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I soprannomi rimasti nella storia
Quest’anno la Lazio ha festeggiato ben 120 anni di storia. Abbiamo passato più di un secolo insieme, tra gioie e dolori, vittorie e momenti indimenticabili.
Tanti i giocatori delle Aquile rimasti nella storia del calcio e nei cuori dei tifosi. Di tanti ricordiamo ancora oggi i soprannomi più fantasiosi.
In molte discipline sportive e nei più disparati campi della competizione vige l’usanza di dare dei soprannomi a tutti quei personaggi, che più di altri, sono capaci di distinguersi in una sfida. Questa consuetudine è molto comune nel mondo del poker, e non solo. Il giornalismo sportivo ricorre continuamente a questo tipo di espressioni. L’usanza di dare soprannomi ai calciatori si è molto diffusa soprattutto nel Sud America, nei paesi di lingua spagnola o portoghese. La cosa però ha preso da subito molto piede anche qui in Italia e diversi telecronisti si sono sbizzarriti nel dare nomignoli che sono rimasti negli annali del calcio. Andiamo a vederne alcuni dei più fortunati, ma senza alcuna pretesa di completezza, perché la lista sarebbe veramente lunga.
Partiamo da Ermes Muccinelli, noto anche come “La freccia d’oro”, attaccante che con la maglia biancoceleste ha vinto la Coppa Italia del 1958.
Passiamo poi a Tommaso Maestrelli, ancora oggi ricordato con il nome di “Maestro”, soprannome riportato anche nell’inno ufficiale della squadra “Vola Lazio, vola”. L’indimenticabile allenatore ha portato la Lazio a vincere il suo primo scudetto nella stagione 1973-1974. Con le sue 34 presenze, resta l’allenatore con il maggior numero di presenze nelle coppe nazionali sulla panchina biancoceleste, un maestro di nome e di fatto. Purtroppo, il ricordo della sua triste e prematura dipartita ci rattrista ancora oggi.
In quello stesso periodo ricordiamo anche Franco Nanni, detto anche “Bombardino” per i suoi tiri da fuori area. La potenza dei suoi tiri si è rivelata decisiva più di una volta, in particolare in un derby del 1972, quando tirò il celebre “scaldabagno di Franco Nanni”.
L’ex portiere argentino Albano Benjamín Bizzarri il 26 maggio del 2013 ha vinto la Coppa Italia 2012-2013 battendo in finale la Roma per 1-0. A lui sono toccati i soprannomi spagnoli di “El Joven arquero” (il giovane portiere), “El pichón” (il piccione) o “El flaco” (il magro). Dello stesso periodo ricordiamo anche Lorik Cana, centrocampista albanese, combattivo al punto da guadagnarsi il meritato soprannome di “Guerriero“.
Álvaro Rafael González Luengo, centrocampista uruguaiano che ha giocato nella Lazio dal 2010 al 2015, viene ricordato anche come “El Tata” (ovvero il Saggio) per via della sua voce profonda e impostata, caratteristica che lo contraddistingue sin dalla prima giovinezza.
Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima, noto anche come Hernanes è rimasto celebre come “il Profeta”. Il soprannome portoghese “O Profeta” gli è stato affibbiato da Leifert Tiago, noto presentatore di una tv brasiliana. Questo era rimasto particolarmente colpito dal fatto che Hernanes, durante le interviste, fosse sempre solito citare a memoria qualche versetto biblico.
Luis Alberto Romero Alconchel, più semplicemente Luis Alberto, vanta una lunga serie di soprannomi. “El toque” (il tocco), “Il mago”, “Il prestigiatore”, “L’illusionista”. Ricorrendo a un’espressione sciistica, qualcuno è arrivato addirittura a definirlo “Lo slalomista di gigante”.
Le telecronache hanno regalato negli anni molti soprannomi brillanti e azzeccatissimi. Guido De Angelis ha ribattezzato Cristian Daniel Ledesma “Patagonia Express”, Giuseppe Biava “Flavio Bucci”, Libor Kozák “Scarponi della guerra”, Abdoulay Konko “Bubù”. Il Profeta Hernanes per il lui è diventato più prosaicamente il “Ragazzo della prima comunione”, Antonio Candreva “Vota Antonio”, Senad Lulić “La locomotiva”, Federico Marchetti “Tarzan”
Certi soprannomi non spettano però solo ai giocatori. Lo sa bene Luciano Moggi, che durante la sua carriera di manager calcistico è stato appellato con decine di diversi nomi. In molti lo hanno chiamato “Lucky Luciano”, facendo riferimento al suo eminentissimo ruolo di potere. Meno noto era il soprannome “er Paletta”, conferitogli per via del suo passato da impiegato delle Ferrovie Italiane. Questo nomignolo è nato fondamentalmente da un equivoco. Si raccontava infatti che Luciano Moggi fosse un capostazione. In realtà, questo lavorava per le Ferrovie Italiane come capo-gestione. Non importa, il soprannome ha fatto storia, tanto che lo stesso Moggi ha spiegato l’origine di questo solo dopo molti anni.