2014

Di Vaio: “Sono contento per Pioli. Io allenatore? Ancora non ho deciso”

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Marco Di Vaio è di ritorno in Italia, a Bologna, la sua città. La stessa Bologna che lo ha legato a Stefano Pioli. Di Vaio ha messo a segno, in tutta la sua carriera, bel 250 gol in 600 partite. Un giocatore che ha sempre dato il massimo, che si è fatto valere in ogni squadra nella quale è approdato, Juventus, Valencia, Monaco, Genoa, Bologna e adesso Montreal. L’ex biancoceleste si racconta a Il Corriere dello Sport, parlando anche del nuovo tecnico della Lazio.

La prima domanda è: sentito Pioli?
«Gli ho mandato un sms di congratulazioni. Sono felice per lui. Mi ha risposto, ho colto soddisfazione anche da parte sua».

Meravigliato?
«Io? Per niente. Stefano Pioli è un professionista serio, un lavoratore, un gentiluomo. E il suo Bologna è stato il più bello di quelli vissuti dal sottoscritto».

Roma però è Roma… Bisogna sempre avere qualcosa in più.
«E lui ce l’ha. Non crediate che l’esonero dal Bologna gli appartenga e sia maturato per responsabilità sue. Ripeto, parliamo di una persona preparata e con uno staff di ottimo livello. Ha le carte per imporsi anche a Roma. Certo, il clima alla Lazio non è facile: ho letto quel che c’è stato tra i tifosi e Lotito».

Cosa pensa?
«Non conosco le cose, ma credo che la cosa migliore per la Lazio sarebbe quella di sanare le incomprensioni e ricostruire un rapporto di cui si gioverebbero l’ambiente e lo stesso tecnico. Comincia un nuovo ciclo, entusiasmo e pietra sopra… Mi sembra anche che ci sia l’intenzione di prendere giocatori italiani bravi, leggo di Parolo».

Ci racconti il Pioli segreto.
«Posso dire che lui ama lavorare sul campo e lo fa in maniera meticolosa. E’ un metodico, analizza la propria squadra e l’avversario sempre con molta attenzione, valutando tutte le sfaccettature. E sa adattarsi ai giocatori che ha, dote non comune. A Bologna con noi ha cambiato modulo sperimentando sulla squadra, confrontandosi e poi decidendo sempre in prima persona come è giusto che faccia un allenatore. Con lo staff, poi, arriva a curare tutti i dettagli, compresi anche gli aspetti alimentari. Quello suo è stato un gran Bologna, è arrivato in un momento complicato, in nove-dieci mesi abbiamo messo in fila qualcosa come 51 punti. A Roma crescerà ancora anche lui».

Come giocava quel Bologna?
«Partimmo con tre centrocampisti, una mezza punta e due attaccanti. Ma non riuscivamo a reggere quell’assetto e allora ci mettemmo in corsa a tre dietro, con Perez e Mudingayi in mezzo, Diamanti e Ramirez dietro la punta, io o Acquafresca. Una meraviglia».

 Di Vaio comincia a vedere la fine del suo percorso di calciatore?
«Lo vedo, lo vedo. Ho deciso, smetto alla fine di questo campionato, l’ultima partita sarà il 27 ottobre. Non credo, per come siamo messi ora, che faremo i play off. Quindi il 27 ottobre giocherò l’ultima».

E la festa?
«No, le partite di addio non mi piacciono. Si smette con l’ultima da professionista che giochi. E poi ho girato troppo mondo per fare la partita d’addio. Sai quanti pullman dovrei far venire con giocatori sopra?».

E il futuro?
«Non lo so».

Come non lo so… Qualcosa è cambiato?
(sorride) «Ah sì, mi avevi lasciato dirigente convinto. In questa ultima stagione non ho capito bene cosa sto maturando dentro. Sto in campo a parlare, a spiegare. Mi è capitato di farlo con qualche compagno e mi è piaciuto. Sto pensando di poter allenare, ma non ho deciso».

Ma il primo corso sarà da tecnico o da allenatore?
«Non so quale sarà il primo, ma li farò entrambi. Perché penso che bisogna darsi tutti gli strumenti per poter decidere cosa è meglio per se stessi».

Mentre Nesta…
«Sandro ha deciso da tempo, lui è sicuro e per me è nato per allenare. Sta finendo il corso e poi si metterà su piazza».

C’è uno che a smettere non ci pensa proprio. Siete grandi amici: Francesco Totti.
«Francesco… Unico, fenomeno, numero uno. Lui si diverte ancora come un ragazzino, chi lo ammazza. Quando smette Francesco, per me mai».

Certo che… si immagini allenatore. E si immagini sulla panchina della Lazio, il sogno che le tolsero da giovane calciatore dopo l’esordio, per andare a Verona, Bari, Salerno, Parma e poi via, chi si è visto si è visto…
(pausa, silenzio: poi…) «Madonna, ci pensi? Boh… pensa se succederà mai una cosa del genere un giorno. Ma non lo so… Non ho deciso».

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