Guendouzi si RACCONTA: «Perché ho scelto la Lazio e il rapporto con Tudor, vi dico TUTTO»
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Guendouzi si RACCONTA: «Perché ho scelto la Lazio e il rapporto con Tudor, vi dico TUTTO»

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Guendouzi si RACCONTA: «Perché ho scelto la Lazio e il rapporto con Tudor, vi dico TUTTO». Le parole del centrocampista biancoceleste

Il centrocampista della Lazio Mattéo Guendouzi ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del portale francese CARRÉ. Queste le sue parole:

TRASFERIMENTO ALLA LAZIO – «Perché ho deciso di lasciare l’OM? La domanda dovrebbe essere: perché ho deciso di firmare per la Lazio? Il mio trasferimento era legato al fatto che io ero venuto per uno stile di gioco con Sampaoli, che era davvero adatto a me e con cui avrei potuto rendere al meglio in campo, per aiutare la squadra e mostrare tutte le mie qualità. Ho avuto l’opportunità di andare alla Lazio con un grandissimo allenatore (Sarri, ndr.). Si trattava di un grande club italiano che giocava la Champions League. È stata una scelta ponderata, sono felice alla Lazio e sono molto soddisfatto».

SARRI E CHAMPIONS LEAGUE – «Sapevo che mi volevano. Mi hanno mostrato davvero un forte interesse. Mentre parlavo con loro, ho fatto alcune ricerche e ho capito che fosse una buona scelta. Il fatto che giocassero in Champions League e con un grandissimo allenatore come Sarri mi ha fatto venire ancora più voglia di andare alla Lazio».

TUDOR – «I problemi con Tudor al Marsiglia? Avevo un rapporto così forte con Sampaoli che per me è stato difficile cambiare allenatore. Mi sono adattato bene all’inizio, ho dato il massimo. Ma è difficile passare da un estremo all’altro. Si passa dal calcio di possesso al calcio di transizione, con un pressing molto alto e molta intensità. Tutto quello su cui hai lavorato per un anno va in malora per ricominciare con un nuovo progetto di gioco. Bisognava adattarsi in fretta. È stato faticoso mentalmente perché in allenamento non facevamo le cose che ci piacevano di più. Non è stato facile. Però abbiamo messo al primo posto l’aspetto professionale. Tutti abbiamo dato il massimo per realizzare l’idea di gioco dell’allenatore. Abbiamo dato tutto in campo. A fine stagione eravamo un po’ stanchi e non tenevamo più il passo mentalmente. Passare da uno stile di gioco a un altro nel giro di pochi mesi è stato davvero molto difficile».

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