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2014

FOCUS – Il doloroso addio dell’Highlander biancoceleste: grazie Biava, campione in campo e fuori

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La rivoluzione che subirà la Lazio nelle prossime settimane porterà una ventata d’aria fresca necessaria per ripartire alla grande la prossima stagione. Una scelta condivisibile, quella della società: lasciar andare gli ‘anziani’ della rosa e cedere gli esuberi per acquistare chi nella Lazio dovrà essere un protagonista. Una strategia inevitabile dopo una stagione disastrata, iniziata con tante aspettative e conclusa con un anonimo nono posto. Uno di quelli che lascerà è Giuseppe Biava, il leader della difesa biancoceleste da 4 stagioni e mezzo.

SALVATORE DELLA PATRIA – Gennaio 2010, la Lazio galleggia tra il quintultimo e il terzultimo posto in classifica, lo spettro della Serie B si fa sempre più insistente. Lotito si muove sul mercato, acquistando Floccari, Hitzspelger, ma soprattutto Biava e Dias. La difesa prima di qualsiasi altra cosa. Eppure l’avventura del centrale lombardo nella Capitale non inizia nel migliore dei modi: a Bologna c’è una trasferta chiave per la lotta salvezza, gli uomini di Reja dopo 20 minuti stanno sotto 2-0. Il tecnico goriziano pensa ad una squadra più offensiva per riacciuffare il risultato e sostituisce Biava con Rocchi. Dal settore ospiti i fischi sono assordanti. Ma Beppe non molla neanche a pensarci, continua a lavorare a testa bassa e con il tempo formerà una delle coppie di centrali più forti del campionato insieme al brasiliano ex San Paolo. Risultato: la Lazio che conclude il suo campionato con un degno decimo posto.

SOGNI EUROPEI – La Lazio riparte da Biava e Dias, due giocatori ideali per garantire sicurezza a tutto il reparto arretrato. Il campionato dei biancocelesti parte alla grandissima, a dicembre la classifica dice secondo posto. Il sogno Champions League è lì, ma sfumato in extremis per la differenza reti al cospetto dell’Udinese. Stesso epilogo la stagione seguente, stessa squadra a beffare Reja: stavolta è però un punto a distanziare la Lazio dalla qualificazione alla coppa dalle grandi orecchie. Biava è l’unico vero punto fermo della retroguardia anche la stagione successiva: i compagni di reparto cambiano (Cana, Ciani, lo stesso Dias), l’highlander biancoceleste è sempre lì a comandare. Anche con Petkovic. La carriera del bergamasco viene coronata dalla conquista della Coppa Italia, nella storica finale contro la Roma: neanche a dirlo, Biava risulta uno dei migliori in campo. Il rinnovo per un’altra stagione arriva, ma stavolta il campionato inizia con un brutto infortunio, che lo terrà fuori per diversi mesi. Beppe ritroverà una Lazio galleggiare in cattive acque. Torna Reja, torna il fortino Biava-Dias, che all’esordio batte l’Inter all’Olimpico con la prodezza di Klose. La stagione resta però anonima, il buon vecchio 38enne conclude la sua avventura in biancoceleste con la solita classe e dedizione che lo ha sempre contraddistinto.

ADDIO – Stavolta niente rinnovo, Beppe vuole tornare a casa. Bergamo lo aspetta, insieme a moglie e figlia: “Dopo quattro anni e mezzo lascio la Lazio. Voglio ringraziare tutti, dai magazzinieri al Presidente, dai dipendenti della società ai tecnici, dai dirigenti ai collaboratori del club. Un grazie particolare va ai miei compagni di squadra, con i quali ho avuto l’onore e il piacere di vivere questo momento importantissimo della mia carriera. Un pensiero speciale ai tifosi, con loro ho provato emozioni uniche, irripetibili e indimenticabili che porterò per sempre nel mio cuore. Grazie Lazio”. Grazie a te Beppe. Campione in campo, signore fuori. Sottovalutato dall’Italia, ma ringraziato da un popolo che lo ricorderà sempre per serietà, dedizione e amore per la maglia.

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