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Da giocatore completamente offensivo a difensore aggiunto, la metamorfosi di Felipe Anderson
Ecco il «rinato» Felipe Anderson, merito del lavoro tattico di mister Simone Inzaghi
Il brasiliano ex Santos è diventato più concreto ed aggressivo rispetto al passato, quando lo si vedeva svogliato e debole. L’unica pecca di Felipe Anderson è la costanza, ancora questo particolare manca tra i suoi punti a favore, ma è sulla buona strada per raggiungerlo. Deve tanto all’ex tecnico laziale Stefano Pioli, ma soprattutto è in debito con mister Simone Inzaghi, che è riuscito a farlo lavorare per la squadra offrendo un determinante contributo anche nella fase difensiva. Dopo questo capolavoro tattico intuito dal giovane allenatore, Anderson ha perso le possibilità di andare in rete con più facilità, ma il talento di Brasilia è cresciuto di più nell’assistenza ai suoi compagni; fino ad ora è il più bravo della Serie A con 28 assist di cui 11 vincenti, i vari Dybala, Insigne e Callejon possono solo che inseguire per il momento.
UNA CRESCITA TATTICA MA ANCHE CARATTERIALE – Felipe quest’anno non è cresciuto solo sul piano tattico e del gioco, ma anche in quello della personalità. Il numero dieci, insieme a Radu, Biglia e Lulic, comincia ad avere la sua importanza nello spogliatoio. Il nazionale verdeoro ci tiene a dare il meglio in ogni partita, ma pretende lo stesso dai suoi compagni di squadra.
ORA TESTA AL GENOA – Anderson non vede l’ora che arrivi sabato per poter affrontare il Genoa, dopo la debacle casalinga con il Napoli: «In campionato siamo sulla buona strada, stiamo dimostrando di essere forti. Stiamo crescendo tanto anche se siamo un gruppo molto giovane. Sicuramente contro il Genoa sarà un partita in cui dovremo cercare di guadagnare la vittoria, dovremmo giocare al massimo e con la consapevolezza che possiamo conquistare i tre punti. Con questa cattiveria possiamo battere chiunque», dichiarava ieri. Adesso la risposta deve darla sul campo.