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Goldoni: «La Lazio è una squadra che mi ha fatta rinascere e mister Grassadonia ha sempre creduto in me»

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Goldoni, la calciatrice biancoceleste rilascia una curiosa intervista parlando del suo momento alla Lazio e non solo: ecco cos ha detto

In un intervista rilasciata su Youtube, la calciatrice della Lazio Women Eleonora Goldoni ha rilasciato alcune sue considerazioni parlando del suo periodo nella capitale e non solo. Ecco cos ha detto

PAROLE – Da piccolina ero incontenibile, avevo un fratello più grande che giocava. Tanti palloni giravano per casa e rompevano di tutto per la gioia di mamma. Il Cupido fu mio papà perché quando avevo cinque anni decise di portarmi con lui, tifoso dell’Inter. Andammo a Milano a San Siro e me lo ricordo come se fosse ieri. Ricordo ogni dettaglio: mi prese la maglietta di Bobo Vieri. Era Inter – Reggina. Di lì in poi ho lottato tanto, papà era d’accordo e mamma no, per andare a fare il primo allenamento con la squadra del paese che era solo di maschietti. All’età di 7 anni ho iniziato

SOPRANNOME – “Mi chiama Leo perché da piccola avevamo una ragazzina che ci faceva da babysitter che si chiamava Eleonora e tutti la chiamavano “Leo” e da lì hanno iniziato a chiamarmi così”. 

GUANTO DEL PORTIERE – “Ho il guanto del portiere nell’armadietto perché in Como – Lazio, Cetinja è stata espulsa e avevamo finito i cambi. Chi va e chi non va, tutti hanno detto “Leo vai tu” perché si ricordavano che in una partitella avevo giocato in porta. Ho preso la sua maglia e i suoi guanti e sono andata in porta, tempo due secondi e avevo preso un gol. 8’ finali di assedio, un’esperienza fighissima mista a incubo ma siamo riuscite a portare a casa la vittoria”. 

MOVIMENTO CALCIO FEMMINILE – “Rispetto a qualche anno fa è stato un momento di grande crescita esponenziale, siamo in un momento positivo. La Nazionale si è qualificata al prossimo Europeo, in livello in Serie A e in Serie B è cresciuto notevolmente. C’è stato anche il primo album Panini femminile. È un grande passo, ma c’è ancora strada da fare per livellarci con i nostri colleghi maschi. Ho giocato con ragazze che hanno dato il via al professionismo, ma non hanno avuto la fortuna di poterlo vivere. Vivo giocando con ragazze giovanissime che non conoscono quello che è stato, sono in un periodo transitorio tra quello che è stato e quello che sono e ne sono orgogliosa”.

ALBUM PANINI Album Panini? Devo metabolizzare ancora. C’è fervore intorno all’album e anche nello spogliatoio ci scambiamo le figurine. Come reagisco agli insulti? I primi anni è stata una novità, l’approccio è sempre forte perché ti chiedi come fai a pensare e a scrivere un’idea del genere. A oggi c’ho fatto la corazza, non mi tocca più perché so quello che do e come vivo il calcio, la professionalità che ho. Le altre persone purtroppo non le controlliamo, agiscono così perché hanno insicurezze e vedono in me e in noi qualcosa che non sono riuscite e fare. Oltre che a accettare e a provare ad aiutarle, non si può fare altro

ALLENAMENTO allenamento è fondamentale, tutta la giornata ruota attorno all’attenzione e alla cura per il dettaglio: fisico e alimentazione. Ho un team che ho costruito personalmente con nutrizionista e personal trainer, mental coach e allenatore di tecnica individuale. Non rimpiango l’anoressia, ma ringrazio di aver vissuto quel momento di sofferenza perché mi ha reso una persona diversa e mi ha dato la possibilità di aiutare altre persone con lo stesso problema. Avendolo vissuto e sapendo cosa sono i pensieri e le emozioni che provi, è una potenzialità per aiutare gli altri. Quello che ho imparato è che la vera bellezza non è fuori, ma è nell’anima

USA – Stati Uniti esperienza pazzesca, quattro anni di college folli. È proprio un “American dream”, ero una bambina e molto timida. Sono partita dopo la maturità. Ho deciso di andare in Tennessee perché in quel college c’erano due ragazze italiane che non conoscevo e essendo insicura mi avrebbero aiutato. Lì lo sport è parte integrante del percorso accademico, i professori sono i primi a essere presenti alle partite del studenti atleti e ti vengono incontro per l’organizzazione degli esami e del percorso di studi. Come nei film

LAZIO E GRASSADONIA –La panchina non mi piace molto, la nostra è bella ma meglio stare in campo. La Lazio è un club che mi ha fatto rinascere, un percorso particolare. Ho deciso di fare questo passo indietro, tornando a giocare in Serie B, per poi farne dieci avanti visto che siamo in A. Grassadonia ha creduto e deciso di valutare solo ciò che accadeva in campo. Negli anni precedenti sono successe esperienze o situazioni spiacevoli che mettevano in campo aspetti extra calcistici e non meritocratici. Lui è un grandissimo allenatore, estremamente competente che ha saputo mettere in luce le mie caratteristiche nel mio ruolo. A me piace tantissimo questo ruolo, quello di mezzala prettamente d’inserimento

COMPAGNE – La più caciarona? Simonetti, Oliviero e Piemonte. La più rosicona? Siamo in tante, Le Bihan, Simonetti, Martinovic, mi ci metto anche io. Siamo competitive

NAZIONALE – Il mio percorso è particolare, sei anni fa al mio ultimo anno di college Bertolini aveva iniziato a convocarmi in Nazionale maggiore e ricordo i viaggi dall’America per raggiungere la squadra. Con loro ho avuto l’onore di fare il percorso verso il Mondiale del 2019, nel ritiro pre Mondiale mi sono infortunata. Da lì in poi non ho più indossato la maglia ed è stato doloroso. Sono passati sei anni e quest’anno dopo le prime sei partite è arrivata la convocazione, è stato devastante

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