Delio Rossi: «La Lazio si sta muovendo bene. Giusto lasciar partire Immobile. E su Baroni...» - ESCLUSIVA
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Delio Rossi: «La Lazio si sta muovendo BENE. GIUSTO lasciar partire Immobile. E su Baroni…» – ESCLUSIVA

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L’ex allenatore biancoceleste Delio Rossi ha così parlato, in ESCLUSIVA per Lazionews24, dei temi principali in casa Lazio

La Lazio, dopo gli addii di Ciro Immobile, Luis Alberto e Felipe Anderson, è pronta a ripartire per la stagione 2024/2025. L’ex tecnico biancoceleste Delio Rossi, in esclusiva per Lazionews24, ha parlato della scelta di Baroni, del calciomercato e di molti altri argomenti, sia a tema Lazio che a tema Serie A e Nazionale. Di seguito le sue dichiarazioni:


Dopo otto stagioni Ciro Immobile ha detto addio alla Lazio. Secondo lei ha fatto la scelta giusta? E come si sostituisce l’attaccante che ha fatto la storia di questo club?

«Innanzitutto onore e merito a questo giocatore che ha fatto la differenza in questi anni. Bisogna avere rispetto del passato ed attribuirgli un giusto tributo ed una giusta considerazione, ma i cicli finiscono e la Lazio deve guardare avanti. Non è facile sostituire Ciro, anche perché parlano per lui la sua storia e tutti i gol che ha fatto. Onestamente per rimpiazzare Immobile dovresti spendere tanti soldi per un centravanti. L’alternativa è crescersi qualcuno di giovane, altrimenti, come detto in precedenza, si deve andare sul sicuro e spendere molti soldi. Questo problema non ce l’ha solo la Lazio, ma anche il Milan, la Fiorentina, il Bologna, la Roma e il Napoli se va via Osimhen. Le uniche che possono contare sul proprio centravanti sono Juve e Atalanta».

Oltre ad Immobile, nell’ultimo anno sono andati via giocatori del calibro di Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Felipe Anderson. Dove può arrivare una Lazio così ridimensionata?

«Non so dove può arrivare la Lazio, sicuramente per i giocatori che sono andati via parla l’anagrafica e prima o poi ci doveva essere un distacco. È successo quest’anno ed anche per loro, come per Ciro, vale lo stesso discorso: hanno fatto la storia, ma ora bisogna guardare avanti. Il giudice sarà sempre il campo. La società si sta muovendo a differenza degli altri anni ed ha messo a disposizione dell’allenatore già diversi acquisti. Bisogna ripartire dal lavoro sul campo e dal fare le scelte giuste. Una cosa che secondo me non sarebbe corretta, in questo momento, è fare dei confronti tra i giocatori degli anni passati e quelli appena arrivati».

Marco Baroni ha mantenuto un’intensità molto alta nei suoi allenamenti in questi primi giorni di ritiro ad Auronzo di Cadore. È il tecnico giusto per la Lazio?

«La chiave a parità di tecnica è proprio il ritmo. Infatti, la squadra che va sempre più avanti è l’Atalanta, ma non perché ha i giocatori più forti bensì perché ha un ritmo più europeo. Per avere quella intensità e quel ritmo in partita devi lavorarci in allenamento. Tutti vorrebbero una squadra aggressiva e corta, ma magari l’allenamento non è quello giusto. Basta vedere l’Italia, alla quale, al di là dei giocatori, è mancata la condizione fisica. Se hai una condizione fisica carente e giochi sotto ritmo rischi di perdere con tutti. Baroni ha dimostrato di avere qualità e bisogna lasciargli il tempo di lavorare».

Dalla scelta di Baroni come nuovo allenatore, i tifosi della Lazio stanno protestando contro la società. Secondo lei hanno ragione nel farsi sentire oppure dovrebbero prima aspettare i risultati della squadra nella nuova stagione?

«Non ho la sensazione che i tifosi ce l’abbiano con Baroni o con la scelta di Baroni. Nel momento in cui la Roma prende Mourinho e la Lazio Sarri, si pensa, giustamente o ingiustamente, che si voglia fare il salto di qualità. Invece, se si prende un allenatore con un pedigree meno importante si pensa ad un passo indietro da parte della società. Questa cosa non è giusta nei confronti di Baroni, anche perché ha dimostrato di avere delle qualità. Lo stesso Sarri prima del Napoli aveva allenato solo l’Empoli. Poi è diventato l’allenatore che tutti conosciamo. Questo discorso vale anche per Baroni: bisogna dargli tempo di lavorare sul campo. Penso che i tifosi non ce l’hanno con lui, ma con l’idea di ridimensionamento che non permette loro di sognare».

Noslin, Dele-Bashiru, Tchaouna e Nuno Tavares: la Lazio ha già messo a segno quattro acquisti. Ha avuto modo di vederli? Secondo lei quanto possono essere d’aiuto per la causa biancoceleste?

«Secondo me sono giocatori funzionali, non hanno un pedigree come Bellingham o come qualche giocatore già affermato. Sarà il campo a dare il giudizio. Si farà un confronto, secondo me ingiustamente, con i giocatori che sono andati via. Allenatori e giocatori hanno un solo modo per dimostrare il proprio valore: sul campo, tutto il resto sono chiacchiere».

Nella prima amichevole contro l’Auronzo il classe 2006 Saná Fernandes ha realizzato 3 gol, ma è stato anche un grande protagonista nello scorso campionato di Primavera 1. Baroni dovrebbe dargli una possibilità? Secondo lei perché in Italia abbiamo paura di lanciare giocatori così giovani?

«Secondo me non abbiamo paura di lanciare i giovani. La Primavera è un campionato giovanile e il salto fino alla prima squadra, a meno che non ci siano fenomeni come Camarda o Yamal, è molto complicato. Infatti, i club di Serie A stanno provvedendo ad inserire le squadre Under 23 nei campionati di Serie C per permettere ai giovani di giocare con costanza in un torneo competitivo. Comunque non si tratta di mancanza di coraggio, penso che c’è bisogno di ristrutturare il nostro modo di pensare e di fare calcio. Secondo me dopo il 2006, con molti campioni a fine carriera, era arrivato il momento giusto di cambiare, anche copiando altre Paesi. Vedi la stessa Francia o la Svizzera, con la quale prima facevamo le amichevoli e con la quale adesso ci perdiamo. Non penso che la Svizzera abbia qualcosa in più di noi. Secondo me per un vero cambiamento servirebbero uomini di calcio e non politici, come abbiamo in questo momento. Si cerca a chiacchiere di cambiare tutto, ma non si cambia niente. Cerchiamo un’altra strada perché se andiamo avanti così non andiamo da nessuna parte. In Italia c’è molta più passione, da noi la partita dura due settimane: quella prima e quella dopo il match. Se vinci giocando male va bene lo stesso, se perdi ti criticano. All’estero, invece, non funziona così. La partita dura un’ora e se perdi ti criticano, ma il giorno successivo si pensa già alla prossima sfida. Il modo di pensare che c’è in Italia ti fa sprecare solo molte energie, mentali e fisiche».

C’è stata tanta delusione per l’eliminazione dell’Italia contro la Svizzera ad EURO2024. Da dove devono ripartire gli Azzurri e su chi deve puntare Spalletti?

«Secondo me la Nazionale è diversa dal club. Spalletti deve scegliere i giocatori che stanno meglio in quel momento e non quelli che si adattano al suo calcio. Soprattutto bisogna fargli fare delle cose semplici. La fotografia del momento è rappresentata da quello che è stato il nostro Europeo, che è stato deludente, non perché erano più forti di noi, ma perché i giocatori non stavano bene in quel momento. Lo scorso Europeo lo abbiamo vinto perché stavamo meglio degli altri. La Spagna, al di là del gioco, ha vinto perché i giocatori erano in un grande momento di forma. In queste competizione la differenza, a parità di qualità tecnica, la fa la condizione fisica. Noi stavamo a pezzi fisicamente, basti vedere come il nostro miglior giocatore sia stato il portiere».

La Serie A è pronta a ripartire. Secondo lei chi è la favorita per la vittoria del prossimo scudetto e per quale motivo?

«In questo momento la favorita è l’Inter, mi sembra una squadra più pronta rispetto alle altre. È chiaro che se la Juve tramuta in realtà quello che sta costruendo, allora può provare a giocarsela. L’Inter, però, al momento è più avanti».

Si ringrazia Delio Rossi per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista.

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