Immobile: «Non dimentico da dove sono partito e i sacrifici fatti. Con la Lazio ho un contratto a vita»
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Immobile: «Non dimentico da dove sono partito e i sacrifici fatti. Con la Lazio ho un contratto a vita»

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Immobile si è raccontato per le pagine de «Non è solo fatica, è amore» (Dario E. Viganò – Valerio A. Cassetta, edito da San Paolo Editore)

Sport e valori morali è un binomio che segna la carriera dei grandi campioni. Lealtà, riconoscenza, generosità, capacità di rialzarsi dopo ogni caduta, solidarietà sono solo alcuni dei tratti in comune tra coloro che si sono distinti nella varie discipline sportive. Personaggi che hanno esplorato i loro limiti di umani, prima ancora di festeggiare un traguardo.

«Non è solo fatica, è amore – I campioni dello sport tra passione e solidarietà» (Dario E. Viganò – Valerio A. Cassetta, edito da San Paolo Editore) è un libro che raccoglie le voci dei grandi protagonisti dello sport per condividerne non solo i frutti della propria fatica, ma la bellezza della propria capacità di amare.

Tra i tanti volti, non poteva mancare quello di Ciro Immobile: l’attaccante della Lazio si è infatti raccontato a cuore aperto, partendo dagli esordi. Di seguito un estratto delle sue parole:

FEELING CON IL GOL – «Quella per il calcio è una passione trasmessa da mio papà (Antonio, ndr), ma anche da tutta la mia famiglia, dai miei zii ai miei nonni, che in passato furono anche proprietari di un club amatoriale della nostra città (Torre Annunziata, ndr). Anche mio padre faceva l’attaccante nelle categorie di Eccellenza e Promozione, e ha sempre fatto tanti gol. Quando ero piccolo mi portava agli allenamenti e se toccavo il pallone qualcuno notava che ero bravino. Tanti suoi compagni gli dicevano: “Tuo figlio diventerà più forte di te”. Ma io ancora oggi gli dico: “Papà, quello più forte sei tu, facevi più gol». 

SACRIFICI FATTI – «La giornata era sempre la stessa: scuola al mattino, a pranzo un panino sulla Circumvesuviana e allenamento il pomeriggio. Se ho la sensazione di essermi perso qualcosa della mia infanzia o adolescenza? Quando vivi certi momenti non ci pensi, perché in fondo giochi a calcio, ti sbatti, ma lo fai per realizzare il sogno che hai nel cassetto.
Oggi ovviamente rifletto sul fatto che la mia vita è sempre stata impegno e programmazione, ma ammetto di non aver mai pensato: “Oggi salto gli allenamenti e esco con gli amici”. Il dovere per me è sempre venuto prima di tutto».

DA DOVE HA INIZIATO – «Sono ricordi belli che porto sempre dentro di me. È stato l’inizio, il principio. Non ci si dimentica mai da dove si è partiti. I miei nonni erano proprietari di una salumeria e lì davanti al negozio c’era una chiesa con una bella piazza. Ci ritrovavamo lì tutti a giocare. Facevamo le porte con le scarpe, le borse e tutto quello che capitava. Altri tempi, ma che tempi!».

TORRE ANNUNZIATA – «Mi ha formato come persona. È vero che sono andato via presto, ma essendo una realtà molto piccola conoscevo tutti. Conosco le vicende, la strada che hanno fatto i miei amici e concittadini… È una realtà molto importante per me, perché è stato l’inizio di tutto».

ZONA DIFFICILE – «È vero, è così. Non abitavo in una zona bellissima di Torre Annunziata. Vengo da una famiglia molto umile. Mi ricordo che sarebbe potuto succedere di tutto ogni giorno. È una realtà difficile, ma se tu hai la testa giusta e vai avanti per la tua strada, puoi percorrerla senza intoppi».

FAMIGLIA – «La mia famiglia è il fulcro di tutto, mi ha spronato, aiutato e dato una mano a rincorrere i miei sogni. Non finirò mai di ringraziarla. Se non hai una famiglia sana alle spalle con determinati valori, non arrivi a un certo livello». 

JESSICA – «È stato il classico colpo di fulmine. Anche lei (Jessica, ndr) viene da una famiglia simile alla mia. Padre postino, mamma cuoca. Una famiglia che mi è piaciuta da subito. Quando ho conosciuto Jessica, ho fiutato subito che sarebbe potuta diventare la donna della mia vita, quella che avrebbe vissuto per sempre al mio fianco. Per quello le dissi quella frase. Abbiamo gli stessi interessi e valori, e questo ci aiuta».

CONSIGLIO AI GIOVANI – «Prima dell’arrivo della pandemia, ogni anno andavo in una scuola calcio in Campania a raccontare la mia esperienza. I ragazzi spesso vengono spinti a fare qualcosa che è più grande di loro. E se sono sotto pressione non riescono a dare il 100%. È questo il limite più grande. Credo che ognuno abbia una strada tracciata.
Il mio consiglio è seguirla senza avere distrazioni. E se uno ha un sogno, lo deve seguire fino
alla fine, ovviamente aiutato e spronato nei momenti difficili dagli altri. Spingere qualcuno verso un qualcosa che non è la sua strada sarebbe un errore. Chi inizia a praticare questo
sport deve soprattutto divertirsi. Questo è il mio consiglio. Poi con un po’ di fortuna, se hai
la capacità ed è il tuo momento, l’occasione arriva per tutti». 

ROMA E LA LAZIO – «Appena uscito dalla Primavera della Juventus, ho passato degli anni un po’ tormentati da prestiti e comproprietà, con tanti cambi di città e squadre con cui ho fatto esperienza. Nel 2016 sono arrivato alla Lazio, ho trovato un club e un ambiente meraviglioso e ho firmato un contratto praticamente a vita. A Roma sto bene. Mi sento a casa».

 

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