, nel City o nel Barcellona ce ne saranno altri due o tre con cui mettersi in concorrenza. In quelle squadre oggi potrebbe fare Felipe Anderson a tratti, più avanti lo farà con costanza».
Pioli in cosa è stato innovativo?
«Dal punto di vista tecnico, si può sempre migliorare quello che si sta facendo, ma non è stato innovativo. Balza agli occhi una squadra propositiva, cerca di far gioco, ha un gruppo dove tutti tengono alla maglia. Si vede dallo sguardo, tutti si aiutano in campo, Klose lo trovi in difesa. Questa è stata la bravura del tecnico, la differenza. La Lazio, nella semifinale con il Napoli, ha dimostrato questo. Ha vinto per uno spirito superiore. Il significato è preciso. L’allenatore è spendibile per tutti i giocatori, riscuote fiducia, gioca uno o l’altro non cambia, fanno tutti bene».
Vede una Lazio da Champions?
«In Champions ci va, seconda o terza non lo so. Quest’anno può sfruttare una grande carica, non esistevano aspettative, poteva preparare una partita alla settimana. Un altro discorso se giochi su tre fronti. Bravi la società, l’ambiente, l’allenatore, la squadra. Adesso stanno ottenendo. Poi dovranno mantenere. Non è facile, ma sono fiducioso. Una squadra non la valuti solo negli undici, ma nelle altrenative. Se si chiamano Lulic, Keita, Cataldi vuol dire che si tratta di una squadra importante. Rientrerà Gentiletti, i portieri ci sono, il gruppo è assortito bene, tre o quattro giocatori anziani fanno da catalizzatori, gli altri giovani e forti, c’è anche un’anima italiana. Molte squadre falliscono perché non hanno spirito di appartenenza e non hanno sopportato ciò che hanno passato questi giocatori. Le contestazioni ti fortificano. Questa Lazio ha uno spessore morale».
Si può paragonare la Lazio da Champions di Rossi a quella di Pioli?
«No. Sono due squadre diverse. La mia era figlia di quel momento. Possiamo forse dire che per arrivare a questa ci voleva quella. La mia era figlia di scommesse tipo Kolarov e Muslera. Questa è l’evoluzione di un percorso. Ci doveva essere quella prima. Hai venduto Kolarov, Behrami, De Silvestri, Oddo. Certe cessioni ti hanno permesso di arrivare sino a qui. Ora non c’è più questa esigenza. Felipe Anderson, in quel contesto, avresti dovuto venderlo. In questo contesto lo puoi ancora tenere».
Cos’ha in più questa Lazio?
«E’ una squadra che può avere futuro. E’ la Lazio più forte dell’era Lotito, non perché sta raggiungendo la Champions. Questo è un gruppo su cui gettare le basi».
Lazio favorita per il secondo posto?
«Sarà una lotta punto a punto, non lo so come andrà a finire. In questo momento la Lazio ti ruba gli occhi. Hanno fatto trenta, devono fare trentuno. Pedalando al massimo, perché non è ancora il momento di alzare il piede. Pioli può finire secondo, ma se la Lazio dovesse arrivare terza, avrebbe fatto lo stesso qualcosa di straordinario».
Cosa conterà in volata? Preoccupano gli infortuni di De Vrij e Parolo?
«La condizione fisica. E la convinzione. Chiunque giochi, entra in un contesto positivo. Certo se ne mancano tre o quattro, tutti insieme, può essere un problema. Ma la Lazio sta molto bene. Vincere come domenica con l’Empoli è passata in cavalleria, ma non era semplice dopo aver battuto il Napoli».
Dopo il sorpasso, come va gestito il secondo posto?
«Preparando una partita alla volta. Non hai ottenuto nulla. Stai arrivando alla possibilità di fare qualcosa di fondamentale. Se fai male le prossime otto partite, non hai fatto niente. Non penso ci sia problema. Vedo Pioli molto sul pezzo, non esistono traguardo volanti».
L’ha sorpresa Pioli?
«No. Lo conoscevo, non sono sorpreso. Non era facile allenare la Lazio in questo clima di sfiducia. Doveva convincere i giocatori. E’ stato molto bravo. Sapevo avrebbe fatto bene dal punto di vista tecnico. Sta facendo meglio sotto un altro aspetto. Essere credibile in quello che si propone fa la differenza».
La Lazio può vincere la nona consecutiva con la Juve?
«Deve giocare senza assilli. Non pensando alla nona vittoria. La Juve non fa ragionamenti. La Lazio affronterà la prima della classe come l’Empoli. Non penso che cambierà modo di intendere la partita. Succeda quel che succeda, il campionato della Lazio non passerà dalla partita di sabato. Un’eventuale sconfitta non comprometterà nulla. La Lazio può fare risultato contro qualsiasi squadra, lo sta dimostrando».
Klose vive la stagione migliore alla Lazio.
«Questa è la differenza tra un giocatore e un campione. Si vede quando gli altri calano o cadono. Lui ha la capacità di rialzarsi. Un giocatore normale va dietro al gruppo. Un campione viene fuori nei momenti particolari. Continuerà? Non puoi fare leva su niente. Dipenderà da lui, se avrà ancora il sacro fuoco, se rimarrà ancora Klose. E’ sempre un giocatore che vuole dimostrare. Io penso sarà il primo a fermarsi quando non si sentirà più di essere Klose».
Confermarsi è più difficile che ripartire. Lotito riuscirà a compiere l’ultimo salto di qualità?
«Adesso c’è la possibilità di sanare in modo definitivo quella frattura con i tifosi. Le basi ci sono, il futuro anche. La Lazio può migliorare puntellando la rosa e continuando a competere ad alti livelli».
La Lazio potrà competere in futuro per lo scudetto? Tare spesso ha parlato dei modelli Borussia Dortmund e Schalke 04. Un piccolo Atletico Madrid si può costruire in Italia? E Lotito riuscirà ad affrontare bene la Champions?
«Secondo me sì, penso che sappiano lui e Tare come migliorare. Attraverso una strategia si può arrivare a lottare per lo scudetto. Adesso Lotito ha credito da spendere, ora viene la credibilità. La gente vede se ti spendi per restare a questi livelli oppure no. Non parlo di acquisti fantasmagorici, basta rifinire l’organico. Non penso possa succedere che la Lazio compri giocatori da 30 o 40 milioni, ma inseriranno altre pedine per tenere la squadra a certi livelli. Questo lo possono fare».