2014
Flaminio, il gioiello in rovina che nessuno vuole far rinascere
Trascurato, desolato, triste. Ringhiere mangiate dalla ruggine, erba alta e secca, seggiolini vetusti, coperti dalla polvere e da colori ormai opachi, negli spazi lasciati liberi dall’erba sulle tribune. È l’atmosfera spettrale e di degrado che aleggia all’interno dello stadio Flaminio. Campo da calcio, palestre, piscina, uffici. Tutto inutilizzato, abbandonato a se stesso e destinato, andando avanti di questo passo, a morte certa. Al momento vive, o meglio sopravvive, in un limbo di incertezza tra Comune, Coni e Figc. Come riporta La Repubblica, sembra quasi che nessuno se ne voglia occupare, e anche l’esterno sembra godere di poca cura: dai grandi cuscini abbandonati davanti alle cancellate alle biglietterie trasformate in sgabuzzini. Eppure è una struttura storica che fino a pochi anni fa ospitava le partite della nazionale di rugby. È un posto con qualcosa di magico, soprattutto per la parte biancoceleste della Capitale: proprio lì, nel Flaminio (che nel 1957 prese il posto dello “Stadio della Rondinella”), la Lazio ha vissuto la prima parte della sua storia ultracentenaria. Entrati all’interno dello stadio, l’abbandono: sul campo pianticelle alte fino mezzo metro si alternano all’erba secca, e i bagni, ovviamente inagibili, sono sporchi con incrostazioni e umidità a fare da padroni. Eppure non più tardi di 5 anni fa c’era chi voleva riportare il Flaminio a nuova vita: nel 2009 da parte della tifoseria laziale venne presentata una petizione di 15mila firme per cercare di riportare l’aquila nel suo nido. Ma Lotito ha altre idee per la costruzione dello “Stadio delle Aquile” possibilmente sui suoi terreni in zona Tiberina. Con le norme attuali sarebbe molto difficile rivitalizzare il Flaminio: per l’eventuale restauro — che dovrebbe prima essere avallato dalla Fondazione Nervi (l’architetto che lo progettò) — occorrerebbero investimenti da 12-13 milioni e ampie garanzie per le infrastrutture come i parcheggi. Di conseguenza, e soprattutto, non può diventare fonte di guadagno per l’impossibilità di organizzare attività collaterali a fini commerciali. Sarebbe più percorribile il progetto di farlo diventare il centro sportivo di Coverciano versione romana, ma al momento la Figc non pare interessata al discorso. E il Flaminio resta lì. Sempre più triste e desolato