2014
I senatori azzurri contro Lotito: “E questo che cosa ci fa qui?”. Il presidente: “Entro dove voglio!”
«E questo che cosa ci fa qui?». Questo sarebbe Claudio Lotito. La frase parte da dentro lo spogliatoio dell’Italia, nella pancia del San Nicola, dopo la partita con l’Olanda. Uno la dice, altri si accodano. Più di un giocatore della Nazionale è seccato per la presenza del presidente della Lazio. A cominciare dai senatori. Che si lamentano e ne parlano tra loro. Lo fanno presente anche a qualche dirigente della vecchia guardia. Daniele De Rossi, il capitano della notte di Bari, si guarda attorno e vede più di un compagno perplesso. Il centrocampista della Roma è tra i più scocciati. Non capisce l’intrusione. Come gli altri big Buffon e Chiellini. Se lo ritrovano ovunque. Ingombrante. In ritiro, in albergo. E il giorno prima, durante l’allenamento di rifinitura, addirittura in campo. In panchina con il presidente federale Carlo Tavecchio e a colloquio con il presidente del Bari Gianluca Paparesta prima della lunga abbuffata «tra amici» al ristorante Bella Bari, presente pure Antonio Matarrese, ex numero uno della Figc.
BATTUTE E MUGUGNI – Lotito, la sera di mercoledì, a tavola dà spettacolo. Protagonista assoluto fino a tarda notte. Anche nel pomeriggio, però, si prende la vetrina. Mentre l’Italia si allena sotto il diluvio, il presidente biancoceleste finisce nel mirino dei fotografi vestito d’azzurro. Scatti e flash. Anche perché indossa la giacca della tuta della Nazionale, con la scritta Italia in bianco. Dal campo un calciatore si chiede: «Ma che gioca la Lazio?». Ridono in pochi. Ma tutti lo puntano con lo sguardo e si accorgono che lui è sempre vicino a Tavecchio, seguito e coccolato dalla mattina alla sera. Consigliato e accompagnato durante ogni intervista.
GELOSIE E REGOLAMENTI – «Tutta invidia» sospira il presidente della Federcalcio. Lotito, però, si difende da solo. «Io non capisco che cosa vogliono e soprattutto che cosa dicono. Parlano senza sapere. Io posso entrare dove voglio. Me lo consente il mio ruolo di consigliere federale» avverte il presidente della Lazio. Che è infastidito dalle polemiche sulla sua presenza, giovedì sera, nella zona antistante gli spogliatoi e il pomeriggio prima in panchina al San Nicola durante la rifinitura. «Posso accedere in tutte le zone dello stadio. Io come tutti gli altri consiglieri. Siamo in ventuno. Se vogliono venire, nessuno può impedire loro di entrare. Io, comunque, non sono andato nella stanza dell’Italia».
VISITA A HIDDINK – La precisazione ci sta tutta. Lotito racconta: «Io ero lì perché dovevo vedere De Vrij. Mio figlio gli aveva telefonato prima della partita perché voleva la maglia dell’Olanda. Sono andata a ritirarla nello spogliatoio. La volete vedere? Ce l’ho nel trolley». Accontentato il diciottenne Enrico, papà Claudio si porta a Roma il suo trofeo. In aereo, di ritorno da Bari, non nasconde la tuta dell’Italia indossata sotto la pioggia di mercoledì pomeriggio. Non è in valigia, ma appoggiata sul sedile accanto insieme con i quotidiani da leggere.
PARAGONE SCOMODO – «Insomma non capisco dove sta il problema. Io sono pure nel comitato di presidenza. Siamo in cinque: Tavecchio e il vicario Beretta di diritto, gli altri tre eletti. Io, Mambelli e Ulivieri. Chi chiacchiera, farebbe bene a informarsi. Mi hanno votato all’unanimità, non mi ci sono messo da solo… Ma che vogliono da me? Parlano senza sapere. E quante ne dicono» continua Lotito. Che scoppia a ridere quando si ricorsa di essere stato battezzato anche come il nuovo Moggi. «Non sanno di che cosa parlano. Perché lui non aveva alcun incarico e quindi la sua presenza era fuori luogo. Lui era solo dirigente della Juve. Io invece posso. Da consigliere, appunto». Si diverte, chiamando in causa la politica. «È come se impedissero al ministro Alfano di partecipare a una manifestazione istituzionale. Che ne so, a vedere l’esibizione delle Frecce Tricolori…».
CLUB INDISPETTITI – «Chiedete che cosa dice Conte di me. Lotito è una forza della natura. Lo ripete a tutti. Dai chiedete…». Il presidente della Lazio ci tiene a farlo sapere. Perché tanti non riescono a capire come mai il ct, così geloso del gruppo, accetti la presenza di Lotito in ogni luogo. Di sicuro le società non gradiscono l’intrusione. E vorrebbero fare qualcosa per bloccare il laziale che in via Allegri, al quinto piano, si è preso pure l’ufficio del vicepresidente uscente Albertini. La Juve è già in azione. E ne discuteranno anche il Torino, la Roma e la Fiorentina. «Ma che vogliono?». Lotito si sente in regola.