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Garlaschelli: «La Lazio ti entra nel cuore, i tifosi mi vogliono ancora bene»

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L’ex calciatore della Lazio Garlaschelli ha parlato in vista della partita contro la Juventus, ricordando le passate sfide ai bianconeri

Renzo Garlaschelli, storico ex calciatore della Lazio, in una intervista al Corriere dello Sport ha parlato in vista della partita contro la Juventus ricordando le passate sfide ai bianconeri.

LAZIO-JUVE – «In quegli anni la Juventus è stata la nostra avversaria, ci ha tolto uno Scudetto nel 1973, ha combattuto con noi nel 1974. Ed è sempre stata la squadra da battere. Aveva giocatori eccezionali in ogni zona del campo. Soprattutto quelli che mi marcavano. Ancora oggi la gente mi vuole bene, i tifosi della Lazio non fanno che ricordare ciò che abbiamo raggiunto in quegli anni. Non può che essere cosi: abbiamo vinto lo Scudetto, ci siamo divertiti e abbiamo fatto divertire giocando un calcio moderno. In quegli anni chi giocava sulla fascia destra era considerato un tornante o una seconda punta. Io appartenevo a questa categoria, ero sicuramente più offensivo».

LAZIO NEL CUORE – «Con la Lazio ho vinto uno Scudetto, ho giocato tanti anni e mi sono tolto belle soddisfazioni. Sono rimasto laziale, ho ricevuto emozioni enormi. C’è poco da fare, la Lazio ti entra nel cuore. Le sfide con la Juve in quegli anni erano difficili, a Roma li abbiamo battuti spesso ma a Torino era quasi impossibile. Era una squadra superiore, costruita per vincere. Noi in quei tre-quattro anni abbiamo provato a metterli in difficoltà con le nostre forze ma andare a Torino e vincere non era semplice, per tanti motivi. Non fatemi aggiungere altro».

SFIDE SCUDETTO – «La Lazio si è giocata poche volte lo Scudetto ma quando l’ha fatto la Juve c’era sempre. Il primo anno, 1972/1973, il Milan era più forte ma poi si suicidò perdendo a Verona. L’anno seguente abbiamo vinto contro i bianconeri e successivamente la Juve si è presa la rivincita. I miei marcatori diretti? Cascavo sempre male: Spinosi, Gentile, Cabrini. Difensori fortissimi, con personalità. Poi c’era Tardelli, Furino e in attacco campioni incredibili. Erano forti e l’ambiente era caldo. Era quasi impossibile uscire da Torino senza le ossa rotte. All’Olimpico tutto diverso. Il 3-1 nell’anno dello Scudetto resta indimenticabile. Ma non fu l’unica grande partita giocata contro i bianconeri».

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