2015

Diakitè: “Alla Lazio ho vissuto anni splendidi, ma sabato la vittoria è un obbligo”

Pubblicato

su

«Con la Lazio dobbiamo vincere». Modibo Diakitè, atto primo. Il centrale del Cagliari affila i parastinchi per il match con la sua ex Lazio: «Ho lasciato tanti amici a Formello. Spero arrivino secondi e vadano in Champions. Ma sabato ci servono i 3 punti». Messaggio chiaro. Arrivato a gennaio, «Diaki» ha scelto il Cagliari dopo una serie di amori mai sbocciati, come Sunderland e Deportivo La Coruña. Francese di Bourge la Reine, classe ’87, Modibo ha esordito in A con i biancocelesti: vittoria per 4-2 in casa dell’Udinese: «Avevo vent’anni, un bel ricordo». E in biancoceleste ha vinto due Coppe Italia (2008-09 e 2012-13) e una Supercoppa italiana, a Pechino nel 2009 contro l’Inter di Mourinho. «Uno dei ricordi più belli alla Lazio, dove comunque ho vissuto anni splendidi». Dalla capitale alla Sardegna, con villetta di fronte alla spiaggia del Poetto. Diakité ricorda: «Ho segnato due reti in A e il secondo gol l’ho fatto al Cagliari. E vincemmo 1-0».

Diakitè, è giunta l’ora di pareggiare i conti.
«Sabato non sarà facile. Loro stanno facendo molto bene, sono in forma e hanno tanta qualità. Ma per noi non cambia: terza o ultima in classifica dobbiamo avere lo stesso atteggiamento: la vittoria è un obbligo. Personalmente metto da parte sentimenti e ricordi, quel che conta è vincere per la salvezza del Cagliari».

Klose e Felipe Anderson come si fermano?
«Aggiungerei anche Candreva e Keita: possono sempre fare la differenza. Klose è un grande campione, in area gli basta un centimetro per farti gol. Anderson, dopo un primo anno di ambientamento, è venuto fuori. Ma non avevo dubbi: qualità e potenzialità erano evidenti. Con giocatori di questo livello serve una prova da squadra. Solo il collettivo può fermarli e limitarli. Ma è ovvio che individualmente si deve fare il massimo. Siamo pronti a combattere fino alla fine».

Cos’è mancato finora al Cagliari?
«La voglia di “mangiarsi gli avversari”. Siamo stati poco cattivi in tutti i reparti. E questo in A si paga. Ai compagni più giovani dico di giocare con la testa giusta, senza non si va da nessuna parte. In più mostrino tanta voglia di dare il massimo».

Che idea si è fatto di Zeman?
«Parla poco ed è un gran lavoratore. Nel suo gioco offensivo mi esalto: se sei veloce e forte nell’uno contro uno puoi solo crescere».

Ci sono in palio 30 punti: quanto credete nella salvezza?
«Siamo convinti e fiduciosi: bastano due vittorie pesanti di fila per ribaltare la visuale. Al Sunderland, dove ho iniziato lo scorso anno, erano spacciati, poi hanno vinto con Chelsea e United e si sono salvati».

Messaggio ai tifosi?
«Sabato ci stiano vicini, il loro aiuto è fondamentale. Ci piace e ci incoraggia molto il tam tam sul web e le iniziative col messaggio “noi ci crediAmo, #crediAmoci tutti insieme”. Insieme possiamo farcela».

Quanto cambia giocare per l’Europa o lottare per non retrocedere?
«Se giochi per l’Europa mezzo passo falso puoi recuperarlo. Se ti devi salvare non puoi mai sbagliare. Sono venuto a Cagliari sapendo che ci sarebbe stato da soffrire. Comunque, qui si lavora sereni, tifoseria e ambiente sono vicini ma tranquilli. A Roma va diversamente».

Diakitè, l’addio con la Lazio di Lotito è stato spigoloso?
«No, abbiamo chiarito, sono affezionato alla società. Ripeto: auguro a noi la permanenza in A e a loro il secondo posto e la Champions».

Corriere dello Sport

Exit mobile version