2014
Felipe Anderson si racconta: “Lazio, quanta fatica ma sei stata la scelta giusta! Il prossimo anno combatterò per conquistare il posto da titolare”
E’ stato il colpo dell’ultimo mercato estivo, il prospetto da far crescere, il futuro fuoriclasse portato via dal Brasile dopo una lunga telenovela. Si può dire tranquillamente però che la prima annata di Felipe Anderson con la maglia della Lazio non sia stata molto positiva. L’ex centrocampista del Santos ha lasciato intravedere qualcosa sul finire della stagione, ma le aspetattive per la prossima stagione sono altre. Il numero 7 ha rilasciato una lunghissima intervista al portale brasiliano globoesporte.globo.com, dove ha ripercorso i suoi primi mesi nella Capitale romana. Di seguito le sue parole.
Come analizzi la tua prima stagione nella Lazio?
“E’ stato un anno meraviglioso per me, per la mia carriera calcistica e per la mia vita. E’ sempre stato un mio sogno giocare in Europa, in Italia, e quest’anno l’ho realizzato. Ho incontrato molte difficoltà perchè è un calcio completamente diverso da quello brasiliano, la cultura è diversa, tutto è diverso. Ma dopo sei mesi le cose sono migliorate e ho iniziato a socializzare con i compagni di squadra. La mia famiglia è arrivata in Italia e mi ha fatto sentire un po’ a casa”.
Quali sono state le principali difficoltà in campo nei primi mesi?
“E’ stato molto difficile all’inizio perchè sono arrivato con un infortunio alla caviglia. Il campionato era già iniziato ed io ero ancora out, ho dovuto forzare un po’ per spingermi oltre il mio limite. Ho incontrato poi anche difficoltà dal punto di vista tattico, si è molto più severi in questo senso. Penso che i brasiliani quando andranno in Europa soffriranno soprattutto in questo”.
E fuori dal campo?
“Non parlo molto italiano. Ho fatto alcuni corsi ma ancora non lo parlo bene, ma sto cercando di imparare. Quando sono da solo per il pranzo o la cena è piuttosto complicato ordinare, ho passato due mesi a mangiare le stesse cose! Non sapevo ancora come fosse il cibo, ho sempre ordinato la ‘Carbonara’, poi ho iniziato una dieta per perdere tutto il peso guadagnato, ora è tutto più tranquillo.
Hai debuttato e segnato il tuo primo gol nella Lazio in un match in Europa League. Come ti sei sentito?
“Mi sentivo realizzato. Era il mio sogno e finalmente ce l’avevo fatta. Si trattava di squadre che vedevo solo in televisione, era il mio obiettivo. In quella partita (a Varsavia contro il Legia, ndr) stavo giocando bene, sentivo di poter raggiungere il gol”.
Nel Santos hai agito vicino agli attccanti, in Italia quale ruolo ricopri?
“Ho cominciato a giocare nella stessa posizione, ultimamente ho agito un po’ più dietro e questo ha fatto la differenza per me. Arrivo bene al limite dell’area ora, mi mancava questo fattore per mostrare il mio calcio”.
Pur non avendo giocato il derby, hai potuto vivere il clima di Lazio-Roma. Com’è l’atmosfera in questa partita?
“E’ un qualcosa di unico per il modo in cui le persone lo vivono. I brasiliani sono molto legati al calcio, ma a Roma ti sostengono in maniera incredibile, esagerata. A Roma o sei laziale o romanista. La città è divisa, si ha un amore pazzesco per il calcio e per la propria squadra. Questa atmosfera dà un sapore ancor maggiore nei derby”.
E’ stato difficile per la squadra gestire la partenza di Hernanes?
“Il gruppo ha sentito la perdita, ma il presidente ha deciso così. Hernanes batteva le punizioni, i rigori, i calci d’angolo, ha lasciato un vuoto andando via. Ma con il tempo la squadra è cresciuta, si è ripresa in campionato sfiorando l’Europa League. Abbiamo superato la partenza più velocemente di quanto potessimo immaginare”.
Quali sono i principali obiettivi per la prossima stagione?
“Il primio obiettivo è quello di avere un buon rapporto con i compagni, il loro rispetto. E’ la cosa principale. Dopo di che combatterò per ottenere un posto da titolare in squadra”.
In un anno sei stato allenato da tre tecnici: Ramalho, Petkovic e Reja. Chi ti ha aiutato di più?
“Ramalho, perchè con lui sono stato più a lungo. Era presente nel momento in cui stavo diventando un calciatore professionista, con lui ho trascorso due anni e sei mesi. Anche per il calcio europeo i suoi consigli sono stati fondamentali: mi chiama e mi guida in tutto. E’ stato essenziale per me, mi ha permesso di migliorare il mio calcio”.
Com’è stato senza famiglia? Sentivi nostalgia?
“E’ stato difficile. Quando ero in Brasile prendevo un aereo e in un’ora ero con la mia famiglia. Se si disponeva di un fine settimana, tre giorni di riposo, era possibile vederli. Qui però ci sono 12 ore di distanze, è difficile. Quest’anno abbiamo scelto di non viaggiare e ‘uccidere’ la nostalgia perchè era il primo anno che passavo lontano da tutti. Dopo tutto questo tempo senza la famiglia, il cuore ti si stringe sempre”.
E il Santos ti manca?
“Tutti i giocatori che giocano nel Santos mi mancano. Tanto che io ho ancora casa lì, così da poter trascorrere qualche giorno con loro. La città è bellissima, così come i tifosi, gli amici che ho lasciato qui. E’ un luogo dove ho sempre l’intenzione di tornare, di trascorrere le vacanze, un posto dove mi piace restare per un po'”.
Stai seguendo il Santos dall’Italia?
“Mio fratello mi dice sempre ciò che accade perchè lui guarda sempre tutte le partite, io sono più per telefono e computer. Questo club sarà sempre nel mio cuore, ma anche gli amici e le persone che ci lavorano sono speciali. Farò sempre il tifo per il Santos”.
Se fossi rimasto con il Santos, ritieni che saresti diventato un protagonista?
“Se avessi continuato penso di sì, mi sentivo bene in quel periodo. Ero ben preparato, psicologicamente e fisicamente. Penso che se avessi potuto avrei guadagnato il mio spazio nella squadra”.
Hai lasciato il club all’età di 20 anni. Credi che sia stata la scelta giusta per la tua carriera?
“Si, è stata la scelta giusta. E’ stato un sogno giocare lì, ero giovane e avevo bisogno di adattarmi al calcio professionistico. E’ stato il club che mi ha cresciuto. Ma questa è stata la scelta giusta, di sicuro”.