Perché non qualificarsi all'Europa League non é poi così un dramma... - Lazio News 24
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2014

Perché non qualificarsi all’Europa League non é poi così un dramma…

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Lazio-Hellas Verona é sembrato il remake del film andato in scena contro il Torino, sempre all’Olimpico: stesso copione con i ragazzi due volte in vantaggio, disattenzioni difensive che costano la rimonta e addirittura il sorpasso avversario e infine pareggio agguantato con le unghie negli ultimi secondi. Interpreti diversi rispetto alla partita con i granata, ma finale identico (anzi con l’aggiunta di qualche scintilla). Roba sconsigliata ai deboli di cuore. Probabilmente gli unici che si sono divertiti sul serio sono gli amanti dello spettacolo calcistico. Di certo non i tifosi della Lazio o quelli scaligeri. Un punto a testa non serve a nessuno: a meno di finali apocalittici (che personalmente mi sento di escludere) l’Europa, per questa stagione, é andata. Non c’è zucchero in grado di addolcire il finale amaro di una stagione nata male con la sconfitta in Supercoppa e finita peggio. A questo punto però, sorge un interrogativo: siamo realmente sicuri che mancare la qualificazione alla prossima Europa League sia poi così una tragedia?

Riflettiamoci un attimo: la Lazio é una squadra da rifondare, é ormai un dato di fatto. La difesa verrà smantellata, ci saranno diversi addii. Il gruppo che verrà, a prescindere dalla qualità degli innesti che si saranno (tutti ci auguriamo siano di livello), avrà bisogno di tempo per trovare una certa amalgama, un minimo di coesione sia a livello tattico sia di spogliatoio. Con tanti nazionali che rientreranno sfiniti dal Mondiale brasiliano, gli impegni di una squadra che compete su tre fronti possono diventare più un problema che un motivo di orgoglio. É necessario avere una rosa di livello per distribuire le energie su tre competizioni diverse. E ad essere onesti, la Lazio, almeno attualmente, non la possiede.

Allora l’unica cosa da fare é non farsi prendere dallo sconforto: razionalizzare immediatamente il fallimento di un obiettivo (sicuramente meno doloroso del vedere sfumare una qualificazione in Champions per differenza reti come è capitato in passato) e programmare con perizia la prossima stagione. Per una volta, guardiamo ai nostri ‘cugini’: hanno disputato una grande stagione dopo un’annata fallimentare. Certo hanno fatto un gran mercato la scorsa estate, innegabile, ma credo che sul loro rendimento abbia influito moltissimo la fattispecie di non avere impegni infrasettimanali. Una circostanza che ha permesso a Garcia di lavorare con la dovuta calma, di prepare le partite in modo scrupoloso e soprattutto che ha consentito ai giocatori di recuperare e distribuire le energie condizione essenziale per arrivare sempre freschi alle partite della domenica.

Siamo onesti: forse é addirittura un bene non partecipare alla prossima Europa League. Se davvero ci sono intenzioni di rifondazione, se realmente la società intende aprire un nuovo ciclo (come affermato da Tare), allora forse avere una stagione ‘sabbatica’, in cui fare le cose con calma, può essere una cosa da accogliere positivamente. Ci tengo a precisare che non sono contento dell’epilogo di questa stagione che termina pur sempre con un ridimensionamento. L’automobile Lazio però, ha percorso troppi chilometri: il motore è fuso. C’é bisogno di cambiamento, e un cambiamento non si assorbe mai facilmente. Restano due partite, ma la stagione, è già ufficiosamente in archivio. Dal 12 giugno l’attenzione sarà tutta sui Mondiali. Appuntamento al 31 agosto, quando ripartirà la Serie A. Con la speranza che la Lazio possa tornare a regalarci grandi emozioni.

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