2014

Felipe Anderson: “Vogliamo tornare in Europa. Convocazione in Under 21? E’ il mio sogno”

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Il portale brasiliano Globoesporte ha intervistato il fantasista biancoceleste Felipe Anderson. Argomento iniziale è la convocazione nell’Under 21 verdeoro decisa da ct Muricy Ramalho. “Ho sempre sperato di essere convocatoÈ un sogno e un obiettivo che ci tenevo a raggiungere. Ogni partita che gioco rappresenta un piccolo progresso”.

Aspettavi tanto una chiamata in Nazionale, come hai reagito quando hai appreso la notizia?

“È una notizia meravigliosa, ora ho tutta l’intenzione di continuare a fare del mio meglio per migliorare sempre più. Sono sempre rimasto tranquillo, ha saputo aspettare il mio turno pazientemente. Non ho mai smesso di lavorare, sono sempre stato motivato in ogni partita, giocando con discreta continuità. Tutto questo ha contribuito ad aumentare le mie chance di tornare in Nazionale. Quando la convocazione non è arrivata non mi sono arrabbiato. Stavo lavorando bene, l’occasione sarebbe arrivata”.  

Conosci già qualche giocatore che troverai un Under 21?

“Alcuni ragazzi li conosco perché abbiamo giocato insieme in Under 18, altri ancora li ho conosciuti in Under 19. Poi ci sono dei calciatori che giocano in Italia”. 

Hai mai immaginato di partecipare con il Brasile alle Olimpiadi?

“Già la convocazione in Nazionale è un sogno, le Olimpiadi sono un’occasione ancor più speciale. Il fatto che il Brasile punti sempre a vincere mi motiva e non poco. So che per ottenere certi obiettivi bisogna fare un passo alla volta, quindi penso a fare bene adesso, poi verrà tutti di conseguenza”. 

In questa stagione stai trovando il tuo spazio nella Lazio. Cosa è cambiato dallo scorso anno?

“Il calcio qui è molto diverso da quello brasiliano. Se arrivi in Italia in età matura, hai già esperienza e non fatichi molto. Diverso è il discorso se arrivi in piena fase di crescita. Quando vieni da un Paese completamente diversi, devi imparare un sacco di nozioni nuove per fare bella figura. Qui il calcio è molto tattico. Sul finire della scorsa stagione ho cominciato a capire i meccanismi e ho iniziato a giocare bene. Sto crescendo partita dopo partita”. 

Cosa ti ha sorpreso di più del calcio italiano? 

“L’intensità del gioco è completamente diversa. Non devi mai smettere di correre nei 90 minuti e devi prestare moltissima attenzione alla parte tattica. Ho dovuto lavorare molto su questi aspetti”. 

Ti senti migliorato come giocatore?

“Sicuramente. Ho avuto diversi allenatori che hanno lavorato molto sull’intensità del gioco. Dopo un anno e mezzo in Italia mi sono reso conto che sul campo penso in maniera diversa. Sono cresciuto molto, sono riuscito a capire… (non riesce a trovare la parola in portoghese, ndr)… come usare i miei punti di forza.  Inizio a confondere l’italiano e il portoghese (ride, ndr), in Nazionale dovrò riabituarmi. Il fatto è che in italiano si spiega meglio il significato di alcuni concetti! Ma in Nazionale credo siano quasi tutti brasiliano (fragorosa risata, ndr)”. 

È stato difficile ambientarsi a Roma?

“Roma è una città meravigliosa. Le persone sono calorose, rilassate. Tutti dicono che Roma è come un grande museo. Ho avuto modo di vedere il Colosseo, il Vaticano e la Fontana di Trevi”. 

La Lazio sta facendo una grande stagione, è al terzo posto. Qual è l’obiettivo stagionale?

“L’obiettivo è quello di arrivare in Europa. La squadra quest’anno ha grande qualità, stiamo lavorando per imporre il nostro gioco in ogni partita e contro ogni avversario, stiamo giocano meglio dei nostri avversari di turno. Dobbiamo continuare su questa strada. Sono quattro mesi che lavoriamo con il nuovo staff tecnico e con i nuovi giocatori, stiamo crescendo. Non so di preciso dove possiamo arrivare, ma sappiamo che possiamo andare lontano. Molte persone non si aspettavano questi risultati”.

Com’è il rapporto con Klose? 

“È un ragazzo fantastico per la sua umiltà. Miro parla spesso con i più giovani, ci spiega i movimenti per filo e per segno, motiva tutti. Si vede che vuole aiutarci, è un grande giocatore, una grande persona che capisce davvero di calcio. Il rapporto con lui è molto buono”.

Di cosa avete parlato dopo il 7-1 della Germania sul Brasile?

“(Ride, ndr)… Io gli avevo inviato un messaggio prima della partita, chiedendogli di non segnare ma augurandogli buona fortuna. Ne ho inviato uno anche a Neymar. Abbiamo scherzato, niente di che. Miro è umile, è un ragazzo tranquillo”.  

E con Hernanes come ti sei trovato?

“Ha lasciato il club da idolo. Se sento ancora la sua mancanza? Non dico che mi manca, ma ha lasciato un po’ di nostalgia, quello sì. Non solo per il giocatore che è, ma anche per la persona. Non voglio dire che oggi abbiamo giocatori migliori di lui, ma la squadra ha trovato la sua quadratura. Hernanes manca a tutti, ci ha aiutato molto in campo. È una persona eccezionale. Parlo per me, mi manca come amico. Giocatori come lui lasciano sempre un vuoto”. 

Pensi di poter diventare un idolo dei tifosi laziali proprio come Hernanes? 

“In Brasile lo avevo già visto giocare, ma venire qui e giocare al suo fianco è stata tutta un’altra cosa. Mi ha fatto venir voglia di migliorarmi, ovvio che è un obiettivo, un sogno, diventare un idolo come lui”.

 

Rocco Fabio Musolino

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