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Inzaghi alla Luiss: «Ringrazierò sempre Lotito! La Lazio ha bisogno di uno stadio, sulla Champions…»

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Le parole dell’allenatore della Lazio Simone Inzaghi

A margine dell’evento ‘VI corso da team manager’ organizzato dalla Luiss, è intervenuto anche l’allenatore della Lazio Simone Inzaghi«Io e mio fratello abbiamo avuto la famiglia che ha insistito affinché continuassimo a studiare, anche se era difficile a causa degli impegni sportivi. I miei genitori mi sono stati dietro fino al diploma, avrei voluto continuare ma non ci sono riuscito».

INIZIO CARRIERA – «Ho avuto delle difficoltà all’inizio della mia carriera, dai 18 ai 20 anni.  Questo perché in Primavera sei circondato da coetanei e pensi che tutto sia facile. Poi succede che sali di categoria, affronti il professionismo e devi confrontarti con gente di 30 anni. Ricordo sempre volentieri il mister Giuseppe Materazzi, che mi ha lanciato nella mia prima partita in Serie A con il Piacenza. Il destino ha voluto che fosse la Lazio la prima squadra che ho affrontato. Al termine di quel campionato feci 16 gol e la stessa Lazio mi acquistò»

INZAGHI ALLENATORE – «Ho avuto la fortuna di iniziare con i giovani, a livello Primavera hai la possibilità di poter sbagliare, anche se la mia intenzione era quella di portare in prima squadra più giocatori possibili. Poi ho avuto la possibilità di allenare in Serie A e per questo ringrazierò sempre la società e il presidente Lotito. In Italia abbiamo una grande scuola, quella di Coverciano. Noi ex giocatori a volte dopo una grande carriera diamo per scontate alcune nozioni, ma è sempre necessario studiare e aggiornarsi, cercare di migliorarsi. Da tutti gli allenatori che ho avuto ho cercato di apprendere. Da Materazzi, Eriksson, Zoff, Mancini, Delio Rossi. Ne ho avuti tanti e da tanti ho cercato di apprendere. Non dimentico Sampdoria, Atalanta, Novellino e Delineri. Da ognuno ho cercato di prendere quello che mi sembrava più giusto. Poi è chiaro che ogni allenatore abbia le proprie idee e che cerca di sviluppare. Io ho fatto così, cercando sempre di aggiornarmi E poi la grossa fortuna è di avere un gruppo di grandi professionisti come è capitato a me qui alla Lazio da 3 anni. Si cerca sempre di portare avanti un gruppo, ragazzi di età, religioni e mentalità diverse. Sono convinto che alla fine di una stagione è impossibile contare su 11-12 giocatori, ma 20-24. A volte bisogna fare delle scelte, e dobbiamo cercare di spigare e farci capire. Ho la fortuna di avere 9 persone nello staff che mi supportano e a volte mi sopportano. Il mestiere dell’allenatore a Roma è molto stressante, molte aspettative nella Lazio. Staff di 9 persone, più il team manager che è molto importante e che a volte sveglio anche di notte».

LA FORZA DELLA LAZIO – «Al di là di quello che si possa dire dell’allenatore c’è sempre una società. Ho la fortuna di lavorare in una grande società che cerca di mettermi a disposizione tutto ciò che chiedo. Siamo uno staff unito, da Lotito il proprietario del club, Tare, Peruzzi, De Martino. Siamo tutti uniti. Io sono l’allenatore, ma penso che dietro un grande allenatore o un grande successo, debba esserci una grande società. Sono d’accordo sul fatto che possa costruirsi una grande cantera come succede all’estero. Il primo passo è che ogni squadra debba avere il proprio stadio. Farebbe crescere introiti, io penso che ogni società debba avere il proprio stadio, deve essere un punto di riferimento dei tifosi»

OBIETTIVI – «Sappiamo che abbiamo grandi corazzate contro di noi. All’epoca quando andammo in Champions c’erano state problematiche per le squadre un po’ più blasonate, ebbero penalizzazioni ed altro. L’anno scorso siamo entrati in Champions per la differenza reti con l’Inter. Non deve essere un’ossessione e non lo sarà mai. Sappiamo da dove siamo partiti e abbiamo dimostrato in questi anni che tutto nel calcio sia possibile. Noi dobbiamo guardare i nostri obiettivi, sono tre anni che arriviamo almeno in semifinale di Coppa Italia. l’anno scorso cavalcata in Europa League. Riusciamo sempre ad arrivare in fondo a tutte le competizioni. A febbraio abbiamo avuto tanti problemi fisici senza i quali probabilmente saremmo ancora in Europa League. Ma abbiamo ancora altre partite, ai nostri tifosi abbiamo dato molte gioie, erano anni che non si vinceva un derby con 3 gol di scarto. Undici partite, l’obiettivo era arrivare a marzo aprile con tutto in gioco. L’Atalanta molto insidiosa e Torino forte quest’anno»

VAR – «Quello che dico è che probabilmente noi allenatori e addetti ai lavori ci dobbiamo abituar al Var.. Fermare il gioco toglie emozioni ai tifosi, allenatori e addetti ai lavori. Probabilmente c’è da migliorare, ma senz’altro può aiutare gli arbitri. A patto che gli arbitri rimangano tali. Noi allenatori ci stiamo abituando, ai gol esultiamo meno, bisogna tenere un po’ a freno le emozioni che nel calcio sono tante. Essendo in Europa, avendo fatto più di 25 partite a livello europeo dico che siamo fortunati, in Italia classe arbitrale molto preparata»

IL RAPPORTO CON PIPPO  – «Abbiamo un grande rapporto che ci lega. Da calciatore è stato un esempio, avere un fratello così mi ha aiutato. non ho mollato mai, nemmeno i primi anni durante le difficoltà. Vedere lui è sempre stato uno stimolo. Lui ha avuto due anni fantastici a Venezia, probabilmente è arrivato a Bologna in un momento dove inizialmente ha sofferto. Ma sono sicuro che ripartirà più forte di prima. è in giro ad aggiornarsi, è forte. Sono certo che lo rivedremo presto in panchina»

I GIORNALISTI – «Abbiamo tante radio, tante pressioni. Penso però che ho sempre rispettato i giornalisti, ognuno deve fare il proprio lavoro. Normale che a volte, non sembra, ma ascolto e cerco di tenermi informato. Mi dà fastidio se sento qualche critica gratuita, ma se costruttivi la tengo bene a mente. Credo sia una grande dote».

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