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Keita a 360°: «Il gol al Parma il mio preferito. Amo puntare l’uomo e saltarlo, se fossi un tifoso pagherei per vedere questo». E su Immobile e Anderson…
Un ritorno al passato, uno sguardo al futuro, ma senza dimenticare il presente. Keita Balde Diao si racconta ai microfoni di Lazio Style Channel: «Andai al Barcellona quando avevo 9 anni, nel posto migliore al mondo per crescere e imparare a giocare a calcio. Ricordo che una volta un anziano fermò mio padre dopo avermi visto giocare e gli consigliò di comprarmi delle scarpe nuove perché avrei fatto tanta strada. Alla fine aveva ragione. Il prestito al Cornella? Quel prestito in Spagna fu la chiave del mio futuro. Lì ho imparato a conoscere me stesso, lì nacque un nuovo Keita. Poi arrivai alla Lazio, vincere lo scudetto con la Primavera è stato emozionante, ci prendemmo quello che avevamo perso l’anno prima in finale contro l’Inter. Poco dopo cominciai ad allenarmi con i grandi, dimostrai di poter stare in una squadra del genere. Ederson e Gonzalez mi aiutarono a inserirmi nello spogliatoio».
Keita non dimentica l’esordio in prima squadra: «Ricordo il debutto, sognavo da tempo quel giorno, per realizzarlo ho fatto tanti sacrifici. Alla prima da titolare in campionato riuscii a segnare contro il Parma, quello resta uno dei miei gol preferiti. Il goal più bello? Forse quello realizzato al Napoli, ma mi piace molto un altro fatto al Verona». Poi svela un segreto: «Ho sempre ammirato i giocatori forti e di qualità come Ronaldinho, Eto’o e Messi, che osservavo da piccolo. Per questo amo puntare l’uomo e saltarlo nell’uno contro uno. Se fossi un tifoso pagherei per vedere questo…». Alla Lazio in pochi anni ha già avuto tanti allenatori…«Il mio primo tecnico qui è stato Bollini, mi ha insegnato ad avere fame, a non mollare mai e a mettere in campo la rabbia agonistica. Petkovic mi ha dato serenità, mi diceva di restare tranquillo. Reja era più simile a Bollini, che intanto era diventato il suo vice. Poi ho imparato da Pioli, mentre Inzaghi mi ricorda Petkovic: mi lascia libero di fare in campo quello che mi riesce meglio. La stagione di due anni fa? Con quel campionato riuscimmo a riportare entusiasmo allo stadio. Peccato che dopo non siamo riusciti a passare il turno in Champions. Segnai un gran gol contro il Leverkusen, fu una grande emozione, segnare in una competizione così è sempre bellissimo. I miei record con la Lazio? Ho scoperto soltanto di essere il giocatore più giovane della storia della Lazio ad aver giocato un derby da titolare. Ad aprile scorso, invece, ho raggiunto le 100 partite con la prima squadra. È un traguardo importante per un giocatore giovane come me».
Quest’anno la Lazio ha formato un grande tridente con Felipe Anderson, Immobile e Keita… «Mi trovo bene con loro, sono giocatori fenomenali e dei bravi ragazzi. In campo ci capiamo bene. Devo dire che non sono male neanche con la play station, però io sono molto più forte. Contro Ciro non ho ancora giocato, lo faccio integrare ancora un po’ prima di batterlo. Sennò poi si demoralizza (ride, ndr)…».