2014

ESCLUSIVA – Brocchi e il derby: “Il 26 maggio resterà nel cuore dei tifosi laziali e in quello dei romanisti… Keita merita la prima squadra”

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Con l’aquila sul petto ha giocato per 5 anni e se Matuzalem glielo avesse consentito forse si sarebbe divertito ancora un altro po’. I tifosi laziali l’hanno amato proprio per la sua grinta e la sua determinazione. In campo non ha mai tirato indietro la gamba ed è stato sempre pronto a lottare per la maglia. Christian Brocchi è stato un vero e proprio idolo per il tifo biancoceleste e quando è stato costretto a ritirarsi è stato salutato con striscioni e cori davanti ai quali non ha potuto fare a meno di commuoversi. Lazionews24.com lo ha intervistato in esclusiva per farsi raccontare Roma nella settimana precedente il derby e analizzare il momento in casa Lazio.

Reja da quando è arrivato sulla panchina della Lazio ha ottenuto grandi risultati, la Roma ormai più che una sorpresa sta diventando una certezza. Che partita si aspetta di vedere domenica?
“Mi aspetto una bellissima partita, le due squadre stanno vivendo un ottimo momento. Il derby è sempre il derby, è fondamentale scendere in campo con la volontà di fare bene e vincere. Chi sarà il più decisivo? E’ difficile da dire, vincerà la squadra che ha i giocatori che soffrono di meno la tensione e non hanno paura di scendere in campo. In queste partite bisogna essere uniti e avere un grande spirito”.

Di derby con l’aquila sul petto ne ha giocati parecchi. Che ricordi ha di questa sfida così sentita?
“L’episodio più significativo e più importante dei miei derby è il rigore conquistato nella vittoria di 2-1 con Klose al 93’. Nonostante ciò, la cosa che ricordo di più è quella grande voglia che avevo di giocarli. Nel derby la differenza la fa sempre la voglia o la paura”.

L’ultimo derby da giocatore della Lazio, purtroppo, l’ha dovuto vedere dalla tribuna. Cosa ricorda del 26 maggio?
“E’ un ricordo bellissimo, indelebile. Credo che rimarrà per sempre nel cuore dei tifosi della Lazio ma anche in quello dei romanisti!”.

Il mercato di gennaio ha lasciato molto malumore nella gente laziale a causa della cessione di Hernanes. La società ha fatto bene a cedere il Profeta?
“Secondo me è giusto cedere un giocatore che ha espresso il desiderio di andare via. La testa del calciatore è importantissima per giocare bene, e se Hernanes preferiva andare via la società ha fatto bene a cederlo. Purtroppo questa cessione ha evidenziato ancora di più la spaccatura tra la società laziale e la sua tifoseria. Questo crea un clima di negatività che influenza negativamente soprattutto i giocatori. Io spero che l’ambiente sia sempre unito, così è anche più facile raggiungere quegli obiettivi che fanno felici tutti”.

In questo momento allena gli Allievi del Milan, cosa pensa della Primavera della Lazio?
“La Primavera della Lazio è una squadra ben organizzata e gestita. Ci sono molti giovani interessanti che hanno avuto la fortuna di essere allenati prima da una grande persona come Bollini e ora da Inzaghi. I giovani devono far tesoro della grande esperienza dei loro allenatori e ringraziarli sempre”.

Il sostituto di Hernanes sembra già indossare la maglia della Lazio. Il talento Keita ha solo 18 anni ma in campo gioca da veterano. Come lo vede il calciatore ex balugrana?
“Keita è cresciuto nel Barcellona che è un ambiente importante che ti forma molto bene calcisticamente. Sta facendo bene e si merita la prima squadra. Ha doti tecniche importantissime ma deve continuare a lavorare sodo e non pensare di essere già arrivato perché ha ampi margini di miglioramento”.

La seconda stagione di Petkovic è stata a dir poco fallimentare, con Reja la Lazio ha ricominciato a respirare. Quanto è stato importante il cambio di panchina per la squadra biancocleste?
“Petkovic nel suo primo anno alla Lazio ha fatto molto bene. Purtroppo poi non è riuscito a mantenere questi livelli e il cambio allenatore è stato necessario. Reja ha sempre un grande impatto emotivo sullo spogliatoio. Anche nella sua prima esperienza biancoceleste aveva fatto molto bene. Lui è uno che lavora molto sulla testa dei giocatori, tira fuori il meglio dai suoi ragazzi. In poco tempo ha già ricompattato il gruppo”.

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