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Ferron e la tripletta di Mihajlovic: «Calciò talmente bene, che non poteva che andare così»
Mihajlovic sarà ricordato anche per quelle tre punizioni battute – e segnate – contro Ferron, che oggi parla così
Le punizioni sono stato il vero marchio di fabbrica di Mihajlovic. E lo sa bene Ferron, ex portiere della Sampdoria, che nulla potè in quel 13 dicembre del ’98, quando Sinisa gli bucò la porta per ben tre volte su calcio piazzato, passando – di fatto – alla storia del calcio italiano e non solo.
Per le frequenze di Radiosei, proprio l’estremo difensore ha ricordato così quella giornata:
TRE PUNIZIONI – «Ho avuto il grande privilegio di stare insieme per due anni con Sinisa Mihajlovic e di essere anche avversario. Ho provato tutto di lui, compreso quelle tre storiche punizioni che ho subito da lui in un Lazio-Samp. Quel giorno lui è arrivato alla gara con dei problemi fisici e mi ero illuso che non volesse calciare i calci piazzati. Poi ha capito che stava bene ed ha fatto uno show vero. Che posso dire, era uno specialista incredibile, un uomo record da questo punto di vista. Se doveva essere, meno male sia stato lui a farlo a me. Ricordo tanti insulti ai miei compagni di squadra, ad uno come lui non devi concedergli quelle opportunità. Lui mi conosceva, io conoscevo lui, ma le ha tirate talmente bene che non poteva che andare così. Poi ci siamo fatti tante risate. Per lui era più semplice tirare la punizione che il rigore, aveva più tempo di vedere i movimenti del portiere».
SINISA UOMO – «Chi ha avuto la persona di starci insieme ha avuto anche il privilegio di conoscere la sua generosità, la sua sensibilità. Il suo passato l’ha portato anche a questo. Sembrava brusco, ma poi era tenero e divertente. Dopo l’esonero con il Bologna, ho avuto modo di passare con lui una serata allegra. Lui in primis non ti portava a pensare alla sua malattia. Ha voluto vivere la vita come sempre aveva fatto. In questo il suo carattere è venuto fuori tutto. Protettivo e competitivo. Era semplicemente giusto, faceva il capo branco, ti riportava in riga quando era necessario. Un compagno di squadra forte, ideale, usava bastone e carota. I funerali, le folla per lui, ha certificato quanto il suo aspetto umano è venuto fuori».