I 20 anni di Cataldi e il sogno chiamato Lazio - Lazio News 24
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2014

I 20 anni di Cataldi e il sogno chiamato Lazio

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Il 6 agosto di due anni fa, quando Danilo Cataldi festeggiò la maggiore età, aveva da poco firmato il suo primo contratto da professionista, ma non si era mai allenato con la prima squadra. Il 6 agosto di un anno fa, invece, aveva già fatto diversi passi in avanti: aveva appena vinto uno scudetto Primavera (con doppietta in finale) ed era a Fiuggi, in ritiro con la Lazio, e proprio il 6 agosto gli dissero di fare le valigie e andare a Crotone. La famiglia era lì per fargli spegnere le candeline, invece se lo portò via come accade nei centri estivi e fece il viaggio con lui. Danilo è lontano da casa anche oggi, 6 agosto, giorno del 20° compleanno: papà Francesco e mamma Patrizia hanno già pensato al regalo, Danilo forse lo scoprirà leggendo il giornale. «Abbiamo comprato un trolley, gli serve. Viaggerà…». Con la Lazio addosso, proprio come ha fatto in questo mese, dalle Dolomiti alla Germania, dove Pioli (che continua a vederlo regista, soluzione che potrebbe aprirgli la strada) ha capito che questo ragazzo cresciuto in una casa di 50 metri quadrati e con il mito di Roger Federer può fargli tanto comodo. Come riporta La Gazzetta Dello Sport, non naviga nell’oro, la famiglia Cataldi: il papà, che ha nove fratelli, è originario di Missanello, provincia di Potenza, si alza tutte le mattine alle 4, da 30 anni. Trasporta bibite a bar e ristoranti: «E continuerò a farlo, nonostante chi mi incontra mi ricordi che ho un figlio calciatore». Assieme alla moglie, casalinga (era lei che accompagnava il figlio dalla casa in zona Tomba di Nerone agli allenamenti), ha seguito Danilo ovunque. Ed è forse per ricompensare mamma e papà delle migliaia di chilometri macinate, che Danilo con i primi soldi guadagnati con il calcio, non ha comprato un’auto, ma due. Una 500 per lui, una Clio per papà, che si è commosso. «Sono uno che piange spesso, ma non me ne vergogno», confessa Francesco, che da quando Danilo è in Germania lo ha sentito una volta sola. «È stanco, ma felice». Al ritorno da Marienfeld, probabilmente aiuterà Danilo a cercare casa: «L’esperienza a Crotone lo ha fatto diventare un uomo, capisco che abbia bisogno dei suoi spazi». La famiglia Cataldi viveva in quattro, ora i genitori «rischiano» di restare soli: la sorella maggiore, Debora, vive e lavora a Milano. Proprio dove Danilo potrebbe esordire in Serie A. «L’anno scorso non riuscii ad andare a Crotone per la prima di campionato, stavolta saremo tutti a San Siro, cascasse il mondo…». E pensare che, quando Danilo decise di tornare all’Ottavia per giocare il campionato Giovanissimi Regionali perché nei Nazionali della Lazio non ci sarebbe stato spazio, si pensò che il sogno era finito ancor prima di cominciare. «Ma io arriverò in Nazionale», ripeteva Danilo. «Io intanto vorrei insegnarti a fare il barista», rispondeva Francesco, con il calcio nel dna, speranzoso che le cose potessero andare diversamente, ma da genitore, attento anche ad altre cose che non sono il pallone. «Così, quando lo andai a prendere alla stazione Termini al rientro dalla prima convocazione in Nazionale, ripensai a quella frase». Chissà se ci arriverà, a quella maggiore, intanto si è preso la Lazio: «Quando vado in giro per Roma Nord, mi fermano anche i romanisti: “Guarda te se per colpa di Danilo mi tocca vedere la Lazio”». Oggi, i romanisti amici di Cataldi non penseranno al derby, ma solo a fargli gli auguri.

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