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Fabiani a 360 gradi: «Tra Lazio, mercato e bilancio dell’anno»
Fabiani a 360 gradi: «Tra Lazio, mercato e bilancio dell’anno» Le parole del direttore sportvo
Intervenuto ai microfoni ufficiali del club, Angelo Fabiani, ha parlato 360 gradi del mondo Lazio:
BILANCIO- «Bilancio? Possiamo fare una piccola esperienza, sono arrivato come tutti sanno occupandomi della primavera e della Women dopo aver fatto una scelta di vita: aver girovagato per 30 anni in largo e lungo. Avevo metabolizzato, anche se è stata una scelta sofferta, di mettere a disposizione la mia esperienza nel settore giovanile e nella Women quando ancora c’era Morace. Sono due squadre che lo scorso anno ci hanno dato grosse soddisfazioni, peccato per la Women ma è un format un po’ particolare e si sa che tra la serie a e b c’è un abisso e diventa difficile e diventa difficile passare come secondi. Quest’anno speriamo di avere più fortuna, perché la Women merita grossa attenzione. La proprietà sta investendo non poco e vogliamo vedere la squadra femminile andare nella categoria che più le compete. Per quanto concerne la primavera non nascondo che quando sono arrivato le cose non andavano così bene, aspettai sei sette domeniche per intervenire»
PRIMAVERA- «Bisogna avere conoscenza prima di ciò che si deve fare altrimenti si rischia di peggiorare ulteriormente il percorso di una squadra, riferendoci alla primavera da che mi dicevano che stentava a salvarsi. Poi abbiamo istruito un metodo che con gli stessi giocatori che stanno facendo u buon percorso, si sono qualificati ai quarti con la Juve e siamo terzi in classifica. Hanno tutte le carte in regola per vincere il campionato.»
WOMEN- «Non che lo scorso anno la squadra non fosse competitiva, il calcio è fatto di cm a volte ti aiuta a vincere altre ti penalizza. La soddisfazione maggiore è che al dil dei risultati si nota una crescita mentale verso la vittoria e la voglia di dare sempre il massimo. Questo vale più del risultato in campo, diciamo che sta cambiando un po’ l’aspetto mentale.»
SETTORE GIOVANILE «Notavo un qualcosa come se la Lazio dovesse stare al servizio del singolo tesserato, è la cosa più sbagliata. Semmai è l’esatto contrario, solo così si possono raggiungere dei risultati importanti e acquisire mentalità vincente. Tutto ruota attorno alla voglia di conseguire un risultato. A malincuore, ogni volta che si è costretti a sollevare una tecnico o un collaboratore, non è una vittoria per un dirigente ma una sconfitta, però io in 30 anni che faccio questo mestiere h sempre fatto prevalere il concetto del bene comune. Col singolo non si va lontano, con la forza del gruppo si raggiungono traguardi inaspettati. Questo è il metodo che stanno recependo nel settore giovanile della Lazio che deve riprendersi un ruolo nel panorama italiano. Qui devo dire che Lotito è stato chiaro dall’inizio. Socuting? Ogni dirigente ha un suo metodo, non sta a me giudicare, ma la cosa che mi ha sorpreso è che avevamo molti ragazzi provenienti da fuori regione e che ho visto all’opera non erano tra i migliori el vivaio della Lazio e di quello che offre Roma e la sua provincia. Perché investire fuori dalla nostra regione quando nella stessa ci sono giocatori che possono fare al caso della Lazio. Non a caso molti giocatori laziali li vediamo nelle squadre del nord. Dobbiamo essere bravi a fare scouting nella nostra regione, ho messo due tre persone che vanno in giro a vedere e che ti segnalano qualche ragazzo. Abbiamo fatto 800 provini per prendere il meglio su Roma. Non significa che un giocatore importante di fuori regione non venga presa, ma prima era troppo sbilanciata la cosa.»
PRIMA SQUADRA- «Come si esce da questa situazione? Purtroppo per chi come me ha vissuto il calcio in provincia di questi momenti ne ho vissuti tantissimi. c’è sempre un rimedio a tutto. Il famoso metodo, cambio di mentalità e l’essere consapevoli che la Lazio in quanto società, tifosi e movimento calcistico deve essere al centro di tutto e tutti e non lasciare spazio a egoismi personali. È il secondo anno che lavoro nella mia città e so che cosa significa il senso di appartenenza del tifoso laziale, quanto ci tenga. Credo che tutte le sere in ogni famiglia c’è un posto vuoto che è riempito dalla Lazio. Ci vorrà del tempo e so che i cambiamenti radicali nell’immediatezza possono peggiorare, ma bisogna intervenire con il bisturi piano piano e far capire come la società intende far vivere l’attività che compie giornalmente»
VALORI- « Sono entrato a far parte della prima squadra un po’ curiosamente, avevo un contatto che prevedeva essere ds della primavera e della women e poi il presidente ha detto che mancava qualcosa. Questo mondo mi ha dato il modo di vivere bene, premettendo che sono un contadino prestato al calcio e sono abituato a seguire l’evolversi di una piantina. All’indomani di Salerno, di una partita che tenevo a vincere, le cose non sono andate e la notte decisi di entrare con tutti i crismi all’interno di uno spogliatoio. Non l’ho fatto prima perché da persona umile che ha visto il percorso straordinario di questi ragazzi in campionato, straordinario meritando il secondo posto, il mio senso di umiltà mi ha portato a gestire lo spogliatoio in maniera diversa. Era un gruppo collaudato e non bisogna mai alterare certi equilibri, quando entrai dissi solo ‘guardate a me l’aspetto tecnico facciamo finta che io non ne capisca, ricordatevi che io sono un grande gestore di un gruppo e i successi li ho raggiunti perché alla base c’era un gruppo solido’. Come ora con la primavera che quando perdemmo contro l’Atletico mi incazzai e entrai nello spogliatoio dicendo ‘vi siete fatti mettere paura da una squadra blasonata’. Ai ragazzi della prima squadra ho voluto rimarcare questo aspetto e la prevalenza del gruppo sopra tutto e tutti»
SARRI– «c’è una grande condivisione di tutto ciò che si fa, alla base ho trovato tra mister e presidente un rapporto importante di rispetto reciproco. Non tragga in inganno che il primo a essere incazzato sia il presidente significa avercela con qualcuno. Conosco sarri dai tempi della Nocerina, dai campi sterrati, e so che è un cavallo dir azza. Preparatissimo e perfezionista. Migliora tantissimo i propri calciatori. Ho avuto la fortuna di vedere da vicino Capello, Ancelotti e altri mostri di allenatore come Lippi. Da questi ho tratto sempre spunti positivi e devo dire che Sarri non è inferiore a loro. Oggi siamo un po’ tristi, ma facciamocela passare. Quando è uscito il primo sorteggio della Champions tutti dicevano che fosse facile, lo è quando lo vinci. Passare il girone con un turno d’anticipo significa che i ragazzi hanno mostrato valore. Cosa è mancato? Quell’approccio mentale, la determinazione e violenza calcistica e ardore agonistico di affrontare anche le squadre meno importanti e li abbiamo perso quegli 8 punti che oggi avrebbero dato un significato diverso al percorso della Lazio. Credo che se lo spirito è quello mostrato con Atalanta e Torino o contro l’Inter, dove abbiamo perso per disattenzione, possiamo scalare posizioni in classifica anche perché poi sono ragazzi che somatizzano molto la sconfitta e basta vederli in volto. Quello che dispiace è registrare qualche voce fuori dal coro»
VOCI- «A fine stagione ci sono le pagelle, io non penso che un professionista a certi livelli si possa permettere delle debolezze o sentirsi appagato. Se così dovesse essere, verrà fuori quel metodo un po più del bisturi. Oggi non ci sono queste avvisaglie. Malumori? Facciamo che io i bravi ragazzi li voglio come avversari, quando nello spogliatoio c’è un dibattito o una critica costruttiva io li preferisco. Luis Alberto e il rinnovo? Partiamo dal presupposto che esistono due tipi di calcio: quello giocato e quello mediatico. Io mi occupo di quello giocato, anche se poi se mi avventuro ci sguazzo anche in quello mediatico. Paradossalmente uno a scadenza si deve riconquistare la pagnotta e dovrebbe offrire performance superiore, sono situazioni di contorno che non trovano riscontro. Un rinnovo di contratto non è dato per statuto, lo si concerta tra le parti e non per questo se non dovesse accadere un professionista che si ritiene tale possa venire meno all’impegno. Questo non è il caso della Lazio, da quando sono qui non ho mai sentito nessuno lamentarsi e figuriamoci in un momento così particolare. Ho letto del nostro capitano, Ciro Immobile. Lui quello che ha sempre fatto trasparire è di rimanere alla Lazio e avere un ruolo dopo il calcio giocato, può dare ancora tanto a questa società che ha conseguito meriti è anche per lui. Adesso sentire gli Emirati Arabi, fa parte del calcio mediatico che a volte dovrebbe prestare attenzione perché potrebbe mettere di malumore il professionista che non è altro che un uomo con una famiglia. Bisognerebbe essere più sensibili su alcuni temi. Quando scende in campo davanti a 60mila spettatori subisce uno stress, bisogna avere rispetto di lui quando le cose non vanno bene. Ciro è un uomo straordinario, ama la maglia della Lazio e questa società. Mi dispiace leggere situazioni che infieriscono, a volte verificare una notizia con i diretti interessati sarebbe molto meglio piuttosto che affidarsi a quello che dicono i procuratori. oggi ci sono minimo 5 società che devi mettere d’accordo e ognuna di loro tira l’acqua al proprio mulino e a volte si fanno veicolare delle notizie false e che questi giocatori quando vanno avanti restano increduli. Poiché so sempre dove va a dormire la lepre, so perché fanno queste cose e chi le fa. Se la Lazio è ambita non vedo il perché questi a un certo punto debbano invertire la rotta, ci sono interessi che vanno al di là della loro volontà. Nei colloqui con Ciro e altri, nessuno ha manifestato la voglia di lasciare la Lazio. A volte presi dalla rabbia possono dire cose, ma un conto è ciò che si dice e un conto ciò che si pensa. Immobile pensa di restare alla Lazio, di esserne capitano e di dare ancora tanto»
NOTE POSITIVE- «Ce ne sono molte. A inizio stagione e mercato si è posti il problema: dare forza al gruppo o delegittimarlo? Chiunque avesse smontato il gruppo dello scorso anno sarebbe stato internato al manicomio, serviva un vice Immobile e credo che abbiamo investito su un ragazzo che sta facendo intravedere ottime cose. Mi riferisco a Castellano che farà molto bene così come Isaksen, Guendouzi e Rovella. Come si poteva smantellare una squadra che ha fatto una cosa straordinaria, non perché sia andato va Milinkovic andava stravolto il gruppo. Abbiamo preso ragazzi giovani con esperienza, Guendouzi non è uno scappato di casa. Abbiamo cercato di ampliare La Rosa con elementi e investimenti che possono dare frutti nel medio e lungo termine, detto tra di noi tutto ha un inizio e una fine. Molti giocatori smetteranno e dobbiamo farci trovare pronti con elementi che abbiamo preso anzitempo»
MERCATO-« Le critiche ci stimolano. Per fare un matrimonio bisogna essere in due. A volte ci sono cose che si possono fare e altre volte no. Meglio darli in prestito o svilupparli in casa? Quest’anno sta andando molto bene Bertini, Furlanetto e anche Floriani, Adamonis che sta facendo un campionato strepitoso. Ci sono gicoatori che si stanno facendo le ossa. È chiaro che quanto più cresce il settore giovanile, tanto più ci sono le richieste. Dia? È un ottimo giocatore, bisogna capire e vedere quale possono essere gli equilibri nell’inserimento in un gruppo collaudato come quello della Lazio. Oggi parliamo in termini negativi perché ci mancano quei 7 punti, ma noi abbiamo perso punti inconsapevolmente perché potevamo avere qualche punto più e essere in zona champions. Dobbiamo ripartire dall’ottima prova dell’Inter, venerdì abbiamo una prova in un campo ostico e dobbiamo scendere in campo come contro l’Inter con le stesse motivazioni. Sana Fernandez è un giocatore dotato di una straordinaria tecnica e deve lavorare dal punto di vista fisico, devo essere onesto che negli ultimi 15/20 potrebbe giocare già in Serie A»