2014

Fiore: “Pioli deve cancellare la sconfitta di Genova. Occhio al centrocampo dell’Udinese”

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Stefano Fiore, ex giocatore di Lazio e Udinese, è intervenuto negli studi di Lazio Style Radio parlando del momento biancoceleste e dell’imminente sfida tra biancocelesti e friulani di giovedì sera.

Che Lazio vedi fin qui?

“Una Lazio molto buona, ha perso inaspettatamente. Questi sono i casi in cui il calcio si dimostra crudele e strano. Nel primo tempo la Lazio avrebbe dovuto segnare tre gol;ha creato 7-8 palle gol clamorose”.

Giovedì c’è Lazio-Udinese:

“L’Udinese ha fatto la partita che ci si aspettava contro il Napoli, che sta attraversando un momento particolare. E’ una squadra molto solida anche se non di altissima qualità”.

I friulani hanno cambiato allenatore dopo tanti anni, che ne pensi di Stramaccioni?

“L’Udinese è un cantiere, hanno fatto tre partite con un modulo diverso, è inusuale per loro. Stramaccioni sta cercando la quadratura giusta”.

La Lazio con la difesa rimaneggiata dovrà stare attenta a Di Natale:

“Al di là dgli infortuni che dispiacciono, adesso si dovrà inventare qualcosa di diverso. Potrebbe giocare anche Muriel alposto di Di Natale, certo che a lui non puoi concedergli nulla. L’Udinese ha un centrocampo robusto”.

Cosa potrebbe fare Pioli?

“Dovrà cercare di togliere dallatesta la sconfitta di Genova, sono partite in cui nove volte su dieci si vince. E poi far sentire importante chi non è stato titolare”.

Quanto conterà l’esperienza di Klose?

“Tanto, se non tutto. Sono giocatori capaci, con carisma. La Lazio lo ha tenuto proprio per questo ruolo di ‘chioccia’, con tutto il rispetto per il giocatore che è. E lui ha sposato questa cosa”.

Un pensiero su Parolo:

“Mi somiglia più di Candreva perchè gioca dove avrei sempre voluto giocare io, che invece ero più esterno. Lo seguo particolarmente, anche ieri è arrivato in zona gol due volte”.

Il tuo legame con la Lazio?

“Stupendo, è così quando vieni ricordato anche dopo dieci anni. Vuol dire che hai lasciato qualcosa; sono stati tre anni intensi, anche se il primo fu difficile”.

Due parole sul momento della Nazionale italiana:

“Negli ultimi anni non c’è mai stato un programma definito; ad esempio, Lippi, per il Mondiale vinto nel 2006 aveva deciso un anno prima chi convocare. Adesso vedremo con questo nuovo corso”.

 

 

 

 

 

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