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Funerali Diabolik, la lettera della figlia: «Gli accordi non sono stati rispettati. Io camminerò sempre a testa alta!»
Il giorno dopo i funerali, la figlia di Fabrizio Piscitelli, Ginevra, ha scritto un post attraverso il suo profilo di Facebook
Questa l’amarezza di Ginevra dopo i funerali di suo padre Fabrizio: «Io oggi contrariamente da quello che fanno vedere in televisione, ero al funerale di mio padre, cosa che forse il Questore si è dimenticato, come se lo sono dimenticati quegli sciacalli dei giornalisti (perché solo gli sciacalli lucrano sulle disgrazie altrui).
Il Questore ha creato, a fine celebrazione, andando contro gli accordi presi, un disagio incredibile, sia ai suoi collaboratori che a noi familiari.
Chiaramente il Questore ha dovuto creare disagio per far valere la sua posizione iniziale, per dar ragione alla stampa, o meglio forse gli sarebbe costato caro se la stampa avesse scritto che tutte le persone presenti al funerale avevano mantenuto (come premesso) un atteggiamento consono e rispettoso nei confronti della mia famiglia e nei confronti di mio padre. Hanno deciso, dopo due settimane di calvario (non ancora terminato visto che fino a prova contraria non è ancora stato trovato l’assassino), di lasciare il feretro di mio padre per due ore sotto il sole, perché il Questore ha imposto il divieto di far scendere la macchina in mezzo ai tifosi, violando gli accordi presi lunedì. Infatti ci tengo a precisare che il funerale seguiva un programma, che da parte nostra non è venuto meno, mentre da parte sua SÌ, perché a differenza del Questore, a casa mia, la parola data è una e va sempre rispettata. La maggior parte dei collaboratori del Questore si sono vergognati e non per noi, ma per l’incarico che gli era stato dato da una poltrona.
Vorrei che vi avessero fatto vedere i collaboratori del Questore scuotere la testa sotto il sole, la maggior parte di loro amareggiati. Vorrei che vi avessero fatto vedere mia madre stesa a terra il giorno del funerale di suo marito , che si è sudata e che ha voluto fare con tutto il cuore, per noi figlie, per i nostri amici e per i ragazzi della Lazio. Vorrei che vi avessero fatto vedere come le figlie, siano state seguite dalla stampa dalla camera ardente, dove abbiamo baciato nostro padre per l’ultima volta, fino al deposito del cimitero (arrivati a 130 km/h con tanto di sirene accese come se stessimo facendo un inseguimento). Vorrei che vi avessero fatto vedere mio nonno con l’ossigeno, per due ore in macchina sotto al sole, aspettando di poter fare un tratto di strada dietro suo figlio. Vorrei che vi avessero fatto ascoltare la messa, una messa in cui un uomo di Chiesa, un monsignore, sebbene ha citato anche il soprannome di mio padre cioè “Diabolik” poi l’ha chiamato Fabrizio, Fabrizio in quanto uomo, marito, padre e figlio.
Vorrei che vi avessero fatto ascoltare nei video che trasmettono al Tg, che chiedevo, urlando, dopo mezz’ora sotto al sole, con mia madre su un’ambulanza, di far scendere l’auto con mio padre; perché in quella macchina per molti c’era un feretro con un corpo senza vita, per me in quel feretro c’era un pezzo di cuore, c’era l’uomo che avrebbe dovuto accompagnarmi all’altare, l’uomo che avrebbe dovuto vedermi laureare, l’uomo che mi ha cresciuta, l’uomo che dormiva con me quando ero giù di morale, c’era mio padre e questo dovrebbe bastarvi.
Non mi sto giustificando, sto dicendo semplicemente la realtà dei fatti, quella che fortunatamente più di mille persone hanno potuto vedere con i loro occhi , ma che purtroppo voi non vedrete mai.
Detto questo, io continuerò a camminare A TESTA ALTA SEMPRE e non sarò mai come avete provato a descrivermi voi. MAI.
Ginevra Piscitelli».