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FOCUS – Lazio: cosa è cambiato rispetto all’era Pioli?

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E’ ancora troppo presto per tirare le somme e lasciarsi andare a giudizi affrettati. Il calcio, del resto, si sa, è uno sport passionale; porta ad esaltarsi facilmente per una vittoria e a deprimersi in egual modo, per una sconfitta e non ci permette dunque di essere molto spesso lucidi nelle analisi. Chi ha visto tutte le partite disputate sin qui dalla Lazio, non deve dimenticare le poco convincenti partite disputate contro Chievo ed Empoli ma neanche sottovalutare le brillanti perfomance contro il Torino ed Il Chievo. Proprio la gara contro i granata, ha rappresentato un fondamentale snodo, un punto medio del pendolo che oscilla tra l’esaltazione e l’avvilimento e che ha raggiunto il suo acme con la rete del vantaggio di Iago Falque. Quanti di noi (immaginiamo la quasi totalità), avranno pensato, vedendo il pallone infilarsi alla destra di Marchetti:un’altra domenica da archiviare!,per poi successivamente ricredersi, ammirando la grande capacità di reazione di una squadra che priva di tanti elementi importanti e sotto di un goal, ha avuto la forza di ribaltare il punteggio su un campo difficile come l’”Olimpico”? Se ci si domanda cosa sia allora cambiato nel giro di poche settimane, la risposta è che in realtà è mutato ben poco, anzi, più correttamente accanto alla solita grinta e spirito di sacrificio trasfuso nella rosa da Simone Inzaghi, sta migliorando lentamente il gioco ed aumentando nel contempo la condizione atletica. Il medesimo corollario, va applicato anche quando si tratta di fare paragoni con la seconda Lazio di Pioli. Chi lo fa, giudicando troppo severamente quell’ “annus horribilis”, mostra di avere la memoria troppo corta, riponendo nel cassetto il gioco spettacolare e spumeggiante praticato nei primi tempi dal tecnico romagnolo il quale, smarrita poi la bussola a causa di problemi di spogliatoio, infortuni occorsi a calciatori importanti, un attacco spuntito e troppe competizioni da affrontare, fu poi costretto ad ammainare la bandiera. Cosa è cambiato con Inzaghi, rispetto ad allora? Sicuramente il modo di stare in campo; il giovane tecnico dei capitolini è riuscito a portare maggiore equilibrio sul rettangolo verde, utilizzando un 4-3-3 che in fase di non possesso sa trasformarsi in un 4-4-2 in cui le ali offensive sanno all’occorrenza sacrificarsi, riuscendo a cavare il meglio dal materiale umano a disposizione ma soprattutto, facendo leva sulle proprie abilità di motivatore e su un attacco che ha cominciato a carburare alla grande. Ci vuole dunque più accortezza nei giudizi. Pioli è stato super per un anno, troppo testardo nel proseguire nelle sue idee anche quando costellato da evidenti problemi presentatisi sul suo cammino; più riflessivo Inzaghi che ha cambiato in itinere, modo di giocare, scegliendo una tattica più accorta e meno rischiosa e facendo del suo cavallo di battaglia, la grinta e la coesione del gruppo seppur con una rosa rabberciata, agevolato comunque da una sola competizione e dalla possibilità di disporre finalmente di un attaccante prolifico come Immobile. Certo, vedendo i numeri prodotti da questa Lazio, c’è da essere piuttosto ottimisti: terzo miglior attacco con 20 reti, dietro Juventus e Roma ed a pari merito con il Torino, quinta per numero di tiri in porta (119) e assist (31) e settima per km percorsi durante i novanta minuti (106,912). Dati insomma inequivocabili che alla vigilia della gara interna con il Sassuolo, risuonano come un dolce eco su cui cullarsi senza nel frattempo lasciarsi andare a voli pindarici…

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