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Gregucci: “Una finale Lazio-Alessandria? Non riuscirei a rimanere dentro lo stadio”

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Un sogno bellissimo quello che sta vivendo l‘Alessandria di mister Gregucci in Coppa Italia. Per la prima volta la squadra piemontese ha raggiunto una semifinale battendo prima il Genoa e poi lo Spezia rimontando anche lo svantaggio iniziale. Adesso l’ostacolo per entrare nella storia si chiama Milan. Il tecnico è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio per parlare non solo dell’impresa della sua squadra ma anche della gara tra Lazio e Juventus di questa sera: “Con l’Alessandria ci siamo guadagnati sul campo la partita con il Milan. In questa manifestazione abbiamo fatto bene. Siamo l’anatroccolo brutto, che tutti vorrebbero prendere ma poi non riescono. Il merito è della squadra e di chi lavora con me. Una squadra di terza divisione eguaglia una di Serie A, salire così e avere la possibilità di avvicinarsi all’Europa è una cosa bellissima. Io voglio stare con i piedi per terra, fare il nostro campionato nel miglior modo possibile e poi vedremo. Lazio-Alessandria, finale di Coppa Italia? Io esco, e vado a farmi una passeggiata fuori, Roma è una città così bella, non ce la farei a restare dentro lo stadio”.  Sulla situazione del calcio italiano:Secondo me, il sistema calcio italiano è da rinnovare o riformare. Partendo dalle persone, cercando di informare bene, ci sono avvenimenti incresciosi a qualsiasi livello. I genitori pagano per far giocare i figli in determinate squadre, non c’è più educazione al gioco del calcio e allo sport, ogni tanto si vedono allenatori della Primavera che allenano prime squadre. Se i ragazzi non hanno più nulla, se i ragazzi a 20 anni non hanno dei formatori è tutto inutile, poi vanno allo sbando. Stiamo andando indietro. Ma questi sono miei pensieri, e proseguo per la mia strada. Certo, io vivevo anche un altro tipo di calcio. Telecamere una in Serie B, due in Serie A e tre al Mondiale. In campo, da difensore, sapevo quale fosse il mio uomo e quello dovevo tenere. Il martedì mi davano una foto e mi dicevano: ‘questo devi seguire’ e lo facevo. Il nostro compito era sopprimere sportivamente l’attaccante, era diverso anche il regolamento, i palloni pesavano quasi 6kg di più. In casa giocavamo con l’Adidas, andavi a Firenze giocavi con un altro pallone, c’era differenza, i palloni erano tutti diversi. Avevamo una scuola difensori”. Sulla gara di stasera: “Tornando ai giorni nostri, la Juventus ad inizio stagione ricercava più la personalità persa che il valore tecnico. La Lazio ha avuto la possibilità in Supercoppa di battere i bianconeri, una chances sprecata, dobbiamo ripartire da lì. La Juventus è una squadra cinica che fa pesare in campo la sua personalità. Ci sono giocatori che conoscono la vittoria e fanno pesare la personalità. Un certo tipo di partite te la fa vincere la personalità. Sono i più forti nel nostro panorama calcistico, ma hanno uno spirito diverso: sono sempre affamati, entrano in campo con un’altra faccia. Devi fargli trovare un osso duro, grinta in campo e determinazione”.

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