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Il doppio ex Stroppa: «Milan e Lazio sullo stesso piano. Felipe Anderson è un fenomeno»
Ha vestito sia la maglia rossonera che la maglia biancoceleste negli anni novanta, oltre ad aver allenato il Pescara nel 2012, ultima avversaria della Lazio in campionato. Giovanni Stroppa è stato dunque interpellato dalla trasmissione radiofonica “Laziali on Air”, sugli 88.100 di Elleradio, per parlare della sfida di stasera nell’anticipo del turno infrasettimanale di Serie A tra il Milan di Vincenzo Montella e la Lazio di Simone Inzaghi.
Stasera sarà una partita importantissima per entrambe le squadre: “Al momento metto Milan e Lazio sullo stesso piano. Arrivano da due vittorie importanti dopo qualche passo falso, i segnali sono comunque di crescita. Il Milan ha ritrovato Bacca e un certo entusiasmo che vedo anche nella Lazio, che ha vinto una partita meritando contro il Pescara”.
La vittoria sul Pescara è sembrata a due facce. Un inizio difficoltoso e un finale arrembante, soprattutto nell’ultima mezz’ora, per la Lazio. “Secondo me l’episodio del rigore ha condizionato l’andamento della gara. Se Memushaj avesse fatto gol il copione del match poteva cambiare radicalmente. Poi in pochi minuti le qualità dei singoli della Lazio hanno fatto la differenza, basti pensare all’impatto che Keita ha avuto sul match. Inzaghi sta riuscendo a motivarlo e una volta entrato in campo è stato devastante”.
La difesa del Milan va attaccata con tre punte o sarà meglio utilizzare il 3-5-2 sacrificando proprio Keita dal primo minuto? “Beh, queste cose meglio lasciarle ad Inzaghi. Non entro nel merito, ma dico soltanto che rispetto all’anno scorso mi sembra che la Lazio abbia un’identità molto più precisa, capace di restare tale a prescindere dal sistema di gioco utilizzato”.
Felipe Anderson è in grado di risolvere una partita con una sola giocata, ma continua ad alternare alti e bassi: “Io penso senza mezzi termini che Anderson sia un fenomeno. E’ chiaro che ha avuto una flessione, ma la stagione vissuta l’anno del terzo posto è stata incredibile, devastante per qualità e costanza di rendimento. L’anno scorso ha avuto un calo che possiamo considerare anche fisiologico, è un giocatore che ha dei colpi nel suo repertorio veramente importanti, ma è chiaro che questi giocatori nel corso di una partita non sempre possono essere decisivi. Credo che stia vivendo una fase di maturazione, le sue qualità non si discutono e bisogna saperlo aspettare”.
Il Milan si appresta ad aprire un nuovo ciclo con una proprietà che raccoglierà l’incredibile eredità trentennale di Berlusconi. Montella è l’uomo giusto per questa nuova fase? “Gli allenatori precedenti hanno un po’ pagato le difficoltà societarie. Credo che ora al Milan serva un dirigente che faccia da punto di riferimento tra la squadra e la società. Montella ha qualità che vanno esaltate da una buona organizzazione societaria, che può fare la differenza”.
Il campionato ha già regalato qualche sorpresa, col Napoli che ha preso la testa della classifica staccando Juventus e Roma. Quali possono essere le gerarchie di questa stagione? “Per quanto riguarda il Napoli è vero che ha cambiato molto, ma credo che abbia potenziato al meglio la rosa, a partire dall’arrivo di Milik, ma anche grazie al proseguimento del lavoro già impostato nella scorsa stagione da Sarri. C’era un po’ di scetticismo in estate, ma mi sembra che la squadra abbia ben chiaro in testa cosa deve fare. Le altre dovranno avere costanza di rendimento, Juventus compresa anche se la reputo ancora la squadra di gran lunga più forte. Certo la Champions potrà portare via energie nervose, ma credo sia sempre un gradino sopra tutte”.
Da ex centrocampista, qual è il parere di Stroppa su Danilo Cataldi? Potrà essere questa la stagione della sua definitiva consacrazione, anche in ottica Nazionale maggiore? “Io glielo auguro perché ha tutto per diventare il futuro capitano della Lazio. Lo ammiro molto da quando giocava nella Primavera, può senz’altro diventare un punto di riferimento per la società”.
Realtà come il Sassuolo e il Pescara indicano come puntare sui giovani, anche italiani, può portare frutti importanti. “I giovani se sono di valore sanno ritagliarsi il loro spazio, ma io sono del parere che ogni squadra abbia bisogno di un’ossatura di veterani e di giocatori italiani che sanno vivere e capire l’ambiente. Si tratta di uno zoccolo duro che può aiutare anche i tifosi a trovare riferimenti e senso di appartenenza”.
In molto hanno accostato Immobile a Beppe Signori. L’attaccante ex Torino può ritagliarsi uno spazio importante nella storia della Lazio? “Credo proprio di sì, è un ragazzo che ha fame, che ha entusiasmo e trasmette passione, oltre ad avere qualità tecniche importanti. Penso che abbia dimostrato di saper giocare in coppia con un partner offensivo, come nel Torino al fianco di Cerci, ma anche in un tridente come faceva nel Pescara di Zeman, con due ali al suo fianco. In più è un valore aggiunto anche quando la squadra deve difendere, un particolare da ricordare sempre quando si parla di un giocatore duttile come Immobile”.