Archivio
L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Immobile spegne le candeline e mette la firma su un romanzo lungo 117 anni
Una vittoria da Lazio, nella giornata della Lazio, quella precedente alla celebrazione dei 117 anni, riassunti alla perfezione in una sola partita. 95 minuti di agonia prima di abbattere il muro alzato da Festa e compagni. Il rischio della figuraccia era elevato, sembrava tutto sembrava, ma così non è stato.
Sofferta, sudata e meritata. La gara viene portata a casa grazie al gol di chi ne aveva più bisogno.
Liberazione, fame, rabbia. Ciro si è ripreso la Lazio e ora vuole portarla più in alto possibile.
ALTERNATIVE DI LIVELLO – Hoedt, Wallace e Bastos. Tre difensori di livello, alternati a seconda del tipo di gara che si va ad affrontare. Tolto de Vrij, una spanna sopra a tutti, gli altri, pur avendo caratteristiche diverse, si equivalgono. Inzaghi sapeva che il Crotone avrebbe adottato un pressing alto, allora meglio far giocare uno più valido tecnicamente, ecco allora che la scelta è ricaduta su Hoedt. L’olandese è l’unico in grado di far partire con facilità l’azione da dietro, essendo dotato di una tecnica riconosciuta a pochi altri difensori. Il posto sembrava essere di Wallace, ma di tanto in tanto, gli altri due riescono a trovare spazio (Hoedt non giocava da 7 partite). In quel settore di campo, rispetto agli anni passati, è stato fatto un notevole salto di qualità.
CE PIENS TU CIRÙ? – Sembrava essere stregata quella porta, anzi quelle porte. Tutte quelle incontrate nelle 7 partite precedenti. Portieri fenomeni per un giorno, pali, traverse, tutto ciò che per un attaccante rappresenta un incubo. L’incubo trasformato in sogno al minuto 90 di Lazio-Crotone. Sull’unico errore, sull’unica palla concessa dagli avversari, lui c’era. Ha spinto quel pallone in rete, con la rabbia di chi da troppo tempo non fa ciò per cui è nato. Le sue spalle preferite non c’erano, non sono arrivati molti cross da Luis Alberto e Lombardi, per questo spesso si è ritrovato fuori dall’area per conquistare qualche pallone. Al minuto 85 sembrava essere finito tutto, quando Festa gli nega per l’ennesima volta la gioia del gol, con un intervento prodigioso, ma niente paura, quando si ha addosso quella maglia, le soddisfazioni arrivano sempre, bisogna solo farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, e Ciro c’era. Dopo Miro è venuto Ciro. È napoletano, ma sembra laziale fino al midollo. In ogni partita è il primo a crederci e l’ultimo a mollare. Quest’anno pare aver trovato finalmente la sua dimensione, in una città che l’ha accolto come un idolo sin da subito. Ciro ha regalato alla Lazio un compleanno degno della sua storia, come se questi colori ce li avesse da sempre nel cuore. Ciro ha girato tanto e finalmente sembra aver trovato il luogo giusto dove rimanere “Immobile” per sempre.
CANTERA BIANCOCELESTE – Ci sono tanti diamanti nella gioielleria di Formello e da ieri, un altro è stato messo in vetrina. Strakosha, Prce, Murgia e Lombardi sono quelli che hanno esordito quest’anno a cui va a aggiunto Cataldi e… Rossi. Dopo aver incantato in Primavera, ecco l’opportunità attesa una vita. Un sogno trasformatosi in realtà, nel giorno in cui essere laziali è più bello. Inzaghi crede in lui e lo lancia nel momento più complicato della gara. «Tanto la vinciamo Alè» – con queste parole il mister lo carica e lo getta nella mischia. Pochi palloni toccato, sembrava spaesato, la poca lucidità però, lo porta a sporcare un pallone, quello più importante che termina poi sui piedi di Immobile. Nel recupero ha corso come un forsennato per proteggere il suo sogno, che ora lo obbliga a continuare su questa strada. Solo un suo gol avrebbe potuto rendere il suo esordio migliore, ma per quello c’è ancora tempo. Rossi ha ritrovato in prima squadra parecchi suoi ex compagni, che come lui stanno portando in alto i colori biancocelesti.
Tanti ragazzi con tanto cuore a protezione di una storia lunga 117 anni. Il loro sogno è anche quello dei tifosi, perché non c’è niente di più bello del vedere un ragazzo cresciuto con la Lazio nel cuore, che lotta fino alla fine per difendere la sua squadra. Difficile è arrivare, ancora di più lo è restare. Inzaghi vuole coltivare le sue creature fino a farli diventare punti di riferimento per questa società, questo però è un cammino lungo e tortuoso e per compierlo percorrerlo ci sarà tempo.
La Lazio ora è quarta in classifica con i suoi ragazzi e questo è il miglior regalo che potesse ricevere, chi da 117 anni riscalda milioni di cuori in tutto il mondo.