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ESCLUSIVA – Fiore: «Mancini decisivo per me. Anni splendidi alla Lazio»

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In esclusiva ai nostri microfoni Stefano Fiore, tra i ricordi di  Euro 2000 e l’exploit della Lazio quest’anno, con un commento sul futuro

La situazione sanitaria attuale sembra essere la peggiore dal secondo dopoguerra. Qual è il suo pensiero a riguardo?

«È una situazione che nessuno di noi poteva minimamente immaginare. Mi auguro possa concludersi presto, tutti devono fare la propria parte. Speriamo di poter tornare quanto prima alla normalità».

Nel 2000 Dino Zoff ti convoca per l’Europeo, in cui giochi tutte le partite della competizione, compresa la finale dal sapore amaro contro la Francia. Che emozioni hai provato?

«L’epilogo di quell’avventura fu tremendo, arrivammo a pochi istanti dalla vittoria finale per poi vederla sfuggire al golden gol contro la Francia. Nonostante questo, per me fu un’esperienza bellissima, la più importante con la nazionale. Ho ricordi stupendi, arrivai quasi da esordiente all’Europeo, avendo esordito in maglia azzurra il 23 febbraio contro la Svezia. Giocai tutte le gare da titolare tranne una, fu straordinario per me, è il ricordo più bello della mia carriera».

Dopo essere stato acquistato nell’estate del 2000 dalla Lazio, la tua avventura in biancoceleste inizia nel 2001. Che sensazione avevi sulla tua nuova avventura?

«La Lazio mi comprò subito dopo la fine di Euro 2000, ma l’Udinese volle assolutamente trattenermi almeno un altro anno, così rimasi in prestito lì un’altra stagione. Ero in una squadra importante e quindi ero felice, ma è chiaro che il mio desiderio era giocare in un top club, e la Lazio lo era. Non vedevo l’ora di poter indossare la maglia biancoceleste e cimentarmi con veri campioni. Il mio impatto non fu dei migliori, soprattutto per colpa mia: non era facile passare dalla provincia ad una piazza importante, ma dopo un periodo di ambientamento riuscii a farmi valere. Furono tre anni splendidi».

Con l’arrivo nel 2002 di Roberto Mancini sulla panchina della Lazio, arriva la svolta della tua carriera in biancoceleste. Quanto ha inciso su di te la sua figura? Come cambia il tuo ruolo in campo con il suo arrivo?

«Sicuramente anche io ho fatto la mia parte, ma Mancini ha fatto la differenza, è stato determinante per la mia consacrazione. Mi ha dato da subito grande fiducia e stima. Lui prediligeva il 4-4-2, ed io per caratteristiche potevo solamente fare l’esterno, a cui mi sono adattato bene, disputando due stagioni bellissime per me e per la squadra. L’ultima è stata la migliore in quanto sono riuscito a realizzare tanti gol ed assist».

Nel 2004 la vittoria della Coppa Italia con la Lazio nella doppia finale contro la Juventus. Quali emozioni ti ha portato la vittoria del trofeo? C’era un motivo di fondo dietro le due grandi prestazioni contro i bianconeri?

«Per quanto riguarda la Lazio, quel trofeo è il mio ricordo più bello ed importante. Essere protagonista con 6 gol nelle 4 partite tra semifinali e finali è stato bellissimo. Per quanto riguarda la Juventus, non c’erano motivi reali di fondo, la ritengo più una coincidenza bellissima. Sicuramente ho cercato di dare il massimo vista la forza dell’avversario. Evidentemente in quegli anni avevo qualcosa di magico per cui segnavo sempre ai bianconeri».

Il binomio Lazio-Juventus è protagonista anche in questa stagione. Come ritieni il campionato disputato dai biancocelesti fino ad ora? E quali sono le tue sensazioni su una possibile ripresa?

«È un vero peccato si sia interrotto il campionato, sia per il motivo dello stop, che per quello che la squadra di Inzaghi aveva fatto vedere fino a quel momento. È stato finora un campionato più equilibrato rispetto al passato, con la Lazio che, dopo una stagione in chiaroscuro lo scorso anno, capace di mettere pressione alla Juventus per la vittoria finale. Certamente anche l’Inter, pur essendo alcuni punti sotto, poteva ancora competere. I biancocelesti, però, sono la vera rivelazione del campionato, sono cresciuti a livello mentale. Le due vittorie contro la Juventus hanno dato grande fiducia, portando la squadra a fare il salto di qualità. Per quanto riguarda la ripresa del campionato, ad oggi è giusto che resti fermo, ci sono cose più importanti a cui pensare. Si dovrà procedere passo dopo passo, in base all’evoluzione della situazione nei prossimi 15-20 giorni. Non ritengo basilare riprendere in fretta i campionati o gli allenamenti. La salute è la cosa più importante al momento».

Nella Lazio sei stato compagno di squadra di Inzaghi per tre anni. Ti aspettavi un’evoluzione simile da allenatore?

«Credo neanche lui si aspettasse una simile evoluzione, più per i tempi che per le qualità. Trovarsi alla guida della prima squadra dalla primavera e vincere trofei alla prima esperienza da allenatore è un risultato sorprendente. Ha avuto il grande merito di crescere in silenzio e di correggere i propri punti deboli, ha saputo creare un grande gruppo, facendo lui stesso un importante salto di qualità. Sono certo che nei prossimi anni potrà fare ancora meglio».

L’avventura al Perugia al fianco di Massimo Oddo non è finita nel migliore dei modi. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? 

«L’esperienza al Perugia è stata molto bella, mi è servita molto. Peccato sia finita presto, probabilmente non lo meritavamo. Di ogni esperienza bisogna fare tesoro, siamo pronti per iniziare già da giugno, sperando di trovare subito un nuovo progetto».

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