2013
E’ il 14 maggio 2000: La Lazio è campione d’Italia
E’ difficile ricordare a memoria una squadra che vince il campionato italiano un’ora dopo la fine della sua partita, dopo essere stata seconda gran parte del torneo, dopo aver recuperato 9 punti nelle ultime giornate, e dopo aver perso un campionato solamente l’anno precedente in cui aveva 11 punti di vantaggio sulla seconda. La sfida è difficile se non impossibile, la caccia è aperta, divertitevi e fate questa ricerca. Ma siete avvertiti, potreste impiegarci tutta la vita con il reale pericolo di non ottenere risultati. Una squadra così non è mai esistita, una vittoria così, rocambolesca ed epica, festeggiata nel cuore di Roma, ma ottenuta a chilometri di distanza sotto un acquazzone senza precedenti, non si è mai verificata sui campi di calcio. La Lazio il 14 maggio del 2000 riportò lo scudetto nella capitale dopo 17 anni e a 30 anni di distanza dall’ultimo successo.
Alle 18,04 esplode un boato che raramente si è potuto udire nella città eterna. Dentro questo urlo c’è tutta la rabbia per l’ingiustizia dell’anno precedente, quando la squadra di Eriksson lanciata verso il titolo, viene recuperata dal Milan a dir poco aiutato dagli arbitri. In quel boato c’è tutta la paura di vedersi di nuovo sfuggire sotto il naso, dopo Juventus-Parma, il secondo scudetto consecutivo. E dentro questo boato c’è anche tutto l’amore dei tifosi che hanno sofferto negli anni ’80 e che ora vedono realizzarsi un sogno. Nessuno ha festeggiato uno scudetto ascoltando dagli altoparlanti dell‘Olimpico un’ altra partita, nessuno nella storia è potuto recarsi allo stadio prima ancora che la vittoria fosse ufficiale e nessuno mai ha ingannato la lunga attesa del triplice fischio che sanciva il titolo biancoceleste, seduto sul prato verde dell’Olimpico o arrampicato su di una traversa.
Quella era una Lazio di campioni: Veron, Salas, Simeone, Nedved, Marchegiani, Nesta e tanti altri. Era anche la Lazio di Cragnotti, che primeggiava addirittura in Europa battendo il Manchester United di Sir Alex o vincendo la Coppa delle Coppe. Era la Lazio di Sven Goran Eriksson, con il suo aplomb e la sua signorilità. Ma era anche la Lazio di Calori, quel giocatore che mai nessuno avrebbe immaginato entrasse nella storia della prima squadra della capitale, anche perché la maglia biancoceleste non l’ha mai indossata in vita sua, ma con quel suo gol che affossò la Vecchia Signora sotto il diluvio di Perugia, è entrato di fatto nella storia del club capitolino ed ha reso giustizia alla squadra più forte d’Italia. Quel gol è stampato nella mente di tutti, è il ricordo di tutti i tifosi, uno di quei ricordi che basta accendere per un attimo e di colpo tutte le sicurezze e la fierezza di un popolo tornano nell’animo e diventano parte di un coro che dice: “Lazio sei grande e te volemo bene…”