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Lazio, parla Grigioni: «Esperienza indimenticabile, sui portieri che ho allenato…»

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Adalberto Grigioni, storico preparatore dei portieri della Lazio, ha parlato dell’addio al club biancoceleste dopo 18 anni

Intervenuto a Radiosei, Adalberto Grigioni, ex preparatore dei portieri della Lazio, ha parlato così del suo addio al club biancoceleste:

Io me l’aspettavo e non me l’aspettavo. Mi è dispiaciuto perché avrei voluto fare la Champions League, l’ultima che ho fatto è stata con Inzaghi dopo la pandemia. Il presidente mi ha detto che non mi rinnovava il contratto, mi ha accennato qualcosa anche Fabiani. Ho resettato tutto completamente. La Lazio è stata un’esperienza unica‘. 18 anni, 870 partite. Una vita, mi ha fatto crescere come professionista e come uomo. Sono ultra felice di aver avuto questa esperienza e di averla fatta con la Lazio. Per me la Lazio è particolare, dà sensazioni speciali sia dall’interno sia all’esterno con i tifosi. Mi sono subito integrato appena arrivato nel 2005 con Delio Rossi. Quale allenatore mi ha lasciato di più? Tutti mi hanno dato qualcosa. Delio per la grande cultura del lavoro, Ballardini abbiamo vinto la Supercoppa a Pechino. Reja grande esperienza, un altro passettino per la mia crescita. Petkovic un po’ freddo, ma abbiamo vinto la Coppa Italia. Pioli umanamente è molto sensibile. Sarri penso che sia quello che stia un attimo sopra a tutti come allenatore in campo. Fa crescere le sue squadre e i suoi giocatori. Rapporto personale? Io ho stretto un rapporto professionale con tutti, fuori dal campo non li ho frequentati molto. Io ho un grande ricordo di tutti perché mi hanno dato qualcosa e mi sono trovato sempre bene con tutti, mai un litigio mai uno screzio.

PORTIERI – A livello tecnico mi ha colpito Peruzzi. Quando sono arrivato io era più da mantenerlo. È stato il migliore, non solo nella Lazio. In senso assoluto. La sfida è stata Muslera, un impatto terribile. Ho fatto l’allenatore papà. Questa è stata la sfida più impegnativa sotto certi aspetti che si è rivelata la più semplice perché aveva tanta determinazione. Si allenava molto bene e recepiva tutto quello che gli veniva dato. Carrizo? Aveva un pedigree diverso. A differenza di Nando non si è calato nel nostro modo di giocare, è stato presuntuoso con sé stesso. Ha fatto male con noi e anche in Spagna. Si è ripreso quando è tornato, aveva capito che il nostro lavoro poteva aiutarlo tantissimo. Strakosha? Se tu lavori su un portiere che ha una base di talento importante, cresce in modo esponenziale. Se lo costruisci, è normale che un vuoto lo abbia. Ha avuto alti e bassi, il suo carattere non l’ha aiutato. Poteva essere un modo per sopperire alle mancanze

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